29 gennaio 2007

Australiani berranno acqua riciclata da fogne

SYDNEY - Lo stato australiano del Queensland nel nordest del continente (capitale Brisbane) sarà il primo in Australia a introdurre acqua di liquame riciclata nella rete di acqua potabile. E il resto dell'Australia farà seguito, in risposta al cambiamento climatico e alla siccità cronica, che ha toccato livelli record. Lo ha detto il premier laburista Peter Beattie, annunciando di aver cancellato un referendum previsto in marzo, che avrebbe affidato la decisione alla volontà popolare. Il calo inarrestabile dei livelli nelle dighe, ha detto Beattie, non lascia altra scelta che introdurre acqua riciclata dal prossimo anno, a Brisbane e nel sudest dello stato, una delle aree urbane di più rapida crescita in Australia. "La pioggia non viene, non abbiamo scelta...Sono decisioni difficili, ma se non si beve acqua si muore", ha detto. "E comunque tutta l'Australia finirà presto per bere acqua riciclata e purificata, come già avviene in altri paesi", ha previsto. Solo pochi giorni fa il premier federale John Howard, conservatore, aveva presentato un piano da 6 miliardi di euro che prevede fra l'altro la presa di controllo federale del maggior sistema fluviale del Paese, dei fiumi Murray e Darling che bagnano quattro stati e che per costituzione sono sotto giurisdizione statale, non federale. L'annuncio del premier del Queensland ha causato una spaccatura fra i governi degli stati, tutti laburisti, rendendo ancora più difficile la creazione di un consenso nazionale sulla riforma delle risorse idriche. La decisione di riciclare l'acqua di scarico ha il sostegno del premier federale John Howard, conservatore, ma non dei governi laburisti degli altri stati. Morris Iemma, premier del Nuovo Galles del sud, il più popoloso dei sei stati, afferma che bere acqua riciclata non è inevitabile per le grandi città, a partire da Sydney. Mike Rann, premier dell'Australia meridionale (capitale Adelaide), lo stato più gravemente colpito dalla siccità, già usa acqua riciclata per l'irrigazione ma non intende introdurla nella rete potabile. Il Victoria, il secondo stato per popolazione (capitale Melbourne) afferma di non avere bisogno di ricorrere ad acqua potabile riciclata. Secondo il ministro per le acque Justin Madden, usare acqua riciclata per l'industria è la migliore opzione, perché rende disponibile maggiori quantità di acqua potabile. Il premier federale Howard, che vive a Sydney, si congratula con il collega del Queensland e prevede che l'acqua riciclata sarà introdotta anche nella più grande città australiana nel prossimo futuro. "Sono fortemente a favore del riciclaggio. Il premier Beattie ha ragione e sono d'accordo con lui completamente", ha aggiunto. Beattie peraltro ha condannato la 'campagna di paura' sull'acqua riciclata, ricordando che essa viene già consumata in città come Londra e Washington, ed assicurando che il processo di trattamento è rigoroso. "La tecnologia sarà una combinazione di microfiltrazione, ultrafiltrazione e osmosi invertita", ha spiegato. "L'acqua passerà per sei o sette fasi di trattamento prima di finire nella diga e poi, come il resto dell'acqua della diga, sarà sottoposta ad ulteriore trattamento prima di arrivare ai nostri rubinetti", ha assicurato.

Articolo tratto da Ansa.it

Tra un po' toccherà anche a noi bere la stessa acqua!!!

26 gennaio 2007

Piccoli criminali crescono!!!


9 ANNI, RUBA UN'AUTO POI SI INTRUFOLA SU UN AEREO

Quarantotto ore ad alta tensione per un intraprendente ragazzino di Seattle: scappato di casa, voleva raggiungere il nonno nel Texas

