26 luglio 2007

Il Comandante Diavolo


AMEDEO GUILLET


Amedeo Guillet detto Comandante Diavolo è un militare e diplomatico italiano.
Nato a Piacenza nel 1909 da una nobile famiglia piemontese, diplomatosi all'Accademia Militare di Modena nel 1930 inizia la sua carriera come ufficiale di cavalleria nel Regio Esercito Italiano che lo porta a combattere nella Guerra civile spagnola, in Libia e nell'Africa Orientale Italiana. Dopo l'8 Settembre resta fedele al Re e viene distaccato al Servizio Informazioni Militari. Al termine delle ostilità intraprende la carriera diplomatica sino al suo ritiro nel 1975.

STORIA MILITARE
Nel 1935 partecipa con un gruppo di cavalieri libici, gli spahis, alla conquista dell'Etiopia. Successivamente partecipa volontariamente nella Guerra di Spagna. Comandante di una compagnia di arditi della divisione "Fiamme Nere" gli viene successivamente affidata una compagnia di truppe coloniali marocchine. Dopo un breve periodo in Italia in convalescenza, nel 1937 viene mandato in Libia al comando dei VII squadrone Savari.
Nel 1938, promosso tenente dei "Cavalieri del Monferrato" è inviato nel Corno d'Africa dove partecipa alle prime azioni del XIV gruppo in Amhara.

Nel 1939 si trova nella regione di Dougur Dubà per combattere per conto del governo coloniale italiano la guerriglia che imperversava in quella regione. Raggiunta la postazione cerca di forzare il nemico ad uno scontro in campo aperto. In una occasione, durante una carica, il suo cavallo viene colpito ed ucciso. Immediatamente Guillet ordina al suo attendente di dargliene un altro. Quando anche questo viene colpito, trovandosi appiedato, si mette ai comandi di una mitragliatrice e spara agli ultimi ribelli rimasti sul campo di battaglia. Per questa azione di "eroismo a di sprezzo del pericolo" gli viene conferita la Medaglia d'Argento al Valor Militare dalle autorità italiane e nominato "Comandante Diavolo" dai soldati indigeni. Nel 1940 gli viene assegnato l'incarico di formare il "Gruppo Bande a Cavallo dell'Amhara" composto da circa 1500 soldati.
Formato da ascari eritrei. Si distinse per il modo gentile (per l'epoca) con cui venivano trattate le popolazioni locali e la fedeltà dei soldati al proprio comandante.


COMANDANTE DIAVOLO
Alla fine del 1940 la situazione per le truppe italiane era assai difficile a causa dell'isolamento dalla madrepatria. Al comando di Amedeo d'Aosta il grosso delle forze fu ben presto confinato nella regione di Amba Alagi, in particolare nei pressi di Cherù. A Guillet venne assegnato il compito di ritardare l'avanzata alleata con azioni di guerriglia nel settore nord-occidentale della regione. Tra tutte le battaglie del periodo quella più importante è forse quella della fine di Gennaio 1941 a Cherù quando ai comandi di Amedeo Guillet il Gruppo Bande a Cavallo armato di sole spade, pistole e bombe a mano caricò una colonna di carri armati inglesi . Dopo essere passati illesi tra le sbalordite truppe inglesi, gli italiani tornano sui loro passi per ricaricare. Questo dà tempo agli alleati di riorganizzarsi e di sparare ad alzo zero verso i cavalieri di nuovo alla carica. Le truppe di Guillet pagano un alto prezzo per questa battaglia: 800 tra morti e feriti. In meno di due anni le forze italiane vengono costrette alla resa, ma Guillet continua a contrapporre agli inglesi operazioni di sabotaggio e di guerriglia.

RITORNO IN ITALIA
Dopo numerose avventure, fra le quali l'aver lavorato come venditore d'acqua in un mercato eritreo di Massaua e l'aver rischiato di morire nel deserto, finalmente Guillet riesce a raggiungere lo Yemen dove, dopo essere inizialmente imprigionato come sospetta spia inglese, diventa poi istruttore delle guardie a cavallo dell'Imam. Poco prima dell'Armistizio nonostante l'opposizione della famiglia reale yemenita si imbarca in incognito su una nave della croce rossa che reimpatria i civili italiani. Appena arrivato in Italia, il 3 settembre 1943, domanda denaro, uomini ed armi per continuare la battaglia nel Corno d'Africa contro gli Alleati. Ma i tempi sono cambiati, promosso Maggiore per meriti di guerra è assegnato al Servizio Informazioni Militari ed impiegato in missioni ad alto rischio nell'Italia occupata. Durante una di queste si occupa anche di salvare l'archivio dell'Africa Italiana.
Per una di queste azioni gli viene conferita l'onorificienza di cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia.

DOPO GUERRA
Alla fine delle ostilità e dopo la sconfitta della monarchia e la vittoria della Repubblica nel Referendum del 1946, Guillet esprime ad Umberto II la volontà di lasciare l'Italia. Ma il re lo persuade a continuare a servire il proprio paese, qualunque governo fosse in carica. Amedeo Guillet entra allora nel corpo diplomatico e rappresenta l'Italia in Egitto, Yemen, Giordania, Marocco sino a raggiungere il grado di ambasciatore in India, carica che manterrà sino al suo ritiro nel 1975. Il 4 novembre del 2000 il presidente Carlo Azeglio Ciampi nomina Amedeo Guillet Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Militare d'Italia.

