29 novembre 2006

Le scoregge danno alla testa!!!

Lui fa i peti, l'altro lo picchia
Okpala, attaccante nigeriano dei Kickers di Stoccarda, è stato sospeso a tempo indeterminato dal club per aver dato un pugno al compagno di squadra Benda, reo di ripetute flatulenze

MONACO DI BAVIERA (Germania), 28 novembre 2006 - Sospeso a tempo indeterminato dalla propria società per aver colpito con un pugno un compagno di squadra. Un provvedimento all'apparenza sacrosanto quello che è stato inflitto dalla dirigenza dei Kickers di Stoccarda, serie C, all'attaccante nigeriano Christian Okpala, 30 anni. Questi, però, non ha accettato tanto pacificamente la punizione, adducendo, a giustificazione della sua violenta reazione, una scorrettezza davvero poco urbana nei suoi confronti da parte del compagno di squadra, il tedesco Sasha Benda : "Benda mi ha provocato, continuando a emettere flatulenze in mia presenza", ha dichiarato Okpala al quotidiano tedesco Bild. Aggiungendo che il suo compagno di squadra lo perseguitava con le rumorose e poco profumate emissioni ventrali sin dalla passata stagione, quando i due erano insieme all'Augsburg: "Per questo motivo Benda è stato anche multato di 250 euro", ha aggiunto Okpala.
Dopo l'ultimo "attacco" a raffiche di peti da parte del compagno di squadra, il nigeriano non ci ha visto più: "Gli ho detto di smettere di impestare l'aria, ma lui non ne ha voluto sapere ed io ho reagito", si è giustificato. Peraltro l'attaccante si è detto vittima di un complotto da parte della sua stessa società: "Ho la sensazione che i Kickers vogliano liberarsi di me, perché guadagno troppo". Certo, che un club di calcio per far fuori un giocatore ricorra ad assoldare un killer dotato di simili armi chimiche è per lo meno insolito. Alla faccia dell'educazione e del buon gusto. Per fortuna, almeno stavolta, non c'entrerebbe il razzismo.

Articolo tratto da Gazzetta.it

Conosco persone che sarebbero pestate a sangue se tutti reagissero così ad una scoreggia!!!

23 novembre 2006

Una tragedia annunciata

Uccide il figlio e si ammazza
Lo trascina in acqua sotto gli occhi delle sorelline