SEATTLE (Stati Uniti) - Ha rubato una macchina, l'ha fatta schiantare contro un albero, è andato in autobus all'aeroporto e si è imbarcato, senza biglietto, su un aereo per il Texas in barba a tutti in controlli di sicurezza. Il protagonista di queste 24 ore ad altissima tensione è un ragazzino di nove anni, Semaj Brooker, residente nel sobborgo di Lakeland, a Seattle (Washington). Nonostante tutto, la madre ha avuto parole di elogio per lui: «Ha dimostrato di essere in grado di raggiungere qualsiasi obbiettivo», che nel suo caso era solo quello di arrivare a Dallas, dove vive il nonno.
DIECI FUGHE -
A dir la verità, come riporta il quotidiano britannico The Guardian, era la decima volta che il ragazzo cercava di scappare da casa: stando alla madre, Semaj era spaventato dalla presenza di un maniaco sessuale nel suo quartiere e aveva imparato l’arte della guida grazie ai videogiochi. Domenica scorsa si era impadronito dell’auto di un vicino, lasciata nel vialetto con il motore acceso: inseguito dalla polizia, era finito contro un albero.
L'IMBARCO -
Il giorno successivo, Semaj ha optato per il trasporto pubblico bus e ha raggiunto sano e salvo l’aeroporto di Seattle. Approfittando dell’annuncio che chiedeva a un passeggero di presentarsi al banco informazioni, si è spacciato per la persona in questione affermando di aver smarrito la carta d’imbarco e che la madre lo stava aspettando all’uscita; messo su un volo della Southwestern Airlines per San Antonio, all’arrivo ha provato la stessa tattica ma questa volta il nome da lui dato non corrispondeva a nessun passeggero in partenza per Dallas e (solo) così è stato scoperto.
CONTROLLI SUPERATI -
La vicenda ha causato numerose polemiche perché Semaj è riuscito tranquillamente a superare tutti i controlli di sicurezza sui quali le autorità hanno investito miliardi di dollari: dalla sua il fatto che in base alla legge statunitense i minori di sedici anni non devono esibire alcun documento di identità per imbarcarsi su un volo. La Southwestern si è giustificata sottolineando come il nome fornito da Semaj corrispondesse a quello dato per la riserva di un posto, già pagato ma senza che fosse stato ancora emesso il biglietto: per questo gli è stata fatta la carta d’imbarco.


Articolo tratto da Corriere.it

24 gennaio 2007

Sempre colpa della televisione?!

Sardegna, hanno fra gli 11 e i 13 anni, lei ne ha appena 9. Sono accusati di violenza di gruppo aggravata

SASSARI - Tre ragazzini, fra gli 11 ed i 13 anni, sono accusati di avere violentato ripetutamente e anche in gruppo, una bambina di 9 anni. I fatti, accertati dai carabinieri di Tempio Pausania in Sardegna, sarebbero avvenuti nel nord dell'isola. I tre minorenni sono stati fermati perchè ritenuti i presunti responsabili di violenza sessuale di gruppo aggravata. Sono stati sistemati in alcune comunità per adolescenti difficili. Secondo gli inquirenti, all'origine del loro comportamento potrebbe esserci il tentativo di imitare cose viste in tv.
Nella baby gang, ha spiegato in una conferenza stampa il procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minori Francesco Verdoliva, il capo era un ragazzino di 11 anni che "aveva una figura carismatica e aveva attratto gli altri due", tredicenni.
Altri quattro ragazzi, anch'essi minori di 14 anni, erano stati coinvolti, anche se non attivamente, negli episodi: secondo il procuratore si limitavano ad assistere alle violenze.

I tre ragazzi, formalmente non imputabili data l'età, sono ora rinchiusi in tre diverse comunità, e sono stati definiti socialmente pericolosi dal procuratore. Secondo il magistrato, i fatti sarebbero forse da ricondurre a fenomeni di emulazione. I ragazzi coinvolti avrebbero seguito nei giorni precedenti alcune trasmissioni di cronaca (in orario non protetto) che trattavano l'argomento della violenza sessuale prendendo spunto da analoghi fatti accaduti nel resto d'Italia.

Articolo tratto da Repubblica.it

Possibile che quando succede qualcosa di questo genere la colpa sia sempre della televisione?! Ma i genitori, la scuola e la comunità in generale non hanno mai nessuna responsabilità?!

Tecnologia nemica...