Biografia tratta da Wikipedia.it

Che storia, sembra un romanzo!
Se volete vedere la sua storia andate su La Storia siamo noi

25 luglio 2007

Una "Gazza" sull'isola


Gascoigne, futuro da star
all'Isola dei Famosi inglese

Secondo il Daily Star, "Gazza" avrebbe risolto i suoi problemi di alcolismo e sarebbe in pole position per partecipare al reality "I’m a Celebrity (Get Me Out of There)". Se dovesse rifiutare, tra i candidati a sostituirlo c'è anche l'ex attaccante Stan Collymore

Paul Gascoigne potrebbe diventare una delle star di "I’m a Celebrity (Get Me Out of There)", una sorta di "Isola dei Famosi" inglese, dove al posto del mare c’è la giungla e un gruppo di persone variamente famose devono viverci in condizioni semi-proibitive. Lo sostiene il tabloid Daily Star. Quello dell’ex calciatore sarebbe il primo nome sulla lista delle "possibili celebrità" della 7ª edizione del reality, in onda in autunno. L’idea è dei due presentatori Ant and Dec (al secolo, Anthony McPartlin e Decan Donnelly), che starebbero spingendo Gazza ad accettare l’offerta (comprensiva di un rimborso spese di 25mila sterline – poco più di 37mila euro) che potrebbe rappresentare davvero un nuovo inizio per lui, dopo le recenti traversie, anche fisiche. Dal canto suo, l’ex stella del calcio inglese si è detta "molto tentata" dalla proposta, che sta prendendo "seriamente in considerazione".
"Ogni anno, la produzione prepara una lista di celebrità – ha spiegato una fonte del programma al tabloid – valutando quelli che potrebbero essere i concorrenti migliori. E Gascoigne è il primo dell’elenco. Lui sarebbe un concorrente fantastico per lo show di quest’anno e la sua eventuale partecipazione potrebbe dare nuovo slancio anche alla sua carriera e farlo tornare nel cuore della gente. Ant e Dec, che erano suoi fan scatenati ai tempi del Newcastle, impazzirebbero all’idea di vederlo nella giungla, a lottare insieme agli altri.
Comunque, visto che Gascoigne arriva da un momento personale molto difficile, dev’essere solo lui a decidere se se la sente di affrontare questa esperienza".
Lo scorso 28 maggio Gazza è stato operato d’urgenza per un’ulcera perforante e da allora sostiene di aver chiuso per sempre con la bottiglia. Stando al tabloid, nel caso in cui Gascoigne dovesse rifiutare, i produttori del reality avrebbero già pensato ad alcune possibili alternative, fra cui l’altro “bad boy” del calcio inglese Stan Collymore, famoso sul finire degli anni Novanta per la sua burrascosa relazione con Ulrika Jonsson, ex amante di Sven Goran Eriksson.

Articolo tratto da Gazzetta.it


Con tutta l'ammirazione che posso avere avuto per il giocatore, adesso posso dire che è proprio caduto in basso...per me è peggio ora all''isola rispetto all'alcoolizzato che è sempre stato!

23 luglio 2007

Che vergogna!


Salva due bimbi e annega, dai genitori neppure un grazie

Jesolo, bosniaco si tuffa con un marocchino e muore nel fiume Il padre e la madre dei bambini ritracciati dopo dagli agenti di polizia

È annegato, risucchiato dalla corrente alla foce del Piave. Portato chissà dove dall'acqua del fiume che in quel punto, a Cortellazzo (Jesolo), incontra il mare. Ieri mattina attorno alle 12, è scomparso in un attimo Dragan Cigan di 31 anni, cittadino bosniaco, manovale a San Martino di Lupari - in provincia di Padova -, che poco prima si era tuffato in mare assieme ad un altro extracomunitario marocchino H. R. di 35 anni, per soccorrere due fratellini di sette e dieci anni , arrivati al mare con mamma e papà da Roncade (Treviso), che stavano per annegare. Alla fine i bimbi se la sono cavata, mentre Dragan non ce l'ha fatta. Ha lottato con tutte le sue forze ma un'onda se l'è portato via e non è più riuscito a guadagnare terra.
Il marocchino che con lui si era tuffato è riuscito a raggiungere la riva, tirato su a braccia dagli altri bagnanti che nel frattempo si erano mobilitati per dare una mano. A quanto pare però, non i genitori dei bimbi che non appena hanno riabbracciato i figli, se ne sono andati suscitando l'indignazione degli altri bagnanti. Hanno lasciato la spiaggia senza aspettare l'esito delle ricerche dell'uomo che ha salvato i loro figli. Senza curarsi della disperazione della sorella e degli altri familiari di Dragan, che in Bosnia aveva una moglie e due figli di 4 e 9 anni. Una coppia di Vittorio Veneto è f
uori di sé per quanto ha visto: "Ci siamo vergognati di essere italiani quando abbiamo visto i genitori dei bimbi di Roncade salvati andarsene senza neppure avvicinarsi a confortare i familiari dell'uomo annegato e senza ringraziare quel marocchino". E aggiungono: "Non credevamo ai nostri occhi. Un comportamento inqualificabile".
E pensare che Dragan e H. R. non appena hanno visto i bimbi in difficoltà, senza conoscersi, senza parlare la stessa lingua, non hanno perso un momento. E' bastato uno sguardo d'intesa e si sono buttati in acqua. In quel momento la spiaggia era affollata di bagnanti, ma solo loro si sono tuffati nel disperato tentativo di trarre in salvo i bimbi. La corrente in quel punto è fortissima, i due giovani hanno speso tutte le energie per cercare di salvarli. La riva era lì a due passi, ma sembrava irraggiungibile. Intanto a terra montava l'angoscia. All'apprensione per i due fratellini si aggiungeva l'ansia per Dragan che non ce la faceva più a lottare contro la corrente. Zurica la sorella del manovale bosniaco iniziava a urlare disperata. Con lei c'erano il marito e il figlio. Sono stati minuti drammatici con la famiglia di Roncade che nel frattempo si allontanava. Poco dopo è stata rintracciata dalla polizia di Jesolo che l'ha accompagnata in commissariato per ricostruire la vicenda.