Adel, cinque anni, si fidava di quel padre grande e severo. Gli voleva bene. È stato tradito: svegliato nel cuore della notte, preso dal suo lettino, portato in auto e legato con il nastro da pacco, imbavagliato. Ha avuto paura, Adel. Piangeva ma nessuno poteva sentirlo con quello scotch che gli tappava la bocca.
Con lui su quell'auto, lanciata a folle velocità sulla statale della Valsugana, c'erano anche le sue sorelle maggiori. Le bambine si sono salvate dalla follia del padre, il piccolo Adel no: gettato nel lago e tenuto con la testa sott'acqua, come un gattino appena nato, dall'uomo che fino a qualche ora prima si era preso amorevolmente cura di lui. Il cuore di Adel ha cessato di battere all'alba di ieri al pronto soccorso dell'ospedale di Trento; pochi minuti dopo è spirato anche suo padre, Achour Belgacem. Follia, follia pura nella mente dell'uomo, algerino d'origine ma da vent'anni in Italia. Stava separandosi dalla moglie, ospite di una struttura protetta, temeva di perdere i figli. E ieri si sarebbe dovuto presentare in Tribunale per la decisione sull'affidamento. Aveva paura di non vederli più. Ha voluto cancellare la propria vita, fallita, prendendo con sé i bambini, uccidendo il più piccolo di loro, il maschietto della famiglia. Ma non avrebbe risparmiato nemmeno le sue bambine, di 10 e 12 anni: con quell'auto, sparata a velocità sostenuta, alle quattro del mattino, voleva finire nel lago, annegare tutti insieme. Ha pure tentato di far saltare in aria il condominio in cui abita, a Castelnuovo in Valsugana, appiccando il fuoco a quattro bombole del gas: un miracolo, nell'irrazionalità di quelle lunghe ore, c'è stato e le fiamme si sono spente per la mancanza di ossigeno. Una lunga notte di follia, dunque, conclusa con l'uccisione del figlio ed il suo suicidio. Achour Belgacem, 48 anni, era arrivato in Italia più di vent'anni fa. Era sposato con una connazionale di dodici anni più giovane, insieme hanno cresciuto tre figli, tutti nati a Borgo, due bambine di 10 e 12 anni ed il più piccolo, Adel di 5. Un passato violento, anche a causa dall'abuso di alcol, aveva rovinato il rapporto con la moglie e gli aveva fatto perdere il lavoro. Numerosi sono stati negli ultimi anni gli interventi delle forze dell'ordine nella casa dell'uomo: era la donna a chiamare, a chiedere aiuto per quel marito violento che scaricava su di lei, con parolacce e percosse, le frustrazioni della sua vita. Tanto che Fatma Zohra Ham, 36 anni, non ce l'ha fatta più a sopportare quell'inferno e se ne è andata, prima con i figli, poi da sola. Era in corso una causa di separazione e l'affidamento dei bambini era diventato per l'uomo un'ossessione. Se ne stava occupando lui dei figli, nell'ultimo periodo: la madre era fuggita in Algeria ed al ritorno aveva trovato sistemazione alla Casa della Giovane. Achour Belgacem temeva di perdere i bambini, l'unico pensiero a lui rimasto dopo essere rimasto senza un lavoro, senza alcuna occupazione. Nel cuore della notte, poche ore prima dell'appuntamento in Tribunale a Trento, la mente dell'uomo si è annebbiata. Ha svegliato i figli, li ha fatti vestire. Era buio e freddo a Castelnuovo, quando l'auto è partita. Prima, sotto gli occhi delle bimbe è sceso nello scantinato della palazzina Itea di via Maccani dove abita, ha sistemato alcuni stracci intrisi di liquido infiammabile sopra quattro bombole del gas da 15 chili e ha dato fuoco. Poi è fuggito sull'auto, sistemando il piccolo Adel, legato ed imbavagliato, accanto al posto guida, le figlie sui sedili posteriori della sua vecchia Audi. Voleva far saltare in aria la palazzina, ma un primo miracolo è avvenuto: le fiamme si sono spente per la mancanza di ossigeno nel locale. Poi un secondo miracolo, in una notte drammatica: lo schianto terribile, l'auto che si incendia, le due bambine che escono illese dalla vettura, salvandosi, attirando l'attenzione di un automobilista che ha dato l'allarme. Erano le 4.30 quando l'Audi ha centrato la rete ed il cancello della villetta estiva della famiglia Belli lungo il lago, nel territorio comunale di Caldonazzo, a poche decine di metri dalla località Terrazze di Tenna. Repentinamente, l'uomo ha sterzato il volante, invaso la corsia opposta di marcia credendo di finire dritto dritto nel lago. Ma la corsa dell'Audi è terminata contro un albero, divelto, e dal motore sono partite le fiamme. Le bambine, nonostante le shock, si sono portate in salvo. Il padre ha tolto dalle fiamme il piccolo Adel, lo ha preso fra le sue braccia. Non è stato un gesto d'amore: lo stringeva a sé ma lo ha portato verso la morte, con un tuffo nell'acqua fredda del lago. Non sono bastati i soccorsi tempestivi delle ambulanze del 118, del medico, dei vigili del fuoco permanenti e volontari, dei carabinieri della Compagnia di Borgo e del Nucleo operativo provinciale. Per più di un'ora il rianimatore ha tentato di far ripartire il cuore del bimbo. Adel è morto in ospedale per le ferite e per il freddo: sul corpicino aveva i segni del nastro adesivo con cui era stato imbavagliato ed immobilizzato.