Torino, ruba in casa del vicino e si scatta una foto per sbaglio: denunciata

TORINO - Rovistando in casa del vicino, ha preso in mano una macchinetta digitale e si è scattata una foto: una prova schiacciante. Una donna di 69 anni è stata denunciata dai carabinieri a Santena (To) per aver rubato 800 euro a casa del dirimpettaio, un romeno di 30 anni che aveva lasciato la porta aperta.
Dentro l'appartamento, la donna ha trovato i soldi, poi ha notato la macchina fotografica digitale: l'ha involontariamente accesa e ha scattato una foto.
Inconsapevole di quanto appena fatto, è scappata fuori per andare al bar a comprare un Gratta&Vinci, con il quale ha vinto altri 100 euro. Quando il romeno è rientrato si è accorto dell'ammanco e del fatto che la macchina fotografica non si trovava al suo posto.
Ha chiamato i carabinieri e insieme hanno verificato che l'ultima foto in memoria immortalava la sua vicina di casa, riportando data e ora dello scatto. Una prova inconfutabile, con la quale hanno contestato il furto alla vicina. L'anziana ha ammesso, gli ha restituito gli 800 euro, ma ha voluto tenersi i cento euro del Gratta & Vinci.


Articolo tratto da Repubblica.it

L'autoscatto involontario che si è fatta l'anziana fa quasi tenerezza!

23 gennaio 2007

Sub sopravvive all'attacco di uno squalo

Il pesce lo ha azzannato alla testa e al torace ma Eric Nerhus, 41 anni, è riuscito a salvarsi colpendo l'animale con un punteruolo


SYDNEY - Un terrificante attacco di uno squalo bianco: ha azzannato una prima volta alla testa e poi al torace. Eric Nerhus, un sub di 41 anni, è riuscito però a riportare a riva la pelle, anche se per un soffio: è riuscito a liberarsi colpendo l'animale sul muso e in un occhio, con il punteruolo che usava per staccare i molluschi dal fondo. Nerhus stava pescando abalone, o orecchie dì mare, con il figlio ed un gruppo di altri pescatori presso Eden, a sud di Sydney, quando è stato attaccato dallo squalo di tre metri, che ha quasi ingoiato la sua testa, schiacciando la maschera che indossava e fratturandogli il naso, ha raccontato alla radio Abc il suo amico sub Dennis Luobikis.
UN MIRACOLO - «È un miracolo che sia vivo, ma è un tipo duro, sempre in ottima forma», ha aggiunto Dennis Luobikis. Con un secondo morso lo squalo gli ha lacerato il torace, ma Nerhus è stato salvato dal corsetto imbottito di piombo che indossava per nuotare in profondità. Dopo aver combattuto freneticamente per liberarsi dalle fauci dell animale, è stato finalmente tirato a bordo del motoscafo dal figlio. È rimasto cosciente fino all'arrivo di un elicottero di soccorso, che lo ha trasportato in ospedale, dove è ricoverato ora in condizioni gravi serie ma stabili. Il grande squalo bianco prospera nelle acque fredde a sud dell'Australia ed è il più grande predatore marino conosciuto, con una lunghezza media fra quattro e cinque metri, ma può arrivare a sei metri. In Australia vi sono stati 74 attacchi di squali negli ultimi 15 anni.

Articolo tratto da Repubblica.it

Mi piacerebbe vedere in che stato è ridotto dopo un morso di uno squalo bianco alla testa e al torace...

