30 aprile 2008

Flipper è morto...in volo


Scontro tra delfini in volo: uno muore

Incidente durante un'esibizione in un parco acquatico della Florida. L'impatto è avvenuto al centro della vasca del Sea World di Orlando. Nessun pericolo per gli spettatori

In un parco acquatico della Florida un delfino è morto dopo essersi scontrato con un altro durante un'esibizione di acrobazie in aria.
«Si è trattato di uno sfortunato incidente - ha commentato il portavoce del Sea World di Orlando, Becca Bides -. Cercheremo di trovare un sistema perché questi episodi non accadono più in futuro».
Becca Bides ha spiegato che l'impatto tra i due delfini è avvenuto nella parte centrale della vasca, senza alcun pericolo per gli spettatori.

Articolo tratto da Corriere.it

Il "viaggio" è finito


È morto in Svizzera a 102 anni Albert Hofmann, il padre dell'Lsd

Inventò «per caso» L’acido più famoso del mondo nel 1938. Scoprì che una dose di appena 100 microgrammi può causare alterazione dei sensi per un periodo fino a 14 ore.

Il «padre dell’Lsd», Albert Hofmann, è morto questa notte all’età i 102 anni, nella sua casa di Burg, in Svizzera. Era nato l’11 gennaio dl 1906 Hofmann scoprì «per caso» nel 1938 l’Lsd, il dietilamide-25 dell’acido lisergico, una delle più potenti sostanze stupefacenti allucinogene conosciute. All’epoca lavorava come ricercatore per l’azienda chimica Sandoz. L’Lsd si rivelò però insoddisfacente nel corso della sperimentazione animale e non destò all’epoca alcun interesse fra gli scienziati.
Solo il 16 aprile del 1943 Hofmann ricreò il processo di sintesi dell’Lsd e scoprì gli incredibili effetti della droga: durante il procedimento infatti assorbì parte della sostanza attraverso la pelle.
Con sperimentazioni successive su se stesso Hofman scoprì e descrisse nei dettagli gli effetti dell’allucinogeno. Scrisse diversi libri sull’argomento, fra cui «Viaggi Acidi» e «LSD: il mio bambino difficile».
Una
tipica dose di appena 100 microgrammi può causare alterazione dei sensi e della memoria per un periodo dalle 6 alle 14 ore. Può produrre inoltre illusioni ottiche molto pronunciate e spettacolari fantasie oniriche.

Articolo tratto da Corriere.it

E adesso Alice come farà a tornare nel "Paese delle Meraviglie"?!!

28 aprile 2008

Notizie di "prima mano"


Notizie arrivate dal Saint Martin sull'emergenza profughi e sul lento ritorno alla normalità (?)


"In totale le persone uccise in Kenya, dopo le elezioni del dicembre 2007, sono state più di mille con un numero di sfollati (internal displaced) che si aggira intorno ai 500 mila. Fino alla metà di marzo 2008 in Nyahururu c’erano tre campi profughi allestiti in tre aree differenti della città che ospitavano in totale 20 mila persone.
Il sostegno del Saint Martin è stato di diverso tipo:
  • distribuzione di materiale vario (cibo, materassi, vestiti, coperte, ecc.);
  • assistenza sanitaria in collaborazione con l’ospedale governativo;
  • costo del trasporto per chi ha voluto raggiungere parenti o amici in altre zone ;
  • in collaborazione con altre chiese protestanti ha prodotto e distribuito materiale informativo con messaggi di pace e riconciliazione;
  • ha organizzato momenti ecumenici di preghiera per la pace;
  • counselling e accompagnamento psicologico.
Attualmente i tre campi non ci sono più, alcune famiglie hanno raggiunto familiari in altre zone del paese dove hanno trovato rifugio, altre hanno tentato di tornare nel territorio dal quale sono scappati per tentare una ricostruzione, molte famiglie si trovano ancora nel territorio di Nyahururu ma ospitati da volontari oppure in abitazioni in affitto temporaneo. Nonostante “non si veda” l’emergenza non è finita, anzi. Il Saint Martin si trova ancora in difficoltà per il livello economico precario sia delle famiglie che ospitano sia di quelle ospitate. Nel mercato locale i prezzi dei beni di prima necessità sono aumentati e c’è ancora bisogno di un sostegno diretto da parte dell’organizzazione.
Il problema principale è che non si vede, in tempi brevi, una possibile soluzione per queste persone. C’è una grande speranza nel nuovo governo, insediatosi finalmente la settimana scorsa, che ha promesso di fare qualcosa per correre in aiuto di chi è rimasto senza niente. La stagione delle piogge sta iniziando e coloro che sono ancora nelle tende in zone come Naivasha, Kisumu, Eldoret dovranno affrontare il problema delle epidemie se non si corre ai ripari subito.
La vita di Nyahururu, quella “visibile”, è ricominciata normalmente come se niente fosse, sembra che non ci siano strascichi, ma fanno molta paura le ferite che rimangono dentro al cuore delle vittime. Come potranno essere rimarginate le ferite, in quanto tempo, e se non vengono rimarginate cosa provocheranno in un futuro? Altre vittime? Altra violenza? Finché la povertà continuerà a segnare la vita di migliaia di persone in Kenya, colui che vuole fare del male al proprio fratello troverà sempre chi accetterà il suo denaro per commettere ingiustizie e violenze. Eppure non c’è altra soluzione che continuare a credere e ad investire nelle persone, nel loro cuore, nella loro generosità."

