09 novembre 2009

Psicosi...


Stop per la fumatrice in vestaglia: fa paura ai vicini

Era solita uscire sulla porta di casa per fumare un paio di sigarette al calar della notte, tra una tazza di tè e un programma in televisione. Gladys Gajewski, 69 anni, di Cross Heath in Inghilterra, non avrebbe mai creduto che quell'innocua abitudine potesse rappresentare "un problema" per i suoi vicini. Eppure era proprio così: molto gentilmente, si è sentita dire che la sua "immagine nel buio, in vestaglia e camicia da notte" generava ansia nel vicinato. Con queste parole è stata invitata ad andare a fumare nel retro, o da qualsiasi altra parte in cui non arrecasse "disturbo alla comunità". La donna - hanno riferito alcuni parenti alla stampa inglese - ha reagito malissimo a queste lamentele. Dopo due anni dall'ultimo trasloco, iniziava ora ad abituarsi alla nuova casa

 Stop per la fumatrice in vestaglia: fa paura ai vicini

Articolo tratto da Repubblica.it

02 novembre 2009

Just Breathe



Si, lo so che ogni vita deve finire
E così come adesso ci sediamo insieme poi dobbiamo andare

Sono fortunato, posso contare sulle mie forze, alcuni possono contare sull’aiuto di qualcuno, altri non possono contare su nessuno

Resta con me
E respiriamo insieme

Le esperienze sono i miei peccati che non mi lasciano mai vincere
In ogni cosa, solo un altro essere umano si, non volgio soffrire, c’è tanto nel mondo
Per farmi sanguinare

Resta con me
Sei tutto quello che vedo

Ti ho detto che ho bisogno di te?
Ti ho detto che ti voglio?

Se non lo faccio adesso, sono un pazzo, vedrai
Nessuno lo sa più di me
Lo confesso

Mi domando ogni giorno
Quando guardo il tuo viso
Tutto ciò che mi hai dato
E niente di ciò che hai preso

Niente prenderesti
Ma tutto daresti

Ti ho detto che ho bisogno di te?
Ti ho detto che ti voglio?

Se non lo faccio adesso, sono un pazzo, vedrai
Nessuno lo sa più di me
Lo confesso
Niente prendi e tutto dai

Stringimi fino alla morte
Ci rivedremo nell’aldilà


12 ottobre 2009

Super Giovani


Il lancio centenario di Ruth
La signora Frith, australiana di cento anni, vince l’oro nel lancio del peso ai World Master Games

Cent
’anni suonati, fresca di medaglia d’oro. La signora in questione si chiama Ruth Frith, vive a Brisbane, nel Queensland, in Australia, e ieri ha battuto il record mondiale di lancio del peso nell’ambito dei World Master Games, piazzando la sfera metallica a 4.07 metri di distanza. La più anziana tra i partecipanti alla manifestazione sportiva in corso a Sydney, Ruth Frith è anche abile nel lancio del giavellotto e del martello; si allena cinque giorni alla settimana, sollevando regolarmente 35 chili di peso; non fuma, non beve e – curiosità – non mangia verdura: non le piace da quando è bambina, ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters. I World Master Games, giunti alla settima edizione, si svolgono ogni quattro anni e coinvolgono sportivi di età superiore ai 35 anni (25 anni per il nuoto). Rispetto alle Olimpiadi, radunano il doppio degli atleti. Questi Giochi non prevedono vincoli di qualificazione e di performance sportiva: una sorta di festa dello sport, insomma, a cui chiunque può partecipare (pagando la tassa di iscrizione). L’ottava edizione della manifestazione si svolgerà in Italia, a Torino. Sono previsti 50mila sportivi e appassionati provenienti da tutte le parti del mondo e oltre 350mila presenze, con ritorno economico e turistico per il Piemonte.

Articolo tratto da Corriere.it

Il "re" è nudo!