19 gennaio 2007

La modella di Leonardo


La vera Monna Lisa raffigurata da Leonardo da Vinci, la 'Gioconda' del ritratto esposto al Museo del Louvre di Parigi, fu sepolta nel cuore di Firenze in quello che era il convento di Sant' Orsola, un edificio di proprietà demaniale in stato di abbandono. Il luogo e la data della morte finora erano sconosciuti e sono stati individuati per la prima volta nella storia dell' arte da un appassionato studioso del capolavoro di Leonardo, il professor Giuseppe Pallanti, consultando le carte conservate in un archivio fiorentino. La scoperta conferma che la Gioconda è realmente esistita proprio come scrive Giorgio Vasari nelle sue "Vite" degli artisti fiorentini.
Da un documento, in particolare, emerge con chiarezza che la "Gioconda", al secolo Lisa Gherardini, la modella utilizzata da Leonardo per il celebre ritratto, era la moglie del mercante fiorentino Francesco Del Giocondo (da cui il nome di 'Gioconda') e morì il 15 luglio 1542, a 63 anni. Il documento è un registro dei decessi avvenuti nella parrocchia di San Lorenzo. Scorrendo i nominativi si scorge ad un certo punto quello di "Lisa". "Donna fu - si legge nel testo scritto nell' italiano dell' epoca - di Francesco del Giocondo morì addì 15 di luglio 1542 sotterrossi in S. Orsola tolse tutto il capitolo".
Sant' Orsola, in pieno centro di Firenze, era il monastero dove la donna, vedova e malata, si ritirò negli ultimi anni della sua vita. Qui era assistita dalla figlia, suor Lucia, proprio come aveva disposto il marito Francesco del Giocondo. E qui fu sepolta, forse nel chiostro. Il documento racconta anche che al funerale di Lisa Gherardini partecipò l' intero 'capitolo' (parrocchia) di San Lorenzo a significare la notorietà pubblica della persona. Nel corso della stessa ricerca, che si è estesa a quattro archivi, è anche emerso che Lisa Gherardini abitò in una casa posta di fronte a quella della famiglia di Leonardo da Vinci, in via Ghibellina a Firenze. Lo dimostrano una denuncia catastale del padre di Monna Lisa, Antonmaria Gherardini, ed uno scritto di ser Piero da Vinci, il padre di Leonardo che nella stessa strada aveva anche lo studio di notaio, oltre all' abitazione.
"Dopo aver ricostruito la biografia di Lisa Gherardini Del Giocondo, la rivelazione della data di morte e della sepoltura sono scaturiti da un archivio ecclesiastico fiorentino poco frequentato", ha spiegato il momento chiave della sua scoperta Giuseppe Pallanti, 55 anni, docente fiorentino già allievo e collaboratore dello storico Carlo Cipolla e autore di un' ampia biografia su Lisa Gherardini intitolata "La vera identità della Gioconda" (Skira, 2006) dove si fornisce un' ampia documentazione della vita e delle origini della più discussa modella leonardesca. "Per la prima volta si completa la ricostruzione della vita di questa donna - ha aggiunto Pallanti - e si trovano documenti che dimostrano occasioni di frequentazione, legate ai commerci, tra i Del Giocondo e la famiglia da Vinci. Nella Firenze del '400-'500 c' era una prossimità di luoghi e di conoscenze tra le persone per i quali é ipotizzabile una conoscenza diretta di Monna Lisa da parte di Leonardo attraverso il padre".
Lisa Gherardini proveniva dalla borghesia rurale del contado fiorentino e visse tra la fine del '400 e l'inizio del '500. La sposo' in seconde nozze Francesco Bartolomeo del Giocondo , un mercante che per i suoi affari si rivolgeva anche al padre di Leonardo, il notaio ser Piero. Nel corso delle sue ricerche Pallanti ha anche trovato un compromesso legato ad un prestito di denaro tra Francesco del Giocondo e i monaci della Santissima Annunziata redatto proprio nel 1497 da ser Piero da Vinci.

Articolo tratto da Ansa.it

La "ragazza selvaggia"