Lettera ricevuta tramite FondazioneFontana.org

L'orco incestuoso


Austria, arrestato padre per sequestro
e incesto su figlia
Per stabilire quali e quanti siano i figli nati dal rapporto ora dovranno essere eseguiti i test sul Dna

Orrore in Austria per un nuovo «caso Natascha Kampusch»: ad Amstetten, un uomo avrebbe tenuto rinchiusa per oltre ventiquattro anni la figlia in una cantina, abusando sessualmente della donna, e oggi sarebbe il padre-nonno dei 7 figli nati dall'incestuosa relazione. La notizia è stata diffusa dalla radio pubblica austriaca Orf e dall'agenzia Apa, a cui le autorità hanno confermato i sospetti. Le autorità sono incappate nella drammatica vicenda quando un uomo ha portato nell'ospedale di Amstetten una giovane 19enne in gravissime condizioni. Lui ha detto di aver trovato la ragazza in stato semi-incosciente; i medici hanno voluto cercare la madre, per capire come si fosse ammalata e hanno scoperto la vicenda. A quel punto sono scattate le ricerche della madre, che sentendosi braccata, avrebbe fatto ritrovare un biglietto con scritto: «Non cercatemi, sarebbe inutile e potrebbe soltanto acuire il mio dolore e quello dei miei figli». L'uomo avrebbe abusato sessualmente per anni della figlia, che oggi ha 42 anni, e sarebbe non solo il padre della giovane internata, che versa tra la vita e la morte nel reparto di terapia intensiva, ma anche dei suoi sei fratelli.
La donna, Elisabeth F., ha detto alla polizia di aver avuto sette figli, uno dei quali morto subito dopo la nascita. Avrebbe iniziato a subire i primi abusi sessuali dal padre all'età di undici anni e che il 28 agosto del 1984 venne definitivamente rinchiusa in una stanza dello scantinato della loro casa. Ed è qui che la donna ha dato alla luce sette figli, di cui due gemelli, uno dei quali morto qualche giorno dopo la nascita perché non assistito abbastanza. Secondo il racconto di Elisabeth, il padre si occupò di liberarsi del corpo, bruciandolo. La polizia ha riferito che nel corso degli interrogatori la donna ha mostrato segni di «grandi disturbi» psicologici ed ha accettato di parlare solo dopo aver ricevuto l'assicurazione che non avrebbe più avuto alcun contatto con il padre e che le autorità si prenderanno cura dei suoi figli, tre ragazzi e tre ragazze di età compresa tra i 5 e i 20 anni. Il caso ricorda molto da vicino quello di Natasha Kampusch, la giovane tenuta segregata per 8 anni in una cantina di una casa alle porte di Vienna da il suo sequestratore- padrone.
La polizia austriaca ha arrestato l'uomo che ha 73 anni. La donna, che si chiama Elisabeth Fritzl secondo la tv, ha raccontato alla polizia di essere stata invitata dal padre nel 1984, quando aveva 18 anni, nella cantina della sua casa, nella cittadina di Amstetten, in Bassa Austria, dove è stata drogata e ammanettata.
«Durante i 24 anni di prigionia l'uomo ha abusato di lei in continuazione», spiega in una conferenza stampa il capo della polizia del land Bassa Austria, Franz Polzer. Per stabilire quali e quanti siano i figli ora dovranno essere eseguiti i test sul Dna. Il padre arrestato non ha rilasciato dichiarazioni.

Articolo tratto da Corriere.it

Che schifo, che tristezza...

23 aprile 2008

L'emergenza non è finita


Kenya: insediato nuovo governo, permane l'emergenza sfollati


"Dobbiamo e possiamo porre fine al circolo della violenza". Con queste parole, ieri, il presidente keniano, Emilio Mwai Kibaki, ha sancito l’insediamento del nuovo governo di coalizione che vede aseegnata la carica di Primo ministro al capo dell'opposizione, Raila Odinga. Quattro mesi dopo le elezioni del dicembre 2007 seguite da proteste e violenze che hanno provocato oltre 1500 morti e 300mila sfollati, l'accordo che ha portato alla spartizione del potere tra il Partito dell’Unità nazionale e il Movimento democratico Orange, è stato possibile grazie alla mediazione di Kofi Annan.
Tutto era iniziato il 27 dicembre scorso con la rielezione del presidente Mwai Kibaki alle elezioni. Uno scrutinio segnato da irregolarità e contestato con forza dall'opposizione guidata da Odinga al quale è seguita una crisi che ha fatto piombare il Kenya - fino a quel momento considerato come un modello di stabilità in Africa - in un violento conflitto tra le due principali etnie dalle quali provengono Odinga e Kibaki. Le pressioni internazionali e la mediazione di Kofi Annan hanno reso possibile la firma - il 28 febbraio scorso - di un accordo tra i due avversari per la creazione di un governo di coalizione. I negoziati tra i due schieramenti sono stati ostacolati da tensioni, diffidenze e accuse reciproche: le trattative si sono arenate in particolare sull'assegnazione di posti chiave all'interno del governo e solo il 13 aprile è stata siglata l'intesa.
"Alle manifestazioni delle ultime settimane contro i ritardi nei negoziati è seguita la gioia dei kenyoti che sperano finalmente di voltare la pagina" - riporta Euronews. Ma la composizione e i costi dell'esecutivo fanno già discutere: 40 ministri con un salario mensile di circa 10mila euro, 2 automobili di rappresentanza e 5 guardie del corpo a testa. E 50 sottosegretari. In totale il governo costerà secondo gli esperti oltre 600milioni di euro, ossia il 5 per cento del prodotto interno lordo del Kenya. "Quanto basta per alimentare la polemica in un Paese dove l'economia di mercato ha generato un benessere sconosciuto ad altri Stati africani, ma dove la crescita è rallentata negli gli ultimi anni" - sottolinea Euronews. "Nelle ultime settimane la situazione dal punto di vista della sicurezza è comunque migliorata notevolmente, in molte parti del paese e le equipe di MsF stanno riducendo progressivamente le attività di soccorso" - riporta un comunicato di Medici Senza Frontiere (MsF). "Tuttavia poiché sta iniziando la stagione delle piogge e migliaia di persone vivono ancora nei campi per gli sfollati nell’impossibilità di tornare alle proprie case, il personale medico e logistico di Medici Senza Frontiere continua ad assisterli e a fornire loro trattamenti antiretrovirali e medicinali per la tubercolosi e il kala azar. "La gente vuole tornare a casa ma molti hanno ancora paura" - dichiara Donna Canali coordinatore del progetto di Eldoret. "A meno che non si faccia uno sforzo in termini di sostegno e di sicurezza, molti degli sfollati rimarranno in questi campi".
"La calma è tornata in molte parti del paese tuttavia la situazione è ancora tesa nei pressi del Monte Elgon, nel Kenya occidentale, al confine con l'Uganda, dove le annose controversie per il possesso della terra e gli scontri etnici si sono riversate in alcune parti del vicino distretto Trans Nzoia" - riporta sempre MsF. A marzo le forze armate keniote sono state dispiegate nel tentativo di fermare le violenze nella regione; da allora il numero dei feriti è aumentato notevolmente, tra il 10 marzo e 14 aprile scorsi, le equipe di MSF hanno assistito 252 vittime nelle cliniche nella zona. Sebbene le violenze nelle baraccopoli di Nairobi si siano ridotte drasticamente, il centro di primo soccorso che MSF aveva aperto nella baraccopoli di Mathare continua a ricevere pazienti giornalmente.