Quirinale: nessun patto su Lodo Alfano
Per la bocciatura della legge sull'immunità la Consulta si sarebbe ispirata alla sentenza sul caso Previti del 2005

Nessun patto sul Lodo Alfano o sulla Consulta. Così il Quirinale risponde a ricostruzioni pubblicate sul Giornale diretto da Vittorio Feltri («parti di testo del lodo Alfano furono scritte da un consigliere giuridico di Napolitano»). «È del tutto falsa l'affermazione che al Quirinale si siano "stipulati patti" su leggi la cui iniziativa, com'è noto, spetta al governo, e tanto meno sul superamento del vaglio di costituzionalità affidato alla Consulta» si legge nella nota diffusa dalla presidenza della Repubblica.
«Una volta rilevata, da parte del presidente della Repubblica, la palese incostituzionalità dell’emendamento "blocca processi" inserito in Senato nella legge di conversione del decreto 23 maggio 2008, il Consiglio dei Ministri - si legge nel comunicato - ritenne di adottare il disegno di legge Alfano in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato. Il presidente della Repubblica ne autorizzò la presentazione al Parlamento, e successivamente, dopo l’approvazione da parte delle Camere, promulgò la legge. Tale promulgazione, comunque motivata, non poteva in nessun modo costituire "garanzia" di giudizio favorevole della Corte in caso di ricorso». Dal Quirinale si sottolinea che «il rispetto dell’indipendenza della Corte Costituzionale e dei suoi giudici, doveroso per tutti, ha rappresentato una costante linea di condotta per qualsiasi presidente della Repubblica. La collaborazione tra gli uffici della presidenza e dei ministeri competenti - è la conclusione - è parte di una prassi da lungo tempo consolidata di semplice consultazione e leale cooperazione, che lascia intatta la netta distinzione dei ruoli e delle responsabilità».
Per quanto riguarda la sentenza sul Lodo Alfano, la Corte Costituzionale avrebbe individuato nella propria sentenza n. 451 del 2005 sul «caso Previti» una strada per stabilire un equilibrio tra le esigenze pubbliche da parte delle alte cariche dello Stato e quelle di un corretto svolgimento di un eventuale processo penale a loro carico. La notizia, trapelata in ambienti vicini alla Consulta (che affronterà l'argomento nella motivazione scritta), viene riportata dall'agenzia Ansa. In quella sentenza si stabilì che, nel caso un imputato sia anche componente di un ramo del Parlamento, il giudice ha «l'onere di programmare il calendario delle udienze in modo da evitare coincidenze con i giorni di riunione degli organi parlamentari».
Muovendo dalla sentenza di quattro anni fa il conflitto tra esigenze processuali ed extraprocessuali nel caso di alte cariche dello Stato potrebbe essere risolto senza violare il principio di uguaglianza: i processi a Berlusconi andrebbero avanti, ma i giudici avrebbero l'obbligo di fissare, d'intesa con il premier, un calendario delle udienze che tenga conto degli impegni istituzionali del presidente del Consiglio, in modo da evitare coincidente e non compromettere il diritto di difesa.

Articolo tratto da Corriere.it

Tutti comunisti in Italia, per fortuna che Silvio c'è...ahahahahahahah!

18 marzo 2009

Fuoco ai fucili proibiti

Le fiamme bruciano a Nairobi circa 2mila fucili illegali requisiti dall'esercito in diverse regioni del Paese

Immagine tratta da Corriere.it

No Condom!


Aids, il Papa: «I preservativi non combattono l'epidemia, ma aumentano i problemi»

L'epidemia di Aids «non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi aumentano i problemi»: è quanto ha affermato Benedetto XVI, durante il suo viaggio verso l'Africa. Il Papa ha indicato come unica strada efficace quella di un rinnovo spirituale e umano nella sessualità. Il Papa ha ricordato che la Chiesa cattolica fa tanto in Africa contro l'Aids. «È una tragedia che non si può superare solo con i soldi, non si può superare con la distribuzione di preservativi, che anzi aumentano i problemi». Serve invece, ha proseguito, un comportamento umano morale e corretto ed una grande attenzione verso i malati: «soffrire con i sofferenti». Per l'Africa, il Papa lancia anche un appello alla solidarietà internazionale perché non lasci sprofondare il continente sotto il peso della crisi economica. Benedetto XVI, parlando durante una conferenza stampa a bordo dell'aereo in viaggio verso la capitale del Camerun, ha però ribadito che il mondo della finanza e dell'economia devono ritrovare la centralità dell'etica. «Questa crisi economica - ha osservato - è il prodotto di un deficit dell'etica». Benedetto XVI ha anche annunciato che di questo parlerà nella sua prossima enciclica. «Era quasi pronta - ha rivelato - ma poi è intervenuta la recessione globale e abbiamo dovuto rilavorarci proprio per offrire un messaggio all'umanità in questa congiuntura».