Articolo tratto da Repubblica.it

20 luglio 2007

Sport o società?


L'email-spia: "Guardate quel fondo..." Crolla l'impianto difensivo McLaren
Nel primo gp 2007 Stepney avvertì Coughlan: gli inglesi fecero reclamo. La prova decisiva nel computer del tecnico dei rivali della Ferrari.

"Stavolta la McLaren non la salva nemmeno il dottor House". Scherzavano così, ieri sera, tra Modena e Maranello nel commentare gli ultimi sviluppi di questa interminabile spy story della Formula Uno. E in effetti, le cose sembrano mettersi sempre peggio per il team anglo tedesco, i cui avvocati il prossimo 26 luglio a Parigi dovranno esibirsi in peripezie logiche di non poco conto per evitare l'inevitabile: ovvero "la profezia del Times" secondo la quale la condanna per scuderia e piloti è praticamente inevitabile.
Dopo il ritrovamento, in casa del capo progettista della McLaren, al secolo Mike Coughlan, del dossier Ferrari (una sorta di manuale su come fabbricare e perfezionare in casa una Rossa, versione 2007), dopo le ammissioni dello stesso capo progettista (che ha raccontato di aver parlato di quel dossier con i vertici della scuderia), dopo l'apertura di una inchiesta da parte della Federazione internazionale dell'automobilismo contro la McLaren, dopo tutto questo arriva ora il colpo di grazia. Un colpo di grazia, raccontato dal settimanale Autosport, che ha l'aspetto innocuo e familiare di una email, "confidential", inviata al solito Coughlan (era nel suo pc) da un altro dei protagonisti di questa estate rovente di segreti, bugie e pedinamenti: il meccanico Ferrari, Nigel Stepney.
Siamo a fine marzo e il mondo della Formula Uno è terrorizzato. Perché le Ferrari, al loro debutto sul circuito di Melbourne, sono andate benissimo. Raikkonen ha vinto e le prestazioni delle macchine sono state ottime anche in prova. Ma all'improvviso, nella cartella di posta in arrivo, sull'outlook di Coughlan arriva il messaggio che potrebbe cambiare la stagione: "Perché non date un'occhiata al nuovo fondo piatto mobile della Ferrari? Magari è irregolare...", chiede, anzi suggerisce, il tecnico del Cavallino. Il fondo piatto "mobile" era una delle grandi novità della Ferrari del 2007.
Pochi giorni dopo l'arrivo di quella email, prima del Gp in Malesia, la McLaren chiederà alla Fia un "chiarimento" sulla regolamentazione con particolare riferimento proprio al "fondo piatto"; una sorta di avvertimento, in risposta al quale la Ferrari, prudentemente, tornerà ad utilizzare il vecchio fondo, quello "non mobile".
Cosa sia successo dopo l'arrivo della mail, se sia stato cioè proprio Coughlan a girare l'informazione ai vertici del proprio team, non è dato sapersi con certezza. Ma certo difficilmente i membri del consiglio mondiale che dovranno decidere sul comportamento della McLaren ignoreranno la coincidenza. Alle coincidenze, in Formula Uno, generalmente ci si crede poco. A questa, poi, che è stata già fatta notare nel "capo di imputazione" che la Fia ha contestato alla McLaren, ancora meno.
Oltre ad anticipare di alcuni mesi l'inizio dello spionaggio industriale, la questione dell'email, se confermata, appare particolarmente pesante perché incenerisce in un colpo solo i due principali argomenti che erano alla base della strategia difensiva elaborata da Ron Dennis e soci. I legali anglo tedeschi davanti alla corte vorrebbero infatti riuscire ad affermare che mai e poi mai alcun dato acquisito dall'"uomo accusato dalla Ferrari" (è il modo sprezzante con cui la McLaren chiama Coughlan in questi giorni) è stato utilizzato dal team. Che poi è esattamente il punto dolente messo in risalto dal Times quando nei giorni scorsi ha spiegato che l'operazione difficile da compiere sarà dimostrare che mai Coughlan, una volta lette le carte Ferrari, ha utilizzato la sua conoscenza per favorire le McLaren.
Il secondo obbiettivo che si erano dati i legali era convincere la corte che nessun membro del team, eccezione fatta per il solito "accusato dalla Ferrari", è mai stato in possesso di informazioni o documenti di Maranello; né ha mai saputo che Coughlan aveva quelle carte.
Prima del ritrovamento di quell'email era molto difficile riuscire a dimostrare tutto questo. Adesso è praticamente impossibile. A meno di non trovare conferma della cosiddetta "teoria Stepney" (dal nome del meccanico Ferrari che continua ad enunciarla da località riservata). Teoria così riassumibile: "E' tutta una montatura ad opera di qualcuno. Una messa in scena".