Articolo tratto da Korogocho.org

18 aprile 2008

Telefonino "fai da te"


Zzzphone, il misterioso cellulare low cost che si vende solo online


Non si trova nei negozi. E non si vede in spot tv con modelle in locali notturni alla moda. È agli antipodi dell'iPhone, ma forse farà tendenza e si compra solo su internet. Ecco ZzzPhone, il telefonino low-cost che si costruisce su misura, decidendo funzioni e accessori: quantità di memoria, fotocamera, altoparlanti stereo o mono e addirittura doppio slot per la sim card.
Il marchio è del tutto ignoto, scarsi anche i riferimenti su Google, ma sul sito della società, che dice di essere americana e di produrre in Cina, non si fa mistero di una grande ambizione: diventare la Dell degli smartphone e rivoluzionare il mercato dei cellulari, così come fece la società texana con i pc.
E zzzphone.com intende sfruttare un modello di business basato sulla vendita diretta online, customizzazione e personalizzazione spinta con prezzi bassi, resi ancor più convenienti dal vantaggioso cambio dollaro-euro.
La tripla zeta rappresenta le iniziali di tre parole cinesi: personale (ziji de), esclusivo (zhuan you de) e sperimentato (zhuan jia de). E la casa, infatti, afferma di avvalersi di una fabbrica a Shenzhen, ovvero il cuore del distretto cinese della telefonia mobile dove ci sono i contoterzisti dei big dell'industria mobile.
Il primo approccio con zzzphone. com è davvero particolare. quasi sconcertante. Il sito internet non è dei più curati, anzi dà un'impressione di artigianale dilettantismo e il dubbio di essere di fronte a un classico "tarocco" alla cinese è forte. Nonostante la sensazione negativa, decidiamo di procedere all'acquisto online e di rischiare. Due i modelli di partenza sul quale costruire il proprio ZzzPhone. Quello base (149 dollari) a nove tasti multipressione e quello più evoluto (349 dollari) con tastiera qwerty in pieno stile smartphone e che dovrebbe – il condizionale è d'obbligo – montare Windows Mobile 6.0 come sistema operativo. La scelta ricade sul modello base che già offre display touch, fotocamera da 1.3 megapixel, Bluetooth, lettore Mp3/Mp4 e dual sim. Costa 149 dollari, che al cambio attuale corrispondono a circa 100 euro.
Dopo due settimane arriva il pacco dalla Cina, pagando spese varie e dogana. La confezione è curata, packaging di lusso. E dentro c'è davvero il misterioso ZzzPhone in carne e ossa, anzi in silicio e cristalli liquidi. Ma è diverso da quello ordinato: l'estetica è differente, anche se non è poi male. Il design non fa gridare al miracolo, tuttavia la qualità costruttiva e le finiture sono sorprendentemente curate con un case rivestito in alluminio spazzolato: meglio di quanto offerto da marchi blasonati. Diverse da quelle volute anche le caratteristiche: l'audio è stereo con due altoparlanti invece di uno, ha due batterie (una di scorta) e due fotocamere con quella posteriore che vanta addirittura una provenienza Carl Zeiss (sarà vero?). L'aspetto di alcuni particolari, come fotocamere o tastiera, con caratteri arabi (sic!) ricorda da vicino la produzione Nokia. Le piccoli dimensioni dei tasti sono compensate dalla possibilità di usare lo stilo sul touch display da tre pollici.
Il cellulare funziona bene, senza difetti palesi. La tastiera è piccola, non troppo agevole, ma ce ne sono anche di marca con un'ergonomia spaventosa. Il software, del tutto inedito, non è il massimo della semplicità, ma si è visto di peggio: occorre un periodo di rodaggio mentale e poi l'utilizzo non pone problemi. Deludente la qualità della fotocamera, e qui i dubbi sulla reale provenienza Zeiss aumentano, ma complessivamente lo Zed 1.1 (questo il nome del modello) non è un cattivo prodotto. Non è un giocattolo e peculiarità come il doppio Bluetooth o la doppia Sim card, che permette di avere due numeri telefonici commutabili a pulsante, sembrano davvero esclusive. A questo prezzo non si trova nulla del genere.
Il "triplo zeta" si apprezza per alcuni accorgimenti: staccando la batteria continua a funzionare. Il media player compatibile riproduce video a schermo intero in formato landscape. I file multimediali possono essere agevolmente caricati su una scheda MicroSd alloggiata sotto la batteria. Il modello provato può essere equipaggiato: a piacere si può scegliere il colore della carrozzeria (anche impermeabile) o un upgrade di memoria da 4Gb e persino optare per un sintonizzatore Tv/Fm. La customizzazione si spinge fino alla possibilità di serigrafare un logo a piacere. Ma non solo: si possono far incastonare (per "soli" 225mila dollari) diamanti su un case di oro massiccio a 18 carati. Ed è questa la parte più improbabile della strana avventura del telefonino con tre zeta.
Lo Zzzphone Zed 1.1 è il modello base . Le caratteristiche indicano una vocazione multimediale: riproduce file Mp3 e Mp4 e sopporta giochi Java, mentre il cuore è un microprocessore Marvell Pxa270, vecchia conoscenza del mondo dei palmari e degli smartphone poiché era originariamente realizzato da Intel all'interno della famiglia Xscale. Lo schermo (65mila colori) da tre pollici è touch screen e può essere gestito con lo stilo in dotazione. Due gli alloggiamenti per sim card. Opera su tre bande Gsm, Gprse ed Edge. Lo Zed 1.2, è invece il modello di punta. È uno smartphone con tastiera Qwerty che monta anche un ricevitore Gps.