Articolo tratto da L'Unità.it

D'accordo che i preservativi da soli non bastano perchè bisogna fare una campagna educativa contro l'Aids, ma dire che aggravano il problema mi sembra una cagata pazzesca!!!
Qualche preghiera in più risolverà tutti i problemi...che Dio ce la mandi buona!!!

17 marzo 2009

L'oblio (temporale) della crisi


Guinness anti-crisi, così la stout nutre la Celtic tiger

A Dublino e dintorni in molti sperano che almeno oggi San Patrizio faccia la grazia. E che nel giorno della sua festa il patrono aiuti l'Irlanda a dimenticare per qualche ora la crisi che ha reso la Celtic tiger di ieri un innocuo e spaventato animale alla ricerca di un luogo sicuro in cui aspettare che finisca la tempesta. In realtà la recessione imperante ha colpito anche il budget della festa più grande di tutto l'anno: la crisi c'è e la città di Dublino si è vista costretta a tagliare le spese per la gigantesca parata (che da qualche anno supera per spettacolarità e numero di figuranti anche quella di New York) dell'8% rispetto all'anno scorso; in ogni caso il copione verrà rispettato e a mezzogiorno in punto da Parnell square partirà l'interminabile serpentone che mezzo milione di spettatori - complici le previsioni di bel tempo - accompagnerà fino alla cattedrale di San Patrizio.
Chi alla crisi almeno finora sembra tenere testa è il biglietto da visita più conosciuto e apprezzatto d'Irlanda, la Guinness. La celebre stout inventata nel 1759 da Arthur Guinness quest'anno festeggia i suoi primi due secoli e mezzo, e come in omaggio al compleanno tondo tondo i suoi estimatori sparsi per tutto il mondo almeno per ora sembrano non voltargli le spalle. Anche in Irlanda, dove il crollo dei consumi è generalizzato: il secondo semestre del 2008 si è chiuso con una crescita delle vendite del 2%, e «anche nei primi mesi del 2009 stiamo mantenendo il trend», spiega Irene Sorohan, commercial manager della Guinness Storehouse di Dublino: «le vendite sono in lieve aumento e in controtendenza rispetto ai nostri competitor. Per questo negli ultimi mesi abbiamo sensibilmente incrementato la nostra quota di mercato». Di quanto non è dato saperlo, ma certo è che la Guinness - che nei Pub di Dublino è venduta in media a 4,50 euro alla pinta, contro i cinque euro e oltre delle lager più diffuse - ha dalla sua il prezzo oltre al blasone: la crisi è crisi, chi si beve cinque o sei pinte alla volta se sceglie la stout arriva a risparmiare anche 3 o 4 euro in una sera, che in un mese possono diventare 50.
Ma forse è fuori dall'Irlanda che il marchio Guinness si toglie le maggiori soddisfazioni. Dietro alla crescita del 7% delle vendite registrate nella seconda metà del 2008 ci sono le performance ottenute sul mercato asiatico (+18%) o africano (+25%), più che sufficienti a compensare il calo del 7% del mercato Usa. Per avere un'idea della popolarità a prova di recessione di cui gode questa miscela di orzo, luppolo e acqua rigorosamente prelevata dalle sorgenti dei monti di Wicklow (e non dal fiume Liffey, come vuole una maligna leggenda messa in giro dagli inglesi invidiosi) basta fare un giro nella Storehouse della capitale, aperta dieci anni fa a due passi dal birrificio di St. James gate, da cui ogni giorno vengono sfornate 3 milioni di pinte di Guinness. Risultato di una delle prime operazioni volute dalla multinazionale Diageo quando nel 1997 ha acquisito il marchio Guinness, il museo interattivo – realizzato al centro della storica brewery e costato 32 milioni di euro – anche quest'anno viaggia su cifre da record; soprattutto in questi giorni: sabato i visitatori sono stati 5.700, e con ogni probabilità i giorni di San Patrizio si chiuderanno ben oltre ai 13mila biglietti staccati l'anno scorso. Da tre anni il posto di marketing and sales manager è occupato da un'italiana sposata a un irlandese, Valentina Doorly, che snocciola soddisfatta cifre notevoli: «nel 2008 i turisti arrivati in Irlanda dall'Europa, Regno Unito escluso, sono cresciuti del 15%, ma noi abbiamo registrato un incremento del 47 per cento. Gli arrivi di italiani nel Paese sono diminuiti dell'11%, mentre da noi sono saliti del 25%, arrivando a una quota di penetrazione del 41%». In pratica, quasi un italiano su due che mette piede sull'isola non resiste al richiamo della storehouse, che oggi pomeriggio ospita un gigantesco party con 250 artisti: dei 13 milioni di pinte di Guinness che verranno bevute in onore di San Patrizio, una buona parte verra' consumata proprio qui.