Articolo tratto da Repubblica.it

Dicono che lo sport rispecchi la società: come "sospettavo" fa venire il vomito, pur di arrivare si calpesta qualsiasi principio e si usano anche mezzi illeciti!

18 luglio 2007

Un placcaggio doloroso!


Dente conficcato in testa

Ben Czislowski, atleta del campionato australiano di rugby a 13, ha sofferto per tre mesi di forti emicranie, letargia e infezioni all'occhio. Poi la scoperta del medico.

Mai come in questi casi è riduttivo dire che il rugby è uno sport fisico. Per ulteriori informazioni chiedere pure a Ben Czislowski, pilone dei Canterbury Bulldogs, squadra che milita nel campionato australiano di rugby a 13: il povero Ben per tre mesi ha vissuto con il dente di un avversario nella fronte. Il frutto di un placcaggio finito male.

Primo aprile di quest'anno: data infausta se ce n'è una. Durante Canterbury-Tweed Heads il pilone dei Bulldogs si scontra violentemente con Matt Austin. Un testa contro testa terrificante: sangue dappertutto. Dal giorno dopo Ben inizia ad avere emicranie, in continuazione. Non solo: accusa sintomi di letargia, e un'infezione all'occhio. Settimana scorsa, la visita dal medico, impietosa: "Caro Czislowski, ci credo che sta male: ha un dente incastrato nella testa, e la causa dei dolori sono i batteri", gli dice il dottore. Il dente in questione, ovvio, era di Austin.
Rapida estrazione e via l'intruso dalla fronte. Czislowski è tornato subito in squadra, giocando nell'ultima partita dei Bulldogs (valida per la Queensland Cup), vinta 38-16 contro Rockhampton. "Il dente ce l'ho ancora, è sul comodino - ha detto Ben a quanti credevano che stesse scherzando -. Quando Matt Austin vorrà, può venire a riprenderselo".
Non è il primo caso del genere nel rugby. Nel 2004 l'australiano Shane Millard si ritrovò il dente di un avversario in testa durante un match del campionato inglese. Due anni dopo un altro australiano, Jamie Ainscough, rischiò addirittura l'amputazione di un braccio, dove era sorta un'infezione in seguito allo scontro ravvicinato con l'incisivo di un dirimpettaio.

Articolo tratto da Gazzetta.it

Non ci credo, ma come hanno fatto a non accorgersi del dente?! Misteri del corpo umano e della soglia del dolore che ognuno riesce a sopportare...

Altre "Chernobyl" in serie (speriamo di no...)


Ucraina, deraglia treno carico di fosforo
Allarme per un'enorme nube tossica

Evacuate 900 persone evacuate. Ventuno intossicati, uno è grave.
Il vice-premier evoca lo spettro di Chernobyl, ma le autorità rassicurano.

Una gigantesca nube tossica scatena il panico in
Ucraina. Ieri un treno che trasportava fosforo giallo liquido è deragliato, provocando l'incendio di sei carri cisterna. Così un'area di 86 chilometri quadrati vicino al villaggio di Ojydiv, a 70 chilometri da Leopoli, nella parte occidentale del Paese, è stata ricoperta da "una quantità importante di fumo e gas tossici", come ha affermato un responsabile dell'amministrazione regionale, Taras Batenko. Gli intossicati, al momento, sono 21, tra i quali soccorritori e due lavoratori delle ferrovie. Uno è in gravi condizioni. Un centinaio di persone ha già fatto ricorso a cure mediche, ma si prevede un aumento degli intossicati nei prossimi giorni, quando il fosforo sarà entrato nella catena alimentare. Alla popolazione è stato consigliato di non mangiare verdura e animali prodotti localmente.
Nella zona interessata dalla nube abitano circa 11.000 persone, ma soltanto 900 di loro hanno chiesto di essere evacuati. Probabilmente quello che temono è il rischio di sciacallaggi. Tuttavia, molti residenti hanno indossato maschere anti gas e si sono barricati in casa. Anche a Leopoli, dove abitano ben 800mila persone, in molti hanno scelto di non far uscire i propri figli per evitare rischi.

Il fosforo giallo, utilizzato per la produzione di fertilizzanti, pesticidi ed esplosivi, è considerato una sostanza tossica di prima categoria, dagli effetti letali se viene inalato o entra in contatto con la pelle, anche in una concentrazione di un decimo di grammo. Facilmente infiammabile, intacca le ossa, il cervello e il fegato.

Le cause dell'incidente non sono ancora chiare. Il treno merci, composto da 58 carri, 15 dei quali trasportavano fosforo giallo, era partito da Dzhambul, in Kazakhstan, ed era diretto a Kleska, in Polonia. Poi è deragliato, tra Krasnoye e Ozhidov. L'autorità statale per le ferrovie ha escluso la possibilità di un sabotaggio, ipotizzando che il deragliamento sia stato causato dalle cattive condizioni dei binari o dalla violazione delle norme per il trasporto di carichi pericolosi. La procura locale ha comunque aperto un'inchiesta. Il convoglio, assicurato da una compagnia straniera, forse russa, appartiene a imprenditori kazaki.