Articolo tratto da IlSole24Ore.com

Tanto per farsi un'idea

La distribuzione dei gruppi etnici in Kenya


17 aprile 2008

Il punto di vista interno


Ingiustizia terrena

La sommossa seguita alla contestata rielezione di Mwai Kibaki è stata letta da più parti come un rigurgito di odio interetnico. In realtà alla base della violenza vi sono ragioni più profonde, anzitutto la diseguale distribuzione della terra. L'analisi di un ricercatore kenyano.

Il regime coloniale britannico in Kenya (fine XIX sec.-1963) ha avuto un profondo impatto sulla proprietà delle terre nella Rift Valley (a Ovest del Paese). Ha creato relazioni tra gruppi etnici che in precedenza non avevano un'interazione significativa e ha alterato in modo definitivo la composizione etnica della regione. Tra il 1899 e il 1915, una serie di leggi sulla terra espropriò gli abitanti autoctoni della maggior parte delle terre migliori, assegnandole ai coloni bianchi. L'amministrazione coloniale diede vita a politiche per escludere gli africani dalla proprietà della terra in quest'area e costringerli in riserve. I gruppi dediti alla pastorizia, che avevano goduto di diritti consuetudinari sulle terre, si trovarono esclusi dalle aree che avevano utilizzato in passato. La creazione di questa area bianca, riservata ai coloni britannici, obbligò migliaia di africani che avevano vissuto nella Rift Valley a emigrare.Inoltre, il governo coloniale introdusse misure coercitive per creare un'ampia forza lavoro africana a basso costo, al servizio delle farm dei coloni bianchi. Prive di esperienza agricola, le popolazioni dedite alla pastorizia nell'area non erano però adatte come manovalanza per le attività agricole dei coloni. Così, per ovviare alla mancanza di manodopera, l'amministrazione coloniale iniziò a reclutare lavoratori nelle aree vicine.Il problema dell'alienazione delle terre e il crescente malcontento nei confronti del repressivo governo coloniale portarono alla nascita di un movimento nazionalista per l'indipendenza. Nel 1952 gli inglesi dichiararono lo stato d'emergenza a causa della crescita di un movimento indipendentista armato conosciuto come Mau Mau, formato prevalentemente da kikuyu. Altre comunità, in altre parti del Paese, si opposero in vari modi al governo britannico.
All'indipendenza del Kenya, nel 1963, il problema della terra non fu efficacemente affrontato, visto che il primo governo guidato dal presidente Jomo Kenyatta mantenne la legislazione coloniale che tutelava i diritti dei proprietari terrieri. La costituzione, negoziata alla Lancaster House di Londra, prevedeva un'attenta tutela della proprietà privata, senza prendere in considerazione come tali proprietà fossero state acquisite. Gli interessi dei coloni britannici ancora presenti sul territorio venivano salvaguardati, ma non venne fatto alcuno sforzo per rispondere alle rivendicazioni di quei gruppi etnici dediti alla pastorizia cacciati dai britannici dalla Rift Valley, e della manodopera che si era trasferita abusivamente su quelle terre (squatter). Agli allevatori britannici, che erano meno di mille e possedevano i terreni migliori del Paese pari a oltre 8 milioni di acri (3,2 milioni di ettari), venne data la possibilità di conservare la terra che avevano espropriato. Per chi avesse voluto vendere la propria terra, esisteva un regolamento approvato dai britannici e dal nuovo governo. I kenyani, che fino ad allora avevano lavorato come bassa manovalanza, potevano acquistare la terra sia individualmente, sia attraverso organizzazioni quali cooperative, associazioni o società. Tuttavia, non tutti gli ex squatter erano in grado di acquistare i terreni agricoli, pertanto i coloni bianchi rimasti o i nuovi borghesi li accolsero come braccianti. Altri aderirono a cooperative o a società che avevano acquistato grandi tenute successivamente suddivise e ripartite tra i vari membri (ancora oggi sono attive alcune cooperative che suddividono i terreni e li ripartiscono tra i loro membri). Il processo non fu privo di difficoltà: errori, astuzie e sottili giochi di potere furono perpetrati senza scrupoli. A dirigere le fila c'era la nuova borghesia che sfruttava la sua influenza per acquisire più terra da assegnare a uomini politici fidati. Allo stesso tempo, il governo introdusse provvedimenti alternativi e a basso costo per assegnare una terra a chi ne era privo. Nel 1965 entrò in vigore lo Squatter Settlement Scheme, grazie al quale il governo recuperava terreni attraverso l'esproprio, la confisca di tenute mal gestite e le donazioni. Questi provvedimenti erano mal applicati a causa delle pressioni esercitate dai politici per premiare i loro sostenitori. I regimi di Kenyatta e Moi furono famosi in tal senso. Ancora oggi, i vecchi coloni possiedono migliaia di acri di terra, gestiti come ranch o come riserve naturali. Allo stesso modo, le ex milizie di Kenyatta, i collaboratori di Moi e alcuni politici di vertice possiedono ancora migliaia di acri a suo tempo acquisiti in modo dubbio. I governi che si susseguirono dopo l'indipendenza confermarono l'inviolabilità dei terreni privati a scapito di un vasto numero di kenyani espropriati dal colonialismo che li aveva resi abusivi sulle loro terre d'origine o poveri nullatenenti. È importante notare che tra i kenyani ci sono etnie prevalentemente agricole (kikuyu, gusii e luhya) e altre dedite alla pastorizia (masai e kalenjin). I kikuyu, in particolare, cercarono di approfittare dell'opportunità di acquistare terreni. Incoraggiati e sostenuti dal presidente Kenyatta, negli anni Sessanta e Settanta molti kikuyu acquistarono terreni nella Rift Valley e si trasferirono dalla sovrappopolata Provincia centrale in varie parti della Rift Valley, formando enclave cresciute nel corso delle successive generazioni. Allo stesso modo, altri gruppi, in particolare i gusii, dal Nyanza si spostarono nella Rift Valley, acquistando terreni e iniziando a coltivarli. Queste tenute furono fra quelle al centro degli episodi di violenza sin dai primi anni Novanta. Il problema delle gravi ingiustizie storiche è stato ripetutamente affrontato da varie commissioni istituite dal governo, inclusa la Constitution of Kenya Review Commission. La stessa bozza della costituzione del Kenya, bocciata dal referendum del 2005, riconosceva il problema di queste ingiustizie e chiedeva al governo di affrontarle. L'incapacità dei governi ha accresciuto il malcontento e il problema si è trasformato in una crisi nazionale. Negli anni Novanta, i rapporti di agenzie governative e non governative denunciavano che la classe politica sfruttava questo malcontento per fomentare i conflitti e gli scontri violenti sulle risorse terriere nella Rift Valley e in altre parti del Paese. In Kenya, come in altri Paesi africani, la terra non è solo una proprietà, è un'identità culturale e come tale deve essere protetta e salvaguardata.
Le diseguaglianze in Kenya si manifestano in varie forme. Differenze nella ripartizione del reddito e dei servizi sociali sono diffuse tra regioni, generi e anche segmenti specifici della popolazione. Come conseguenza dell'iniqua ripartizione dei terreni nella maggior parte del Paese, si è verificata una costante migrazione di giovani dalle zone rurali a quelle urbane, in cerca di sussistenza. A Nairobi, più del 60% della popolazione vive negli slum (baraccopoli), proprio accanto ai quartieri più lussuosi della città. Una parte degli abitanti degli slum discende dagli squatter dell'epoca pre-coloniale. In termini di disparità di ricchezza, il Kenya è il 10° Paese più «diseguale» del mondo, il 5° dei 54 Paesi africani. Nel 2004, il rapporto del Programma di sviluppo dell'Onu stabiliva che i kenyani più ricchi guadagnano 56 volte quelli più poveri: il 10% più ricco della popolazione controlla il 42% della ricchezza nazionale, mentre il 10% più povero possiede lo 0,76%. Secondo il rapporto, la diseguaglianza interessa ogni aspetto della vita dei kenyani, con enormi disparità sia nella capitale, sia a livello nazionale, in quasi ogni sfera della vita: reddito, istruzione, acqua e salute, aspettativa di vita e diffusione dell'Hiv-Aids. Il tema della diseguaglianza dovrebbe essere affrontato in modo diretto, sincero e onesto per garantire una soluzione concreta e possibile. È importante sottolineare che la diseguaglianza cela in sé l'enorme potenziale di distruggere un'intera nazione diffondendo divisioni, odio e alimentando crimini e violenza, specialmente tra gli esclusi e gli emarginati. Affrontare la diseguaglianza assicurando un'equa distribuzione e responsabilità delle risorse nazionali rappresenta l'inizio dello sviluppo per le regioni più svantaggiate nonché un metodo sicuro per coinvolgere la popolazione nei programmi di sviluppo, una condizione imprescindibile per arrivare a risultati concreti. Come dimostrano le violenze e gli scontri degli ultimi mesi, non è più possibile ignorare il problema.