Articolo tratto da IlSole24Ore.com

27 febbraio 2009

La caduta degli "dei"


Gascoigne, inferno e ritorno"Vi racconto il mio abisso"
L'ex campione inglese precipitato nell'alcol ha rivelato a Sun i momenti peggiori della sua vita: "Comincia con due bicchieri e non mi fermai più. Da eroe nazionale ero diventato uno da ospedale psichiatrico"

Un anno da fuori di testa totale, durante il quale ha fatto veramente di tutto: dal bere senza chiudere occhio per sei settimane di fila, a sniffare coca nei bagni di un nightclub; dall’accarezzare l’idea del suicidio, a trasformare i suoi finti pappagalli in amici immaginari. Insomma, gli ultimi dodici mesi di Paul Gascoigne sono stati una vera e propria discesa all’inferno, raccontata dallo stesso campione al Sun in un’intervista-verità in due puntate (la seconda verrà pubblicata domani e sarà dedicata all’ex moglie Sheryl che, parole sue, "lo ha dissanguato”).
"Ero precipitato in un abisso – dice Gazza – ma adesso il futuro mi appare davvero grandioso. Non posso dire che non berrò mai più, ma quello che posso dire è che non ho bevuto oggi e che spero di non bere domani”. Gascoigne è reduce dall’ennesimo periodo in clinica a disintossicarsi, ma questa volta il mese passato alla Sporting Chance Clinic di Tony Adams pare aver dato buoni risultati, chiudendo così un 2008 assolutamente orribile per l’ex stella di Tottenham e Lazio. Tutto cominciò dopo l’operazione all’anca del dicembre del 2007. In ospedale Gascoigne non toccò un goccio di alcool, ma non appena dimesso, solo nella sua casa di Jesmond, si attaccò alla bottiglia per vincere la solitudine e fu l’inizio della fine.
"Non ricordo esattamente quando e perché ripresi a bere dopo l’intervento, ricordo solo che era Natale e che avevo voglia di farmi un goccio. Cominciai con un paio di bicchieri di vino e non mi fermai praticamente più. Dopo una settimana, non ero più in grado di badare a me stesso, così mi spostai al Marriott Hotel di Gateshead, dove mi scolai di tutto, dal vino alle bottigliette di gin del minibar. Ed è stata in quell’occasione che è iniziata la mia dipendenza dalla Nintendo Wii: ci giocavo praticamente 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Non riuscivo a smettere e non dormivo né mangiavo, per non dover essere costretto a staccarmi anche solo per pochi minuti. Ero diventato imbattibile a bowling e sfidavo quelli dell’hotel. Anzi, arrivavo addirittura a chiamare il servizio in camera proprio per avere qualcuno contro cui giocare”. Dopo quattro settimane di quell’andazzo, lo staff del Marriott gli chiese di andarsene e Gazza si trasferì così al Malmaison, dove ricominciò esattamente come prima.