Il vice-premier di Kiev, Aleksander Kuzmuk, che guida la commissione statale d'inchiesta sull'episodio, ha evocato lo spettro di Chernobyl, ancora vivo nella memoria del popolo ucraino. La centrale nucleare teatro del celebre incidente del 1986 si trovava infatti nella parte settentrionale del Paese, all'epoca sotto il dominio sovietico. Kuzmuk ha parlato di "un evento incredibile, di cui è impossibile prevedere le conseguenze" e di "minaccia seria per gli abitanti". Ma il Ministero per le emergenze ha smorzato l'allarme, affermando che "la situazione è completamente sotto controllo". Il responsabile della protezione civile di Leopoli, Piotr Grebenyuk, ha aggiunto che "la nube è stata neutralizzata, e non c'è alcun pericolo per i residenti".

Il panico ha varcato i confini ucraini, arrivando fino in Romania, Polonia, Ungheria e Bulgaria, per una sorta di sindrome-Chernobyl. Ma il ministero della Difesa bulgaro ha escluso qualsiasi pericolo tossico per la propria popolazione. E da Bruxelles è arrivata un'altra conferma. La Direzione Generale per l'Ambiente dell'Unione Europea ha detto di non avere ricevuto alcuna richiesta di assistenza.

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Giappone, 9 morti e 10mila sfollati
Il governo chiude la centrale nucleare

Nuovo bilancio del sisma di ieri. Paura per la perdita radioattiva: 1200 litri di acqua in mare. Nell'impianto si sarebbero rovesciati 100 fusti di scorie: aperta un'inchiesta.

Continua la grande paura per la fuga radioattiva dalla centrale nucleare in Giappone mentre si contano si contano vittime e danni del violento terremoto di ieri. Le scosse di magnitudo 6,8, che hanno colpito la provincia di Niigata, nel Giappone centro - occidentale, hanno provocato la morte di 9 persone e quasi mille feriti. E il governo ha ordinato alla Tepco di sospendere le attività di tutti e sette i reattori della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande del mondo. La perdita di acqua radioattiva in mare sarebbe non di un litro e mezzo ma di ben 1200 litri, mentre si esaminano dei bidoni di scorie che si sono rovesciati e forse scoperchiati e la compagnia ammette ulteriori fughe.

Il governo giapponese ha ordinato lo stop di tutte le attività della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariva. La Tepco, che gestisce la centrale più grande del mondo, è accusata di non aver reagito prontamente all'incendio e alla fuga radioattiva di ieri. Subito dopo il sisma, quattro dei sette reattori erano stati automaticamente chiusi. Per il ministero del Commercio nipponico, la compagnia non ha preso le misure adeguate e deve interrompere le attività fino a quando non sarà in grado di dimostrare la sicurezza dei suoi impianti.
Il presidente della Tepco, Tsuneisha Katsumata ha ammesso "una certa inefficienza nelle misure di estinzione" dell'incendio. Molto critico il ministro dell'Economia Akira Amari, per il quale "l'impianto non deve essere fatto ripartire fino a che non sarà garantita la sua sicurezza". Il ministro si è detto preoccupato dell'eventualità che l'incidente e la lentezza nel farvi fronte "p
ossano spingere la popolazione a non avere più fiducia nell'energia nucleare". Il portavoce del governo Yasuhisa Shiozaki ha detto che occorre spiegare come mai gli standard di resistenza della centrale non abbiano retto al terremoto.
Secondo l'agenzia di stampa nipponica "Kyodo", nella centrale atomica, a causa delle onde sismiche, si sono rovesciati un centinaio di fusti contenenti scorie nucleari a basso livello di radioattività. Controlli sono in corso per accertare eventuali dispersioni di materiale fissile, e le relative conseguenze per la salute della popolazione e per l'ambiente. La perdita di acqua radioattiva che si era riversata in mare, è stata più grande di quanto reso noto in precedenza: 1200 litri e non un litro e mezzo. La fuga era stata definita "molto al di sotto dei livelli che possono avere impatto sull'ambiente". La Tepco ha ammesso una ulteriore perdita di iodio, cobalto e cromo dal reattore numero 7 dell'impianto, ma sostiene che tale fuga è al di sotto del limite massimo consentito, secondo quanto riferito dalla Jiji Press. A suscitare nuova inquietudine, è il fatto che sull'area interessata dal sisma sono previsti due giorni ininterrotti di pioggia che potrebbero causare pericolosi smottamenti di terra e fango.
Nove persone uccise e 979 ferite. Le vittime sono sei donne e tre uomini tutti settantenni e ottantenni, deceduti a causa delle ferite riportate, ha precisato un portavoce della polizia aggiungendo che una persona risulta dispersa. Il sisma, uno dei più violenti registrati in Giappone negli ultimi anni, ha provocato il crollo di numerose case tradizionali giapponesi. Circa 340 edifici sono stati completamente distrutti e altri 500 danneggiati nelle province di Niigata e Nagano, secondo quanto reso noto dalle autorità locali. Quasi diecimila persone hanno passato la notte in edifici pubblici trasformati in ricoveri di fortuna nella regione, colpita anche da un centinaio di repliche, di cui alcune di forte intensità.