Era
sparita nel nulla nel 1989, quando era una bambina di appena otto anni, mentre faceva pascolare delle mucche vicino al confine con il Vietnam centrale; e dal nulla è riapparsa dopo 18 anni trascorsi a vivere, o meglio sopravvivere, nel fitto della giungla della Cambogia. La vicenda l'ha raccontata il padre della ragazza ad un giornale locale.
La ragazza, che ha 26 anni, Ro Cham H'pnhieng, appartiene alla minoranza etnica Jrai, che abita la provincia di Ratanakiri, nella colline della Cambogia orientale. Il padre, il poliziotto Ksor Lu Long, si era convinto che la sua piccola Ro fosse stata uccisa e forse divorata da qualche animale selvatico.
La rassegnazione è durata 18 anni fino a sabato scorso, quando alcuni boscaioli l'hanno trovata per caso durante il lavoro, insospettiti per la sparizione dei loro pranzi al sacco. Il padre, allertato dalla notizia della
scoperta di un "abitante delle foreste", ha detto di aver riconosciuto la sua Ro "appena l'ha vista", benché fosse ormai una ragazza, avesse la pelle scurita, capelli lunghi fino alle ginocchia e non fosse in gradi di articolare parole.
L'uomo ha poi raccontato che è stato difficile il primo tentativo di riportarla alla vita normale, perché la ragazza respingeva tutti, urlava e piangeva, rifiutava di fare la doccia, di indossare abiti o di mangiare con le bacchette. Ro, ha raccontato ancora il padre, ha iniziato a collaborare solo dopo quattro giorni. "Certo - ha detto ancora il padre Lu al giornale - non è facile davvero, ma ora Ro ha tutta la vita davanti a sé".

18 gennaio 2007

Tecnologia a qualsiasi costo...

Durante le prime missioni spaziali gli astronauti della Nasa scoprirono che le penne a sfera non funzionavano in assenza di gravità. Per far fronte al problema, agli scienziati dell'agenzia spaziale americana sono serviti dieci anni di ricerche e 12 miliardi di dollari. Il risultato è stato una penna che scrive nello spazio, a testa in giù, nell'acqua, su quasi ogni superficie compreso il vetro e a temperature che vanno dai 100 sotto zero ai 200 gradi centigradi. I russi hanno usato delle matite.


12 gennaio 2007

La mummia "terrorizzata"

La prima mummia terrorizzata
scoperta in una caverna nelle Ande

E' perfettamente conservato: apparteneva alla tribù dei Chachapoyas, conquistati dagli Incas

LONDRA - Il volto contratto in una smorfia di terrore, le mani a coprire gli occhi. La paura di morire le è rimasta fissata addosso e, dopo 600 anni, è arrivata fino a noi. Insieme al suo corpo mummificato, perfettamente conservato, scoperto per caso in Amazzonia. Questa donna pietrificata dal panico apparteneva alla tribù dei Chachapoyas, i "guerrieri delle nuvole" come li chiamavano i vicini e rivali Incas, e si è conservata in perfette condizioni grazie alle arti imbalsamatorie del suo popolo.
La mummia è stata ritrovata in una caverna per la sepoltura, destinata anche al culto, scoperta nella foresta pluviale peruviana. E' stato un agricoltore ad avvertire gli scienziati dopo averla trovata per caso mentre era al lavoro in quella zona. Dalla volta nascosta sono emersi preziosi manufatti, ceramiche, tessuti, pitture, oltre al corpo della donna e alla mummia di un bambino, che riposavano insieme. Sulle circostanze della loro morte rimane il mistero.
Come del resto ben poco si sa della loro tribù, i Chachapoyas: biondi, alti, di pelle chiara, erano probabilmente originari dell'Europa. La loro era una delle civiltà più progredite di quell'area. Dall'800 al 1500 furono alla guida di un regno che si estendeva su tutte le Ande. Perfino il loro nome originale è ignoto. Quello che è arrivato a noi è il soprannome dato loro dagli Incas, che li conquistarono: "gente delle nuvole", per le regioni elevate che i Chachapoyas abitavano nella foresta.
La scoperta del sito è considerata di grande importanza dagli archeologi che lo hanno portato alla luce, e le fotografie delle due mummie hanno affascinato il popolo della Rete. Che ha subito iniziato a fare congetture su quelle smorfie di dolore. Non è possibile, dicono alcuni, che il viso sia rimasto fissato in quell'espressione durante l'imbalsamatura: è più probabile che sia stato mummificato per cause naturali. Ma qualcun'altro obietta, commentando un articolo che riporta la scoperta, sul sito dell'Evening Standard, che può essere semplicemente opera del tempo. Le gengive si sarebbero ritirate col passare degli anni consegnando all'eternità quest'immagine angosciata, da cui è così difficile distogliere lo sguardo.

Articolo tratto da Repubblica.it

09 gennaio 2007

Errare è umano, perseverare è diabolico...