Articolo tratto da L'Adige.it

Ma com'è stato possibile che i servizi sociali abbiano messo al sicuro la mamma e abbiano lasciato i figli alla mercè di un uomo del genere?! Bisogna seguire i regolamenti, dei pericoli che i bambini possono correre, per rispettare le regole, ci si preoccupa solo dopo che succede l'irreparabile!!!

21 novembre 2006

Fate l'amore non fate la guerra...

San Francisco, "orgasmo globale" per la pace

Organizzato per il 22 dicembre da due pacifisti storici californiani.
«Un orgasmo planetario potrà far avanzare la causa della pace»: tutti invitati a partecipare (tra le propria mura domestiche).

SAN FRANCISCO - Due pacifisti storici di San Francisco, la città della California più 'liberal' degli Stati Uniti, hanno indetto per il 22 dicembre prossimo, all'inizio dell'inverno, una manifestazione di «orgasmo globale per la pace». I due - Donna Sheehan, 76 anni e Paul Refell, 55 anni - sostengono che un orgasmo planetario potrà far avanzare la causa della pace, e chiedono a tutti i pacifisti del mondo (all'interno beninteso delle mura domestiche), di partecipare alla maggiore manifestazione di questo tipo mai organizzata. Secondo Refell, «l'orgasmo offre una incredibile sensazione di pace durante e dopo, creando un vuoto nel cervello, come se si trattasse di uno stato meditativo. E le meditazioni di massa sono in grado di cambiare le cose».

Articolo tratto da Corriere.it

Convinti loro...

16 novembre 2006

Diminuzione della deforestazione

Immagine tratta da Washingtonpost

Speriamo sia vero e che le campagne mondiali di sensibilizzazione abbiano effetto!!!

Diritto alla vita...e alla morte...