Articoli tratti da Repubblica.it

11 luglio 2007

Jonah Lomu: una leggenda vivente del rugby, un esempio di vita


Lomu: «L'amore per il rugby mi ha aiutato a tornare alla vita»


E' passato in questi giorni in Italia per ricevere il premio Fairplay Mecenate, ma non è detto che nel nostro Paese non trovi anche il suo futuro. A 32 anni Jonah Lomu, 196 centimetri per 120 chili, mito del rugby neozelandese e mondiale, è in cerca della squadra con cui chiuderà la sua carriera, e in contatti con l'Italia non sono certo mancati...."Si è vero, ci sono stati in passato dei contatti in passato per vedere se potevo giocare a Roma - conferma chiacchierando con voce rilassata al telefono - al momento però è presto per dire se giocherò in Italia o da qualche altra parte in Europa. Ho molti contatti con diverse squadre: devo trovare quella che meglio si adatta alle mie caratteristiche. Sarà una scelta importante, perché quello che firmerò sarà l'ultimo contratto della carriera, ma la cosa più importante sarà comunque potermi divertire e continuare a giocare a rugby, perché amo questo sport e il suo spirito. Deciderò dopo la coppa del mondo."
Del resto, lei in Europa ha già giocato, nella Celtic league con i gallesi del Cardiff Blues. E sempre il Vecchio Continente ospiterà, a settembre, proprio la Coppa del mondo in Francia: sensazioni?

Sono eccitato all'idea della Coppa del Mondo che sta per partire. Sarà un mondiale di alto livello. I miei compagni sono i grandi favoriti, riusciranno a gestire la pressione. Basta però pensare a una gara per volta, senza guardare troppo in avanti. Perché tutti vorranno batterci, e tutti potrebbero farlo: mi piace molto l'Argentina, poi la Francia, l'Inghilterra, l'australia. Bisognerà fare parecchia attenzione: tutti possono battere tutti.
Ai Mondiali però lei non ci sarà (Lomu stato il miglior giocatore nelle edizioni 1995 e 1999 ed è il giocatore che ha realizzato il maggior numero, 15 di mete nella rassegna iridata, ndr): nel luglio del 2004, quando era al vertice del rugby mondiale, una rara malattia ai reni l'ha costretta prima a un lungo stop, poi a un trapianto. immagino la sofferenza, nel guardare gli All Blacks alla tv...

Certo mi dispiace non esserci stavolta, ma io ho già vinto un torneo importantissimo; cioè il fatto di essere tornato alla vita. E' la sfida che mi è toccato affrontare. e va bene così anche se avrei certo voluto far parte della mia Nazionale. Ma sono pronto a tornare in buona forma dopo la coppa del Mondo.
In molti l'avevano dato per impossibile il suo ritorno in campo. Lei però ce l'ha fatta. Quale il segreto della sua rinascita?
La ragione principale della mia rinascita è stata l'amore per il gioco, per il rugby, insieme alla mia fede, il credere che Dio mi avrebbe dato una seconda possibilità per risollevarmi, per trasformare i miei sogni in realtà. E' stato così, ora sono felice.
Torniamo alla Coppa: l'8 settembre a Marsiglia sarà proprio Italia contro Nuova Zelanda. Potremo creare qualche problema agli All Blacks?
Penso che l'Italia possa veramente fare un ottimo Mondiale; abbiamo già visto nel torneo delle Sei Nazioni quanto gli italiani siano competitivi. La squadra è cresciuta, l'esperienza dei giocatori è aumentata, Berbizier si è dimostato un ottimo coach. E' una squadra ben preparata e pronta a dare tutto sul campo. Gli azzurri non ci regaleranno nulla.
Un ultima curiosità. Ci racconta il segreto della haka, la danza rituale che i giocatori neozelandesi interpretano ogni volta cche scendono in campo, prima della gara, per intimorire gli avversari?
La haka è una danza di guerra, una danza che i maori fanno prima di andare in battaglia. E' una sfida, una sfida a tutto e a tutti; se perdi quella sfida, sei sconfitto, battuto. Nel rugby, ovvio, per fortuna non si lotta per la vita e la morte, ma lo spirito è lo stesso. E' una sfida lanciata nel pieno rispetto dello spirito del gioco e dell'avversario.

Articolo tratto da IlSole24Ore.it


Per chi non sapesse chi è Lomu:

Jonah Lomu (12 maggio 1975, Auckland, Nuova Zelanda), giocatore di rugby neozelandese. Giocatore dal fisico imponente (196 cm per 120 kg) ricopriva il ruolo di ala sinistra. Nonostante la sua mole imponente, era un giocatore molto veloce (correva i 100 metri in 10 secondi e 8 decimi) e molto agile. Si mette in evidenza nella nazionale di Rugby a 7 ed esordisce negli All Blacks a soli 19 anni il 26 giugno 1994 in una partita con i francesi ma è nel mondiale del 1995 che si impone all'attenzione: un ventenne che, grazie alle sue 4 mete nella semifinale contro l'Inghilterra, guida gli All Blacks alla finale persa contro i sudafricani ai tempi supplementari. Per il mondiale del 1995 fu nominato miglior giocatore del torneo e per quello del 1999 risultò primatista di mete realizzate: 8 in 5 partite disputate. Nel Super 12 ha disputato molti campionati nella squadra Wellington Hurricanes e in nazionale la sua ultima presenza è del 23 novembre 2002 in una partita contro la nazionale gallese. Recentemente, non ancora trentenne, Lomu è stato costretto ad abbandonare l'attività agonistica a causa di una rara malformazione ai reni, che gli impediva di poter giocare e, soprattutto, lo costringeva a sottoporsi alla dialisi quotidiana. Ha subito un difficile intervento di trapianto, preceduto da dialisi renali. Ha ripreso nuovamente a giocare nella Celtic League con la squadra gallese Cardiff Blues.