"Ero in una stanza diversa, ma i problemi erano sempre gli stessi. Bevevo come una spugna e giocavo con la console, ma iniziai anche a fare delle cose assolutamente incredibili, come telefonare a mio padre e dirgli di tenersi pronto perché saremmo andati al Madison Square Garden a giocare a scacchi contro Bush e Clinton. Ero in un mondo tutto mio, dal quale non volevo uscire. Ad un certo punto, ordinai due pappagallini-giocattolo, che ripetevano quello che dicevo e cominciai a pensare che fossero le due sole persone che volessero parlare con me. Così, presi a considerarli reali, tanto che una volta ordinai tre pinte di birra, una per me e una per ognuno di loro”. Anche la permanenza al Malmaison finì su richiesta del direttore dell’hotel, esasperato dai comportamenti da matto di Gascoigne che disturbavano gli altri clienti. Ma quando l’ex campione tentò di registrarsi all’Hilton, arrivarono i poliziotti che lo portarono di peso al Middleton St George Hospital, dove venne internato.
"Non riuscivo a crederci: da eroe nazionale ero diventato uno da ospedale psichiatrico. Non mi sono mai sentito così imbarazzato e pieno di vergogna come in quel momento”. Anzi, no. In un’altra occasione Gazza provò vergogna di sé. Fu quando sniffò qualche striscia di cocaina nel bagno di un locale. "Subito dopo averlo fatto, mi sentii così deluso di me stesso da farmi quasi schifo. Non so cosa sperassi di ottenere, ma so che comunque non funzionò, anzi mi fece stare ancora peggio. Rimpiango di averlo fatto, ma l’unico modo per superarlo è quello di ammetterlo. So di aver deluso la mia famiglia, gli amici e i miei tifosi, ma sono comunque orgoglioso di averlo confessato e mi piace pensare che ormai è passato e che non lo rifarò mai più”. Dopo 12 giorni nell’ospedale psichiatrico, a Gascoigne venne concesso di stare a casa del padre John a Gateshead, dove però non rimase molto.
A maggio venne, infatti, trovato addormentato nella vasca da bagno del "Millenium Hotel” di Londra e venne salvato dai poliziotti. Gazza negò i propositi suicidi, ma finì internato una seconda volta e la famiglia decise di mandarlo alla Priory. E, almeno inizialmente, la cosa parve funzionare: lui sembrava in ripresa e tentò persino di riconciliarsi con la ex moglie Sheryl, ma in estate proprio un violento litigio con la donna fece precipitare di nuovo le cose e Gascoigne se ne andò in tour con gli Iron Maiden. Ma era in condizioni talmente penose (soffriva di perdite di memoria quotidiane) che gli stessi membri della band si spaventarono e fecero in modo di rispedirlo a casa, dove però i suoi stessi familiari si rifiutarono di accoglierlo.
Anche la successiva fuga in Portogallo si trasformò in un disastro: Gazza restò chiuso in albergo per 18 giorni senza toccare alcool, ma una volta uscito si attaccò alla bottiglia per 48 ore di fila, collassando in un bar e finendo nuovamente in ospedale. Tornato in Inghilterra, la famiglia decise per il ricovero in una clinica specializzata nel Gloucestershire, dove l’ex stella della Nazionale inglese ha seguito un pioneristico programma di disintossicazione, prima di essere trasferito alla Sporting Chance di Adams per l’ultimo atto della rinascita. Ora Gascoigne è sobrio da tre mesi e sta cercando casa, ma l’inferno che ha passato non lo dimenticherà mai più. "Quando ho visto le sbarre dell’ospedale psichiatrico, è stato un vero colpo al cuore. Non voglio più rivivere una cosa del genere e so che per riuscirci dovrò combattere questa sfida ogni giorno per il resto della mia vita”.