Michael O'maera, programme officer per la ricerca, le pubblicazioni e la comunicazione del Jesuit Hakimani Centre

Articolo tratto da Korogocho.org

Teste...vuote


Blitz contro gruppo neonazista

Sedici arrestati tra i 16 e i 27 anniAgli indagati sono contestati almeno otto episodi di violenza per motivi razziali. Gli affiliati dell'associazione si riunivano in una costruzione in legno nel bosco di Saltusio.

Sono accusati di incitamento alla discriminazione, odio e violenza, per motivi razziali, etnici e nazionali: 16 giovani tra i 16 e i 27 anni sono stati arrestati dalla polizia di Bolzano sta eseguendo a Merano, Scena, Tirolo, Lagundo e dintorni nell'ambito di un'operazione che è stata chiamata Odessa, dal nome del piano predisposto dai nazisti con la caduta di Hitler per mettere in salvo all'estero i gerarchi del Terzo Reich.
L'operazione, condotta dalla Digos della questura di Bolzano, arriva dopo una complessa ed articolata indagine che ha individuato un consolidato e consistente gruppo neonazista sudtirolese. Al gruppo sono contestati in particolare 8 episodi di violenza (lesioni personali e intimidazioni) consumati ai danni di giovani italiani e stranieri ritenuti dalle persone indagate 'diversi' per motivi etnici, razziali e sociali.
Le indagini hanno permesso di ricostruire l'inquadramento gerarchico all'interno del gruppo, i cui vincoli 'camerateschi' si rinsaldavano sistematicamente attraverso contatti quotidiani, con incontri nella zona boschiva di Saltusio dove veniva utilizzata una costruzione in legno (sulla porta d'accesso la scritta 'ein tirol') con tutte le dotazioni iconografiche tipiche della ideologia espressa dal gruppo (drappi, emblemi nazisti inneggianti al reich tedesco, bandiere di guerra della marina tedesca, ecc.) o in incontri rituali finalizzati a consacrare l'ingresso formale nel gruppo di nuovi affiliati che in qualche modo restavano 'affascinati' da tali modalità simboliche e immaginifiche.
Il gruppo era in contatto con movimenti di estrema destra attivi in Austria, Svizzera e Germania. Nel corso dell'operazione, condotta anche con l'ausilio del reparto prevenzione crimine di Padova, sono state eseguite anche numerose perquisizioni domiciliari.

Articolo tratto da Repubblica.it

15 aprile 2008

Ultime elezioni


Queste saranno le ultime elezioni a suffragio universale!


Via al regime!


Una speranza


Kenya, il capo dell'opposizione nominato primo ministro

Il presidente Kibaki sceglie un governo di coalizione per superare la crisi. L'annuncio in diretta televisiva: il nuovo premier sarà Raila Odinga.