Biografia tratta da Wikipedia

10 luglio 2007

Lo stallone...gay!


Quando correva War Emblem era un campione, tanto da vincere nel 2002 due classiche del galoppo americano, il Kentucky Derby e il Preakness Stakes.
Ma ora che si è ritirato dalle scene, e di professione dovrebbe fare lo stallone, passa da un flop all'altro. Così, adesso, sono in molti a pensare che il cavallo sia gay, compreso il suo acquirente. Cinque anni fa il giapponese Teruya Oshida investì quasi 18 milioni di dollari per acquistare War Emblem e farne uno stallone.
Ma fino al 2006, di fronte a ben 500 cavalle proposte per la monta, solo una sessantina di volte War Emblem ha fatto il suo dovere, e appena 46 giumente sono diventate madri. Nel 2007 è andata ancora peggio.

Il cavallo ha sempre rifiutato la monta, pur avendo davanti a sé la scelta tra dieci fattrici. Adesso anche Yoshida si è piegato all'evidenza, e ha posto fine alla carriera dello stallone. Il danno economico è ingente, anche perché l'assicurazione copre l'infertilità del cavallo, non la sua omosessualità.

Articolo tratto da Repubblica.it

Il traduttore sensibile!


"Squadra di dilettanti" E l'interprete piange


Il c.t. del Giappone, il bosniaco Ivica Osim, ha insultato i suoi negli spogliatoi dopo il deludente pareggio contro il Qatar nella Coppa d'Asia. Parole troppo forti per il traduttore, che è scoppiato in lacrime

Fino ad oggi siamo stati abituati a vedere la figura dell'interprete come una persona fredda, impassibile. Nessuna concessione ad emozioni o a prese di posizione. Ebbene, il concetto va rivisto, almeno per una volta. E' successo in Vietnam, dove si stanno disputando alcune partite della Coppa d'Asia. In particolare, Giappone-Qatar. I nipponici, guidati dal bosniaco Ivica Osim, hanno vinto le ultime due edizioni del torneo. E il pareggino ottenuto ieri sera contro il Qatar non è piaciuto molto al commissario tecnico. In vantaggio con Takahara, i giapponesi si sono fatti raggiungere a due minuti dal 90' da Quintana. E Osim ha mostrato tutta la sua delusione negli spogliatoi. In lingua slava, è ovvio. Ma tanto c'era il traduttore...
Testimonianza di Shunsuke Nakamura, ex fantasista della Reggina, e ora stella del Celtic in Scozia. "Osim è impazzito", ha detto Nakamura. Ecco come: ha riempito di insulti i suoi giocatori con epiteti così pesanti che l'interprete, Zen (nomen omen) Chida, si è messo a piangere. Forse non ha resistito all'umiliazione dei suoi connazionali da parte del c.t. In questo modo Chida è riuscito a tradurre solo la metà delle parole di Osim. Succo del discorso: "Siete una squadraccia di dilettanti, eravamo tre categorie di peso superiori al Qatar, dovevamo vincere almeno 6-1 con tutte le occasioni che abbiamo avuto". Insomma, nella prossima partita contro gli Emirati Arabi il Giappone sarà costretto a vincere: più ancora che per la classifica, almeno per il povero Chida.

Articolo tratto da Gazzetta.it

06 luglio 2007

Simpatico umorista...

Silvio e la Thatcher, Independent: «Volgare»

Il Cavaliere sulla Lady di Ferro: se fosse stata una gnocca me la ricorderei
L'ennesima battutaccia di Berlusconi scatena la reazione dei giornali britannici

How do you say "nyokka"? Che poi, nella traslitterazione inglese, sarebbe
l’italianissimo e non molto raffinato "gnocca": il termine evocato da Silvio Berlusconi a proposito di Margaret Thatcher e ripreso ieri dall’incredulo quotidiano The Independent.
Titolo: "Il volgare Berlusconi rende omaggio al sex appeal della Lady di ferro". Il Cavaliere, in realtà, non le aveva fatto esattamente un complimento ("Se fosse stata una bella gnocca me ne ricorderei"), ma il giornale inglese pare non accorgersene, riprende "l’elogio alla sua eroina ideologica" e si cimenta in una traduzione ottimistica ("A great piece of pussy"), salvo spiegare che la famosa "gnocca", da pronunciarsi "nyokka", è "un termine volgare dal significato di "vulva", la definizione standard utilizzata da operai edili, camionisti e primi ministri di lungo corso nei confronti di qualsiasi donna attraente che incroci il loro cammino".
The Independent ricorda come Mitterrand dicesse che la Thatcher aveva "gli occhi di Caligola e la bocca di Marilyn Monroe" e osserva sarcastico: "Evidentemente l’attenzione di Berlusconi era focalizzata altrove".

Articolo tratto da Corriere.it

04 luglio 2007

Homeless World Cup

Le strade del gol. Calci e riscatti

Senza dimora di 48 paesi, profughi palestinesi, disabili psichici di Milano. Storie di atleti speciali, con un sogno ai loro piedi


Il calcio dimostra che si può entrare al 90°. E vincere.
Ci sono persone che hanno dimostrato la volontà di riprendersi la propria esistenza giocando a pallone. Come i giocatori senza dimora della Homeless World Cup: dopo l'edizione del 2004 il 38% di loro ha trovato un lavoro. E una speranza nuova.