Articolo tratto da Gazzetta.it

26 febbraio 2009

Rally di beneficienza


Il rally degli studenti

Una delle Renault R4 impegnate nella 12esima edizione del "4L trophy", un rally sulle piste del deserto marocchino riservato a equipaggi europei composti da soli studenti. La finalità della gara è quella di raccogliere fondi per la scolarizzazione di 5000 bambini del paese africano nel quale si svolge la competizione.

Articolo tratto da Corriere.it

"Meglio far gola che pena"


Grasso è bello in Mauritania
Le nuove generazioni però si oppongono al leblouh, la pratica dell’ingrassamento delle donne


Grasso è bello. Per lo meno in Mauritania, nelle zone rurali, è ancora così. Le nuove generazioni però si oppongono alla pratica tradizionale dell’ingrassamento, scrive il sito web Magharebia.com. La pratica del leblouh di origine arabo-berbera consiste nel far mangiare enormi quantità di cibo, se necessario a forza, alle bambine e alle ragazze, spesso prima del matrimonio, in quanto l’obesità è tradizionalmente considerata segno di bellezza. Essere grassi significa anche essere in salute e ricchi. Una ragazza magra non solo rischia di restare senza marito, ma è anche «una vergogna per la famiglia in alcuni paesi, specialmente nelle zone più remote», ha spiegato un’insegnante locale.
Una generazione fa, un terzo delle donne del paese veniva «messo all’ingrasso», ma oggi accade a una su dieci, secondo il governo della Mauritania, che ha lanciato diverse campagne contro questa pratica. Magherebeia.com cita uno studio di un’associazione locale secondo il quale accade all’80% delle ragazze nelle aree rurali e solo al 10% nelle città, ma con lo spostamento verso le zone urbane, è diventato più comune anche lì. «Ho praticato il leblouh con mia figlia Leila quando aveva 10 anni, perché volevo che si sposasse e avesse bambini al più presto», ha detto una donna di nome Khadija a Magharebia.com. «È la stessa cosa che mia madre, Dio la protegga, fece con me».
Le ragazze si oppongono per varie ragioni. «L’epoca delle tende e della vita nel deserto è passata», dice Fatimetou, una studentessa 22enne. «Siamo nell’era della globalizzazione, e il fenomeno del leblouh ha perso significato, deve scomparire». Mariem, un’altra studentessa, è più preoccupata dalle conseguenze dell’obesità per la salute. «Ci sono così tante donne che non possono uscire di casa perché pesano troppo». Ospedali e cliniche private ne ricevono molte con problemi legati all’obesità. Anche i ragazzi più giovani, in città almeno, hanno gusti diversi. «Vogliamo mogli magre», ha detto Yusuf, un negoziante di 19 anni, alla Bbc. «Ma ad alcuni piacciono grasse».
Soprattutto nelle campagne, inoltre, l’ingrassamento si accompagna a matrimoni precoci. «Sono stata costretta a sposarmi a 14 anni», racconta Vayza. «Mi sento così triste quando vedo le mie amiche con corpi snelli che frequentano le superiori». A volte le famiglie pagano ingrassatrici professioniste, per assicurarsi che il peso delle figlie aumenti. «Mi picchiava quando non riuscivo più a mangiare e quando stavo per vomitare», racconta Hoda, che aveva allora 8 anni. «Mi faceva bene cinque litri di latte da un enorme contenitore. Era come se il mio stomaco ogni volta stesse per esplodere». Selma racconta che aumentò rapidamente di peso, arrivando a 80 chili all’età di 15 anni.
«Faccio mangiare loro molti datteri, moltissimo couscous e altri cibi grassi», ha raccontato Fatematou, una voluminosa sessantenne, alla Bbc. Dirige una «fattoria dell’ingrasso» nella città di Atar, nel nord desertico. «Le faccio mangiare, mangiare e mangiare e poi bere tantissima acqua per tutta la mattina e poi possono riposarsi. Si ricomincia di pomeriggio. Facciamo così tre volte al giorno, mattina pomeriggio e sera». A volte le bambine «piangono e urlano», ha confermato, ma «si abituano alla fine». Arrivano a pesare tra i 60 e i 100 chili. «Ho visto partorire ragazze di 10 anni. Dieci anni! Quando sono grasse e belle, possono servire bene i loro mariti».


Articolo tratto da Corriere.it

25 febbraio 2009

L'utopia del "Web semantico"