Per uscire dalla sanguinosa crisi postelettorale degli ultimi mesi, il Kenya punta su un governo di grande coalizione. Il presidente Mwai Kibaki ha annunciato in un discorso televisivo la formazione di un esecutivo guidato dal capo dell'opposizione Raila Odinga, che è stato nominato primo ministro. La decisione è stata presa grazie ad un incontro segreto tra i due leader, che sono finalmente riusciti ad accordarsi. Un compromesso sulla spartizione del potere fra i due rivali politici era già stato raggiunto in febbraio con la mediazione dell'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan, ma si era poi arenato sulla divisione dei ministri. L'ostacolo è stato superato ieri, nel corso di un incontro svoltosi nel massimo riserbo. I vice del capo dell'opposizione saranno Uhuru Kenyatta, rappresentante del gruppo politico di Kibaki, e Musalia Musavadi, membro del Movimento democratico arancio di Odinga. Nel suo intervento, effettuato alla presenza del nuovo premier ed in diretta dalla sede della presidenza a Nairobi, il presidente ha affermato che il governo intende "costruire un nuovo Kenya". Fra i compiti dell'esecutivo ci sarà la stesura di una nuova costituzione per risolvere i problemi della divisione della terra e del potere politico fra le etnie del paese. Dopo le elezioni presidenziali del 27 dicembre scorso, il Kenya è entrato in una pesantissima crisi, con scontri di carattere politico ed etnico. L'opposizione aveva contestato l'esito del voto, accusando Kibaki di aver ottenuto la rielezione a presidente solamente grazie a dei brogli, e il paese è stato a lungo teatro di violenze, che hanno provocato circa 1.500 morti e oltre 300mila sfollati.

Articolo tratto da Repubblica.it

11 aprile 2008

Possibile "ritorno di fiamma"


Il mancato accordo sulla formazione del nuovo governo rischia di far esplodere di nuovo la protesta violenta


Ritorna la protesta nelle strade di Nairobi a causa della pericolosa impasse politica causata dal mancato accordo tra il Presidente Mwai Kibaki e il Primo Ministro Raila Odinga per la formazione di un governo di unità nazionale, previsto dalle intese che hanno messo fine alla crisi scoppiata dopo le elezioni del 27 dicembre 2007. Il nuovo esecutivo doveva essere varato domenica 6 aprile, ma l'accordo non è stato raggiunto ed ora le due parti si accusano reciprocamente di aver fatto fallire la trattativa. Il governo dovrebbe essere formato da 40 ministri. Il partito di Odinga ha chiesto il Ministero degli Esteri e quello del Governo locale, mentre quello presidenziale dovrebbe conservare i Ministeri delle Finanze, della Difesa, della Sicurezza Interna e della Giustizia. Odinga afferma che il campo presidenziale rifiuta di accordare questi due posti al suo partito. I toni tra Odinga e Kibaki sono diventati via via più virulenti e i due leader hanno interrotto i colloqui diretti, affidandosi a intermediari e mediatori per continuare il negoziato. Una situazione criticata dalla stampa locale che sottolinea come il Paese sia di nuovo sull'orlo del caos e della violenza. L'intoppo nella trattativa ha infatti di nuovo acceso gli animi. La polizia è intervenuta a Kibera, lo slum più importante della capitale e feudo elettorale di Odinga, per disperdere un gruppo di manifestanti, che reclamavano la rapida formazione del nuovo governo. La crisi scoppiata dopo le elezioni del 27 dicembre 2007, a seguito di accuse reciproche di brogli tra maggioranza ed opposizione, ha causato oltre 1.200 morti e circa 600mila sfollati interni, più della metà dei quali vive ancora in campi per rifugiati. L'economia nazionale ne ha profondamente risentito. Il settore turistico, una delle voci più importanti del Prodotto Interno Lordo, è a pezzi. Nel primo trimestre del 2008 si stima che il settore del turismo keniano ha perso 174 milioni di euro, con mancati introiti per le casse dello Stato pari a circa 58 milioni di euro, pari al 78,1% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Migliaia di lavoratori hanno perso il lavoro e vi è il rischio che una buona parte dei nuovi disoccupati si dedichi ad attività criminali per potere sfamare la propria famiglia. Il rapido ripristino del settore turistico deve quindi essere una delle priorità del nuovo esecutivo, così come della comunità internazionale, che deve assistere le autorità locali nello sforzo di far decollare di nuovo questa importante attività economica.

Artcolo tratto da Korogocho.org

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Pd-Pdl, bufera su capitan Totti. Berlusconi: «Lo hanno strumentalizzato»

Il Cavaliere contro i manifesti pro-Rutelli del capitano della Roma. E il leader del Pd: «Clima avvelenato».

Toni sempre accesi tra Pd e Pdl nell'ultimo giorno di campagna elettorale. A tenere banco è il dibattito su Francesco Totti. Sì, perchè il capitano della Roma è stato giovedì oggetto di un attacco assai duro indirizzatogli dal candidato premier del Pdl Silvio Berlusconi. Il motivo? Al Cavaliere non è piaciuto il manifesto di capitan Totti che sostiene Francesco Rutelli nella corsa al Campidoglio. E così ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulla vicenda, dopo la manifestazione di chiusura della campagna elettorale al Colosseo, il Cavaliere non esitato a rispondere che «quando uno non ci sta con la testa, non ci sta». «Se chiedessi ai giocatori del Milan» di fare campagna elettorale per il Pdl «sarebbero tanti quelli che lo farebbero visto il rapporto di fratellanza che io ho con loro. Molti sarebbero pronti a scendere in campo, tanti mi hanno chiesto di partecipare ai comizi. Io ho vietato loro di farlo» rincara la dose il giorno dopo Silvio Berlusconi ribandendo ai microfoni di Radio Radio che «i campioni dello sport» hanno il dovere di conquistare «la stima e la simpatia di tutti» e quindi non devono dividere. Per il Cavaliere la sinistra è colpevole di «stumentalizzare» personaggi famosi, Totti incluso «perché si vergogna di apparire per quello che è». «A Totti - dice ancora il leader azzurro - io mando un bacio e in bocca al lupo per la ricorsa sull'Inter. Mi spiace che sia stata esclusa dalla Champions League. Io ho fatto il tifo per la Roma e l'ho detto prima della partita. Questa non è una pezza per intervenire in questa polemica per Totti che è un bravissimo ragazzo ed è un grande campione».
E all'indomani dell'uscita di Berlusconi è il leader del Pd a prendere le difese del capitano giallorosso. Per Veltroni «c'è qualcosa di inquietante» negli insulti pronunciati dal Cavaliere agli elettori di centrosinistra e a Francesco Totti per il suo sostegno a Rutelli. Di questo il candidato del Pd parla sia a Rai News 24 sia a Radio Anch'io. «La destra italiana vive di odio, di antagonismo, di attacco personale» dice l'ex sindaco della Capitale. «Dire di un uomo con tre ergastoli che è un eroe... Adesso se la prende anche con Totti, e vuol far fare anche a lui dei test mentali. Mi domando dove voglia portare questo nostro Paese». Pure nella convizione che «le istituzioni vanno cambiate insieme» Veltroni tritiene comunque che il «clima avvelenato di questa campagna elettorale non aiuta». «Insultare metà del Paese rende tutto più difficile. Non è responsabile da parte della destra inasprire così i toni, creare un malessere istituzionale con gli attacchi a Napolitano e Ciampi» ha spiegato il leader del Pd.
Su Totti era arrivato a Berlusconi l'altolà di Paolo Cento, sottosegretario uscente all'Economia. «Il calciatore potrebbe votare anche per il suocero di Alemanno, cioè Rauti, ma non si discute - dice l'esponente della Sinistra l'Arcobaleno-: giù le mani di Milano dal Capitano; Berlusconi chieda scusa a Roma».
«Berlusconi deve fare solo una cosa: chiedere scusa a un grande campione che ha dimostrato di essere un uomo libero nelle sue idee» aveva poi dichiarato il candidato sindaco di Roma Francesco Rutelli a proposito delle dichiarazioni del Cavaliere sul capitano giallorosso».
Di parere del tutto opposto dell'altro candidato sindaco, Gianni Alemanno, in corsa per il Pdl. «L'appoggio di Francesco Totti a Rutelli non è una novità. Mi sembra sbagliato perché Totti è un calciatore e rappresenta un'icona per Roma. Dovrebbe rispettare i tifosi di sinistra e di destra» ha detto Alemanno.