WELBY PRONTO ALLA DISOBBEDIENZA CIVILE

ROMA -"Nonostante la mia pubblica richiesta di essere sedato per staccare il respiratore, nessuno vuole prendersi questa responsabilità. Quindi, l'unica via percorribile resta quella della disobbedienza civile che - insieme a Marco Pannella e ai compagni radicali - non potremmo e non potremo far altro che mettere in pratica un giorno da decidere. P.Welby". E' quanto afferma in una lettera Piergiorgio Welby, vicepresidente dell'associazione Coscioni in una lettera inviata ai Presidenti e ai membri delle Commissioni Sanità e Giustizia di Senato e Camera, e per conoscenza, ai Presidenti dei due rami del Parlamento. Dopo il seminario svolto il 27 ottobre scorso, alla Presenza del Presidente della Commissione Sanità Ignazio Marino, con all’ordine del giorno la domanda di Welby rivolta ad autorevoli giuristi, medici, bioetici e politici ("é possibile che mi sia somministrata una sedazione terminale che mi permetta di poter staccare la spina senza dover soffrire?"), il co-Presidente dell Associazione Coscioni ha ritenuto di prendere questa decisione. L'Associazione ha inoltre organizzato per sabato e domenica prossimi una mobilitazione nazionale di raccolta firme sulla petizione rivolta al Parlamento "perché affronti la discussione sulle proposte di legge in materia di decisioni di fine vita e dia l’avvio ad una indagine conoscitiva sul fenomeno dell’eutanasia clandestina".
ESCE “LASCIATEMI MORIRE”
"Ai giorni nostri siamo assediati dalla paura di sopravvivere oltre il limite consentito dalla dignità personale, dal nostro desiderio, dalla capacità di sopportare sofferenze fisiche e mentali". E' l'opinione che Piergiorgio Welby, cinquantunenne romano da oltre quarant'anni affetto di distrofia muscolare e che ormai da trent'anni respira con l'ausilio di un ventilatore polmonare e comunica mediante un computer, affida al libro "Lasciatemi Morire" (Rizzoli), in libreria da domani. Centoquarantesette pagine: quattro capitoletti, una lettera aperta al presidente della Repubblica per rivendicare il diritto alla morte da parte di un uomo che ha già chiesto, senza avere risposta, il permesso "di essere sedato per staccare il respiratore". Secondo l'autore questo "vivere oltre i limiti" è il risultato del progresso della scienza medica che "é in grado di tenere in vita chi un tempo sarebbe morto". "Ma se è la medicina ad aver creato il problema, è doveroso che sia la medicina a preoccuparsi di trovare soluzioni". Per ora Welby, nel contesto italiano vede nella disobbedienza civile l'unico modo possibile per praticare l'eutanasia e mettere così fine a sofferenze insopportabili con una "morte opportuna". "L'eutanasia - si legge nel volume - è l'estremo e generoso aiuto che il medico può offrire per interrompere un percorso di morte". "Quando un malato terminale decide di rinunciare agli affetti, ai ricordi, alle amicizie, alla vita e chiede di mettere fine ad una sopravvivenza crudelmente “biologica”, io credo che questa sua volontà debba essere rispettata ed accolta con quella pietas che rappresenta la forza e la coerenza del pensiero laico". Così Welby si rivolge, dalle pagine del libro, al presidente Napolitano affidandogli la realizzazione di un sogno: "ottenere l'eutanasia". "Vorrei - scrive - che anche ai cittadini italiani sia data la stessa opportunità che é concessa ai cittadini svizzeri, belgi, olandesi". Inoltre Welby denuncia: "In Italia, l'eutanasia è reato, ma ciò non vuol dire che non “esista”: vi sono richieste di eutanasia che non vengono accolte per il timore dei medici di essere sottoposti a giudizio penale e viceversa, possono venir praticati atti eutanasici senza il consenso informato di pazienti coscienti". "Forse - scrive ancora Welby - quel che ci vuole per ridare ossigeno allo stagnate dibattito italiano è una scossa semantica, una parola che sia priva di incrostazioni, che esprima le contraddizioni che si sono create a causa delle tecnologie legate alla rianimazione, ai supporti che simulano le funzioni vitali". "Noi usiamo una parola che rimanda ad altro, che non ha alcun rapporto con il significato che oggi vogliamo darle". Eutanasia, ricorda l'autore, letteralmente è "buona morte", ma per Welby è "solo una parola falsamente tranquillizzante". "Potremmo dire - aggiunge _ biodignita o ecomorire o finecosciente". L'obiettivo è quello di trovare "una parola che esprima il diritto del malato a non essere ridotto a semplice palestra per esercitazioni e virtuosismi fantascientifici".

Articolo tratto da Corriere.it

Difficile dargli torto, in certe condizioni non si vive ma si cerca di sopravvivere (se non vegetare), quindi se qualcuno è cosciente di quello che fa, perchè non rispettare il suo desiderio di mettere fine a delle sofferenze spesso atroci?

14 novembre 2006

Gli smemorati...

Tokio rivendica un riarmo nucleare "di difesa"

Ammesso che abbia mai avuto complessi di colpa – o di vergogna – per Pearl Harbour e la partecipazione alla Seconda guerra mondiale a fianco delle potenze nazifasciste dell´Asse, Tokyo non ne ha più. E dopo aver mandato un piccolo contingente militare in Iraq – prima uscita dai confini dei soldati nipponici da allora - , e nel bel mezzo della crisi nucleare con la Corea del Nord, ora il Giappone – per la prima volta – rivendica a sua volta un riarmo atomico. In risposta a un'interrogazione scritta alla Camera capo del governo – l´ultraconservatore, Shinzo Abha, membro dell´establishment nipponico – ha dichiarato martedì che, su un piano puramente legale, ritiene di avere diritto a un «minimo necessario» di armi atomiche per autodifesa.
Il governo giapponese, nonostante la disponibilità della Corea a tornare a trattare il suo disarmo atomico in cambio di sovvenzioni economiche, continua a applicare l´embargo. Recentemente Tokyo ha approvato una lista di prodotti posti sotto embargo, nel quadro delle sanzioni decise contro Pyongyang dopo il test nucleare nordcoreano di ottobre. Il segretario del governo giapponese, Yasuhisa Shiozaki, ha riferito che la lista comprende 24 prodotti di lusso, tra cui le sigarette, gli alcolici, i profumi e le motociclette, tutti prodotti utilizzati dai dirigenti nordcoreani e soprattutto dal "caro leader", il dittatore Kim Jong Il. Il Giappone era stato minacciato direttamente da Pyongyang nel pieno della crisi del test nucleare. E sicuramente non intende lasciare alla Cina la potestà strategica sull´intera Asia. Oltretutto in questo periodo i rapporti diplomatici tra Russia e Cina sembrano volti al bello e ciò, da sempre, mette notevolmente in allarme l´altra potenza economica dell´area.