Attacco aereo Usa sulla Somalia
Il governo: «Almeno 30 morti»


Il governo degli Stati Uniti interviene nella crisi somala con un doppio bombardamento nei confronti di presunti terroristi di al Qaida in due diverse località nel sud della Somalia. Il ministro della Difesa somalo, Barre «Hirale» Aden Shire, ha dichiarato che un aereo AC-130 ha colpito, l
unedì pomeriggio, obiettivi di al Qaida a Ras Kiamboni, mentre un testimone oculare ha riferito all'agenzia di stampa Associated Press di un attacco nei pressi di Afmadow, 250 chilometri a nord di Ras Kiamboni. Ci sarebbero già alcune vittime: secondo il governo ad interim i morti dell'attacco sono almeno 30. Un portavoce ha precisato che l'attacco era autorizzato dal governo del premier somalo Ali Gedi, e ha preso di mira 3 villaggi nei pressi del confine con il Kenya divenuti il rifugio di presunti «miliziani islamici» sospettati degli attentati alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania che nel 1998 fecero oltre 200 vittime. Ma, secondo testimonianze locali, le vittime sarebbero soprattutto civili, compresi i 6 componenti di un'unica famiglia che partecipavano a un matrimonio. Secondo quanto anticipato dalla tv americana Cbs, che ha citato fonti del Pentagono, gli Usa avrebbero colpito il leader di al Qaida nell'Africa orientale e un membro dell'organizzazione terroristica, sospettato di aver partecipato agli attentati del 1998. Il presidente somalo Abdullahi Yusuf ha dichiarato che Washington ha «il diritto di bombardare i sospetti terroristi che hanno attaccato le sue ambasciate». Il comando Usa ha annunciato l'invio al largo delle coste somale della portaerei USS Dwight D. Eisenhower per operazioni di anti-terrorismo. La Somalia negli ultimi mesi è stata teatro di scontri tra le Corti islamiche e il governo provvisorio del presidente Yusuf. Da quando a luglio del 2006 le Corti islamiche hanno preso il controllo di Mogadiscio e di oltre due terzi del territorio nazionale, Washington ha iniziato una battaglia contro il movimento islamico accusandolo di sostiene al Qaeda. Gli Usa in Somalia sostengo quindi finanziariamente i cosiddetti “signori della guerra” che combattono contro le Corti. E poi da dicembre, quando l'Etiopia entra ufficialmente nel conflitto somalo e il governo di Addis Abeba annuncia un «contrattacco» contro le milizie delle corti islamiche, Washington cambia strategia e appoggia l'Etiopia. A questo punto, il 28 dicembre 2006, le truppe etiopiche cacciano le milizie delle Corti islamiche da Mogadiscio. E gli Usa si spostano a largo della Somalia e del Kenya per bloccare gli islamici in fuga. Il bombardamento dei villaggi al confine del Kenia avvenuto lunedì, ma di cui si è avuto notizia solo il giorno successivo, è quindi l'ultimo atto dell'intervento Usa nel Paese.

Articolo tratto da L'Unità

Meglio sempre anticipare le mosse del nemico...ma se Bush fosse stato presidente durante la guerra fredda avrebbe attaccato l'ex Unione Sovietica con testate atomiche per prevenire le mosse dell'avversario?!

03 gennaio 2007

Ufficio complicazioni affari semplici

Ma che senso ha avuto l'impiccagione di Saddam?!
Che fosse stato un tiranno che ha fatto uccidere e torturare migliaia di persone nessuno lo discute, ma perchè giustiziarlo facendolo diventare un martire per motli sunniti?!
Se proprio lo volevano eliminare, non era meglio (e più astuto dal punto di vista politico) farlo al momento della cattura e poi inventarsi la balla che voleva scappare o reagire?
I cervelloni di Washington avranno voluto "punirne uno per educarne cento", ma in questo caso l'effetto ottenuto non penso sia quello desiderato!
Lasciamo perdere poi lo sciacallaggio mediatico sulla diffusione delle immagini dell'esecuzione...tutto pur di vivere esperienze forti che non ci appartengono...sembra di vivere nel film "Strange days"