Deep Web, dove non arriva nemmeno Google

C'è un mondo oltre Google. Questo è poco ma sicuro. Solo che oggi ha un nome: Deep Web, la rete profonda, quella dove anche il motore di ricerca più potente del mondo non riesce ad arrivare. Per quanto possa risultare difficile da credere, oltre i trilioni di pagine web indicizzate dall'algoritmo di Mountain View c'è un oceano di siti, indirizzi web, informazioni che aspettano solo di essere catalogati e portati in superficie. L'attesa è legata non tanto a un difetto dei tradizionali motori di ricerca quanto a una caratteristica intrinseca di internet. Per trovare i contenuti in rete si utilizzano dei software ragno, (web crawler in gergo tecnico). Si tratta di programmi-segugio che saltabeccano di collegamento in collegamento (hyperlink) in modo automatico senza una guida acquisendo una copia testuale di tutti i documenti visitati allo scopo di inserirla in un indice di un motore di ricerca. Questi strumenti si sono rivelati inefficaci a scovare le risorse del Deep Web in quanto non sono in grado di interrogare per esempio un database di una pagina dinamica dato il numero infinito di termini che si potrebbero ricercare. In sostanza, riescono a sclafire solo la superficie, non vanno per usare una metafora oltre la seconda domanda, ovvero non eseguono percorsi all'interno di più data base. Secondo Brightt, società statunitense specializzata nell'indicizzazione di contenuti dinamci, questo difetto avrebbe permesso agli attuali motori di catalogare poco meno dell'1% dei contenuti presenti su internet. Ecco perché stanno nascendo nuovi software per aggredire il Deep Web. Come ad esempio, scrive il New York Times, Kosmix , una start up nata per scavare laddove non c'è un collegamento ipertestuale. File Pdf, contenitori audio-video, banche dati ad accesso ristretto sono contenuti finora inaccessibile ai tradizionali ragni. A questo va aggiunto il fatto che il crawler è tutto sommato stupido. Non ragiona come un essere un umano e non risponde a domande. Con gli attuali motori si inserisce una parola e il ragno scova tutti i contenuti che contengono o sono collegati a quel termine. In altri termini, le attuali tecnologie di ricerca non possono rispondere alle interrogazioni complesse come la domanda: «Qual è il dottore migliore, vicino casa mia, in grado di curare una determinata malattia». Ecco perché da oltre cinque anni il Web semantico resta una delle grandi promesse non mantenute della rete. Rendere internet un ambiente capace di fornire risposte evolute resta la sfida sottesa al censimento del Deep Web.

Articolo tratto da Corriere.it

"Supereroi"


Gb: boom dei guanti da Wolverine, nuova arma per le gang giovanili
Sequestrati diversi pacchi comprati via web, contenenti gli artigli d'acciaio che imitano quelli dello X-Men

Il coltello non basta più. Ora il nemico non va solo colpito, ma anche terrorizzato. Le bande giovanili britanniche, stanche delle normali armi da taglio, vogliono gli affilati artigli nello stile del supereroe degli X-Men, Wolverine, per farsi rispettare. Il tabloid britannico «Sun» riferisce che la polizia britannica ha intercettato diversi pacchi provenienti dagli Stati Uniti contenenti guanti che riproducono la mano dell'eroe degli X-Men: tre lame d'acciaio e un teschio di metallo all'altezza del polso, che fa impallidire qualsiasi arma da taglio di vecchia generazione.
L'ultimo pacco, trovato all'aeroporto di Coventry, era diretto a Peckham, a sud di Londra. Nel pacco, due guanti, per il valore di 40 sterline l'uno. «Con questo guanto attaccato al tuo braccio, non ci saranno più dubbi su chi comanda - si legge nella descrizione del prodotto sul sito americano che lo vende - perfetto per sventrare i nemici». Non è nuova l'emergenza armi da taglio soprattutto a Londra, dove l'anno scorso sono stati accoltellati 28 ragazzi, ma sembra che i normali coltelli siano ormai superati e i ragazzi vogliano provare qualcosa di più pericoloso. La scoperta mette in allerta la polizia. «Non si dovrebbe permettere che per le strade del nostro Paese girino armi così», ha detto al Sun Richard Taylor, padre di un ragazzo accoltellato da una banda a Peckham nel 2000.

Articolo tratto da Corriere.it

24 febbraio 2009

Come trovare una "specie in via d'estinzione"


Osama "specie in via d'estinzione"ecco la "tana" del superfuggitivo
Sulla rivista del Mit la ricerca di un autorevole professore Usa: con i criteri applicatialle migrazioni ha individuato un villaggio del Pakistan. Ed è subito polemica