Non chiamatelo gioco. Il calcio è un inebriante rito collettivo fatto di passioni, furori, sogni di gloria e cocenti delusioni. Macchina da soldi per i detrattori, fabbrica di poesia per gli estimatori, sfruttando la sua capacità di catalizzare l'interesse del pubblico il football può diventare una formidabile occasione di riscatto per chi rischia di essere relegato sulla panchina della vita.
Come la portoghese Sara Coelho (nella foto a lato; ndr), che a Edimburgo ha disputato l'edizione 2005 della Coppa del mondo dei Senza dimora, vestendo i colori della nazionale.
Sofferente fin dall'infanzia di una malattia mentale, Sara ha alle spalle una storia familiare
travagliata che l'ha portata all'alcolismo, alla tossicodipendenza e all'abbandono della casa dei genitori, finendo sulla strada.
Alla Homeless World Cup ha giocato la sua prima partita di pallone in un contesto straordinario, che ha contribuito a dare una svolta alla sua vita: durante il torneo Sara ha aumentato la sua autostima e alla fine è tornata a casa dai genitori. Ora sta cercando di ricostruire i rapporti con la famiglia, segue con regolarità un percorso terapeutico e si è iscritta ad una scuola professionale, dove studia carpenteria e decorazione.
La sua storia è simile a quelle dell'afghano Moshen Soltani, del cinese Cheong Wa Chau, del sudafricano Nkosinathi Mkhonono e dei ragazzi "italiani" di Multietnica, la nazionale azzurra composta solo da immigrati, vincitrice delle ultime due edizioni della Homeless World Cup.
Per tutte queste persone il calcio ha rappresentato molto più di una semplice partita: il 90% dei 204 giocatori che hanno disputato l'edizione 2004 della Homeless World Cup a Göteborg ha dichiarato che la manifestazione ha avuto un impatto positivo sulla propria vita.
Dopo aver disputato il mondiale, il 38% dei senza dimora ha trovato un lavoro, il 46% ha migliorato la propria condizione abitativa, il 34% si è iscritto ad un corso di studi, il 27% è uscito dalla droga, il 72% ha continuato a giocare a calcio anche dopo la competizione e in 16 hanno addirittura avuto un contratto in club professionistici o semi-professionistici, come giocatori o membri dello staff tecnico. E poi dicono che il calcio è solo un gioco.

Articolo tratto da TerreDiMezzo.it

02 luglio 2007

Pedofilia e censura


Operazione:Pretofilia, la scure del Governo

La satira condotta a mezzo videogame non sembra avere vita facile in Italia: dopo le denunce piovute sul videogioco Operazione Pretofilia da alcuni parlamentari UDC, alla Camera il Governo ha confermato di ritenere quel videogame e la pagina che lo ospita materiali da rimuovere dalla rete Internet. Lo si può leggere nel resoconto dell'ultimo dibattito alla Camera, dove il Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali Paolo Naccarato nel rispondere ad una interpellanza UDC spiega: "In relazione al sito che ha pubblicato il gioco in questione, quest'ultimo è già da alcuni giorni all'attenzione del servizio postale e delle comunicazioni del Ministero dell'interno ed, in proposito, è stata informata l'autorità giudiziaria di Catania, poiché la prima segnalazione del predetto sito è stata raccolta dal servizio di polizia postale di tale città. Nel contempo, si sta cercando di rimuovere la pagina web del server dove la stessa è ospitata, server che, dai primi accertamenti, risulta collocato negli Stati Uniti d'America".
Nel parlare del gioco, analogamente a quanto avevano scritto gli esponenti UDC nell'interpellanza, Naccarato cita la normativa sulla pedopornografia a cui in questo caso bisognerebbe far riferimento in quanto nel gioco vi sarebbero simulati atti sessuali tra adulti (i preti presi di mira dagli autori del videogame) e bambini.
Si tratta peraltro di una rappresentazione a dir poco stilizzata di tali atti, di dimensioni ridottissime e di scarsissima intelligibilità, all'interno di un contesto studiato per condannare simili eventi. Comprensibile dunque che prendere di mira questo specifico aspetto del videogame possa essere visto da qualcuno come un discutibile espediente per rimuovere un contenuto politicamente controverso, negando al contempo di aver leso la libertà di espressione.
Lo denunciano gli stessi autori del game, quelli di Molleindustria, che in una nota sconsolata annunciano di aver sospeso la pubblicazione del gioco. "Siamo convinti - scrivono - che perseguire un videogioco satirico con l'accusa di pedopornografia sia, oltre che un attacco alla libertà di espressione, anche un danno alla sacrosanta lotta agli abusi sui minori. La stessa legge che si propone di punire gli stupratori e i produttori di materiale pedopornografico viene usata per togliere dalla circolazione un'opera che paradossalmente vuole proprio essere una condanna di questi comportamenti".
E spiegano: "Dal momento che l'intento del governo è quello di agire sul nostro service provider abbiamo pensato che la soluzione migliore fosse quella di rimuovere i contenuti incriminati nella speranza che la macchina poliziesca si possa ancora arrestare".
Inutile dire che il gioco rimane disponibile online, sia come file sulle reti di sharing che come gioco giocabile direttamente online su siti e portali dedicati.


Articolo tratto da Punto-informatico.it


Ma è un "gioco" per sensibilizzare le persone sul problema e loro lo censurano...senza parole!