articolo tratto da Corriere.it

08 aprile 2008

Nooooooooooooo!!!!!!!!!!!


Cambiamento climatico, birra a rischio

Calano le piogge e intere regioni diventeranno aride. E già aumenta il prezzo dell'alluminio per le lattine.

Il riscaldamento globale potrebbe mettere a rischio la produzione di birra. Jim Salinger, climatologo dell'Istituto nazionale neozelandese delle ricerche sull'acqua e l'atmosfera, ha affermato che il cambiamento climatico in atto provocherà nei prossimi decenni una diminuzione della produzione di orzo, dal quale di ricava il malto d'orzo, principale materia prima della birra. La minore della produzione di orzo avverrà in modo particolare in Australia e in Nuova Zelanda in quanto intere regioni soffriranno di aridità e mancanza d'acqua.
«
Ciò significa che il costo della birra è destinato ad aumentare», ha affermato Salinger. «L'industria birraria nei prossimi anni si dovrà attrezzare: per esempio sperimentando nuove varietà di malto». Ma non sarà solo il malto a diventare più caro, già i prezzi di alluminio (per le lattine) e zucchero (per la fermentazione) stanno salendo.



Arrigo Sacchi, una figlia segreta
La paternità riconosciuta dai giudici. La donna incontrata allo stadio.

La figlia segreta di Arrigo Sacchi compirà cinque anni in estate e vive in provincia di Brescia. Di questo si sono convinti i giudici del Tribunale dei minori di Bologna (competente perché Sacchi risiede in Emilia Romagna), stabilendo che il padre di quella bambina è proprio l'ex allenatore del Milan e della nazionale italiana. La sentenza è passata in giudicato circa un anno fa e non è stata impugnata. Con questa notizia, anticipata ieri dai microfoni dell'emittente bresciana Teletutto, si chiude una diatriba durata circa tre anni. All'inizio, infatti, ci sarebbe stata una trattativa fra le parti. Secondo alcune fonti, Sacchi avrebbe anche pagato una somma di denaro alla donna che diceva di aver dato alla luce sua figlia. Poi però si è arrivati in Tribunale. I giudici si sono prima pronunciati sull'ammissibilità del ricorso e poi sul riconoscimento vero e proprio. Sacchi, sposato e padre di due figlie, non ha mai riconosciuto questa paternità e non si è presentato alle udienze. I magistrati, in base alle prove documentali raccolte, sono arrivati alla «dichiarazione giudiziale di paternità» e hanno deciso anche l'ammontare della retta per il mantenimento. Proprio su questo punto, a luglio davanti al Tribunale di Brescia, si celebrerà un'altra causa per gi aspetti economici legati al «pregresso ». All'epoca dei fatti, tra il 2002 e il 2003, Sacchi era responsabile dell'area tecnica del Parma. Incarico che di lì a poco avrebbe ricoperto anche in Spagna, per il Real Madrid. Ma mentre l'allenatore di Fusignano continuava a studiare e insegnare calcio, gli avvocati dello studio Mannatrizio di Brescia lavoravano per mettere insieme le prove che lo avrebbero inchiodato. «Siamo stati discreti per anni — dicono adesso i legali —. Abbiamo sempre sperato che lui facesse il padre». È stato proprio in uno stadio che Sacchi ha conosciuto la madre della sua terza figlia. Una giovane donna che attualmente non ha lavoro fisso e vive sola. «La bimba è serena — dice — ma fa domande sul padre che non ha mai voluto incontrarla». I suoi legali chiederanno che la bambina, oltre al nome del padre naturale, porti anche quello della madre: «L'ho cresciuta da sola, credo che sia giusto così».