Come trovare Osama bin Laden, il ricercato numero uno al mondo ? Se l'è chiesto a lungo George W. Bush, negli anni della sua guerra al terrore, e ora che il problema sembra passato in secondo piano, a causa della recessione, ecco arrivare una risposta sorprendente: con il ragionamento scientifico e una tecnologia a disposizione di tutti come Google Earth. A sostenerlo è il professore di Geografia dell'Università della South California Thomas Gillespie. Nella sua ricerca pubblicata sull'International Review del Massachusetts Institute of Technology, ha applicato al capo di Al Qaeda le stesse teorie di biogeografia usate per identificare la posizione nel tempo e nello spazio delle specie animali in pericolo di estinzione: si valuta il luogo dell'ultimo avvistamento e poi si applica la teoria secondo cui, più ci si allontana nello spazio da quel posto, più diventa improbabile trovare condizioni favorevoli alla sopravvivenza, che nel caso degli esseri umani equivale a dire persone che hanno lo stesso credo religioso, parlano la stessa lingua, e così via. Per dare risposta a "una delle domande politiche più importanti del nostro tempo", Gillespie ha incrociato vari dati, valutandoli sotto il profilo globale, regionale e locale: non solo l'ultima posizione certa del fuggitivo, ovvero Tora Bora, ma anche il fatto che ha bisogno di dialisi, ha bisogno di soffitti alti data la sua imponente statura e si contorna di numerose guardie del corpo che necessitano di stanze dove soggiornare. Tramite l'analisi delle foto satellitari e delle notizie di intelligence di dominio pubblico, il professore ha quindi individuato con un lungo ragionamento il paesino pakistano di Parachinar, a una ventina di chilometri dall'Afghanistan, come il luogo in cui consiglia a Cia ed Fbi di andare a cercarlo. Ancor meglio, nello studio si individuano tre edifici che potrebbero fungere dal nascondiglio: due strutture residenziali e quella che sembra essere una prigione.Il clamore generato dalla ricerca ha fatto piovere addosso a Gillespie numerose critiche di chi ha fatto notare l'inopportunità di pubblicarne i risultati sul web, facilitando l'eventuale fuga di Osama, nel caso fossero veri. Ma anche e soprattutto di chi la mette in dubbio, come il professore della Ryerson University Murtaza Haider, di origini pachistane: con una lettera pubblicata dalla stessa International Review, ha fatto notare come difficilmente un sunnita come bin Laden cercherebbe nascondiglio nell'unica città a maggioranza sciita della regione tribale del Pakistan. Tuttavia riconosce quella carenza di intelligence nella zona da parte del governo Usa, stimolo che forse ha spinto Gillespie ad azzardare la soluzione, usando ragionamenti sì raffinati, ma anche una tecnologia ormai alla portata di tutti grazie a Google Earth. L'aspetto più interessante della ricerca sembra essere proprio una delle riflessioni fatte in conclusione: si è detto per molto tempo che bin Laden si nasconderebbe in una grotta, ma questo tipo di soluzione, spiega Gillespie, richiederebbe comunque un approvvigionamento continuo di viveri, medicine e altri beni, facilmente individuabile con la miriade di occhi elettronici in orbita nello spazio. Considerata la potenza dei satelliti spia americani, se bin Laden fosse veramente in una grotta, non lo avrebbero già stanato?


Articolo tratto da Corriere.it

23 febbraio 2009

I delinquenti ringraziano


Ronda su ronda

L’esordio delle temibili ronde padane a Padova è andato al di là di ogni più rosea (anzi verde) previsione. Alcune decine di siori e siore in menopausa, pittorescamente addobbati da Carnevale della sicurezza e scortati da alcuni parlamentari di Lega e An a favore di telecamera, si sono mobilitati con aria minacciosa contro il crimine che notoriamente dilaga e altrettanto notoriamente suole passeggiare nel dopocena a volto scoperto per le strade e le piazze delle grandi città. Purtroppo l’altra sera, la sera della «prima», nessuno stupratore, rapinatore, borseggiatore, topo d’appartamento s’è fatto scovare e ammanettare dall’invincibile armata. Forse erano in ferie, o in pausa settimanale, o più probabilmente han preferito agire di nascosto, lontano da occhi e telecamere indiscreti. Magari svaligiando la villetta di un rondista, profittando della momentanea assenza del padrone di casa impegnato nella ronda. In compenso la pattuglia dei tutori dell’ordine privatizzato s’è imbattuta nella sua parodia speculare: la «Rondinella rossa» di Rifondazione comunista, anch’essa molto variopinta grazie alle maschere e ai cappellini del Carnevale tradizionale. Rondisti e controrondisti sono subito venuti alle mani: spintoni, insulti, qualche uovo marchiato col «Sole delle Alpi» padano. Fortuna che c’era la Digos, presente in forze a far da cuscinetto fra gli opposti rondismi per evitare guai peggiori. È la prova che le ronde servono: quando scendono in strada, la polizia deve dedicarsi a loro anziché ai delinquenti. Che ringraziano sentitamente il governo della sicurezza. La loro.

Articolo tratto da L'Unità.it

Dare più risorse alle forze dell'ordine (che magari sono anche addestrate per compiere il lavoro) no?!