Articoli tratti da Corriere.it

"La vostra avidità è oscena. Vergognatevi"


Cresce il rifiuto del Gabinetto gonfiato


La società civile e i gruppi religiosi, tra gli altri gruppi, hanno sostenuto il loro rifiuto del Gabinetto di coalizione di 40 membri. Un team della società civile ha scritto a tutti i deputati chiedendo loro di respingere le nomine. Il gruppo ha anche detto che cercherà di convincere i Capi di Stato Africani a boicottare la cerimonia che essi sostengono sia contro i desideri di wananchi. Il Mars Group - gruppo anti-corruzione – ha chiesto ai Parlamentari di rispettare gli altri Keniani che si sono opposti all’Esecutivo gonfiato. Un altro gruppo di 300 Ong ha intrapreso una crociata un passo più avanti quando ha lanciato una campagna di una settimana per sabotare la cerimonia di insediamento dei nuovi ministri all’Uhuru Park, sabato. Ma il capo della Catholic Church in Kenya John Cardinal Njue ha detto ai Kenyani di attendere e vedere se il Governo gonfiato fornirà i servizi attesi. Il Cardinale ha detto che sebbene fosse preoccupato circa il Gabinetto che il Presidente Kibaki e il Primo Ministro-designato Odinga avevano concordato giovedì, era prudente osservare se i ministri potevano fare quello che dovevano. “Il Gabinetto di 40 membri avrà gravi effetti sulla nostra povera economia. Ma aspettiamo per vedere se potrebbe conseguire gli obiettivi di ricostruire un Kenya unito,” ha detto. Il Cardinale ha parlato a The Sunday Standard alla St Nicholas Senior School, Nairobi. Ha invitato Kibaki e Raila a negare posti di Gabinetto a politici implicati in corruzione. “Il nuovo Gabinetto dovrebbe essere formato da leader moralmente accettabili. Non ci devono essere personaggi con un passato che abbia a che fare con la corruzione,” ha detto. Il Cardinale ha detto che ci sono abbastanza “uomini e donne di integrità” tra i Parlamentari. Ma le Ong che hanno minacciato il sabotaggio dell’insediamento dei ministri hanno detto come avrebbero bloccato una funzione dello Stato. In una dichiarazione congiunta letta dal convener del National Civil Society Congress Cyprian Nyamwamu, hanno detto che avrebbero invitato tutti i donatori internazionali a rifiutare ogni forma di aiuto non-umanitario. “Noi, la pace e la democrazia amando il popolo del Kenya useremo ogni mezzo pacifico e democratico disponibile per costruire il Kenya per il quale così tanti hanno sofferto e sono morti,” afferma la dichiarazione. Essi hanno aggiunto: “L’insediamento non avrà luogo; noi non possiamo permettere che l’uso dei pubblici uffici venga sottratto ai Keniani. Noi siamo i padroni e loro sono i servitori.” Parlando ad una conferenza stampa in un hotel della città, le ONG hanno promulgato una campagna nazionale e internazionale di SMS e mail, per i Keniani e per gli amici dei Keniani, perché venga inviato un messaggio ad ogni parlamentare, che dice – “La vostra avidità è oscena. Vergognatevi. “ Contemporaneamente la società civile organizzerà dibattiti pubblici per discutere sul numero dei ministri che il paese dovrebbe avere. Nyamwamu ha detto che la campagna durerà finché i Kenyani otterranno giustizia. Hanno anche deciso di consigliare ai Keniani a non pagare le tasse se i leader imporranno al pubblico il Gabinetto gonfiato. Il convener del Kenya for Peace, Truth and Justice Gladwell Otieno ha detto che essi non accetterebbero un Gabinetto di oltre 24 ministri. I Parlamentari dovrebbero essere tassati Otieno ha detto che 21 milioni di Kenyani vivono con meno di 60 scellini al giorno, e che l’inflazione ha colpito il bersaglio del 22 %, con ulteriore tendenza al rialzo. Anche le ONG vogliono che i Parlamentari comincino a pagare le tasse e che i loro stipendi vengano ridotti da 800.000 scellini a 400.000 scellini. Nella sua lettera aperta ai Parlamentari, il direttore del Mars Group, Mr Mwalimu Mati, ha detto che è un cattivo inizio per la grande coalizione avere 40 ministri quando il governo ibrido deve ancora essere accettato. “La maggior parte dei Keniani ha accettato la forma ibrida di Governo perché temono per la loro vita. Ma questo non significa che questa paura autorizzi l’Esecutivo a distruggere la capacità del Parlamento di controllare prima di eleggere una maggioranza di membri,” ha detto Mati. Mati ha suggerito che il paese potrebbe farcela con 13 ministri, aggiungendo che ogni numero in più verosimilmente indebolirebbe l’economia. L’ex deputata Ms Njoki Ndung’u ha esortato Kibaki e Raila a prendere in considerazione per la nomina al Gabinetto membri integerrimi. Ha detto che la vera sfida comincerà dopo che il Gabinetto sarà nominato. Ha detto che tutti i candidati dovrebbero corrispondere agli standard di integrità e onestà che i Keniani si aspettano. Il segretario organizzatore del Council of Imams and Preachers of Kenya, Sheikh Mohamed Khalifa, dice che i Musulmani sono delusi di questo Gabinetto. Ma aggiunge che, purché la formazione porti la pace, i Kenyani dovrebbero essere preparati a pagare il prezzo. Khalifa concorda che i 40 ministri del Gabinetto equivalgono alla gestione di due Governi in uno. “Voglio consigliare i ministri a smetterla di scrivere che io appartengo all’ODM o al PNU. Ora i Keniani vogliono servizi e non partiti,” ha detto Khalifa. Il clero ha invitato il nuovo Gabinetto a presentarsi con un grande progetto di rinuncia delle tasse sulle importazioni di cibo per ridurre il costo della vita. “IL Gabinetto deve anche rinunciare alle tasse sulle sementi e sui fertilizzanti, affinché i Keniani possano coltivare ed avere un raccolto sufficiente per se stessi. Se questo non accade, c’è pericolo di violenza economica,” ha detto Kalifa. Il presidente del Kenya Association of Hotelkeepers and Caterers, Coast branch, Mr Mohammed Hersi dice che la formazione di una grande coalizione non significa un Gabinetto gonfiato. Hersi dice che il settore private è da biasimare per aver mancato di costringere i due capi a dare ai Kenyani un Gabinetto accettabile. Dice che la fragile economia dopo la violenza post-elettorale non può sostenere un Gabinetto gonfiato. “Il settore privato non può sottrarsi alle sue responsabilità. Dovrebbero essere preparati a pagare più tasse per finanziare il Gabinetto gonfiato.” Reports di Elizabeth Mwai, Edith Fortunate, Beuttah Omanga, Beatrice Obwocha.

Articolo tratto da Korogocho.org