Articolo tratto da L'Unità.it

"Capisco" la voglia di dotarsi della bomba atomica della Corea del Nord, il cui regime dittatoriale vuole dimostrare al popolo la propria potenza, ma una nazione come il Giappone che ha provato sulla sua pelle le tragiche conseguenze della bomba atomica NO!
Non ne hanno avuto abbastanza?!!

Questa sì che è televisione di qualità!

Non mi scandalizza sentire parolacce o vedere spettacolini del genere nelle ore pomeridiane della domenica (anche perchè quando ci sono delle risse verbali o delle cose che non piacciono basta cambiare canale o spegnere la tv), però non capisco perchè per vedere alcuni telefilm o cartoni animati (come "South Park" o "La Famiglia Griffith") considerati troppo volgari o forti devo aspettare che passino le ore ventitre...
Ad altri l'ardua sentenza, intanto io porto le prove del "reato" (ma solo per dovere di cronaca!) perpetrato a "Quelli che il calcio"...

Immagini tratte da Corriere.it

13 novembre 2006

Effetti della guerra in Vietnam

DA NANG, Vietnam -- For a stark reminder of the Vietnam War, people living near the airport in this central industrial city can still stroll along the old stone walls that once surrounded a U.S. military base. But Luu Thi Nguyen, a 31-year-old homemaker, needs only to look into the face of her young daughter.
Van, 5, spends her days at home, playing by herself on the concrete floor because local school officials say her appearance frightens other children. She has an oversize head and a severely deformed mouth, and her upper body is covered in a rash so severe her skin appears to have been boiled. According to Vietnamese medical authorities, she is part of a new generation of Agent Orange victims, forever scarred by the U.S.-made herbicide containing dioxin, one of the world's most toxic pollutants.
For decades, the United States and Vietnam have wrangled over the question of responsibility for the U.S. military's deployment of Agent Orange. But officials say they are now moving to jointly address at least one important aspect of the spraying's aftermath -- environmental damage at Vietnamese "hot spots" such as Nguyen's city, Da Nang -- that are still contaminated with dioxin 31 years after the fall of Saigon.
Though neither Nguyen nor her husband was exposed to the Agent Orange sprayed by U.S. forces from 1962 to 1971, officials here say they believe the couple genetically passed on dioxin's side effects after eating fish from contaminated canals. "I am not interested in blaming anyone at this point," the soft-spoken Nguyen said on a recent day, stroking her daughter's face. "But the contamination should not keep doing this to our children. It must be cleaned up."
Vietnamese and U.S. officials last year conducted their first joint scientific research project related to Agent Orange. Testing of the soil near Da Nang's airport, where farmers say they have been unable to grow rice or fruit trees for decades, showed dioxin levels there as much as 100 times above acceptable international standards.
Now the United States is planning to co-fund a project to remove massive amounts of the chemical from the soil. A senior U.S. official involved in Vietnam policy said the plan is evidence that the two countries, having embarked on a new era of economic cooperation, are finally collaborating to address the problem.
"The need to deal with environmental cleanup is increasingly clear, and we're moving forward from talking to taking concrete actions to respond to the issue," the official said, speaking on condition of anonymity because the project has not yet been publicly announced.
The more politically sensitive issues of responsibility and direct compensation for victims remain unresolved. Although medical authorities here estimate that there are more than 4 million suspected dioxin victims in Vietnam, the United States maintains that there are no conclusive scientific links between Agent Orange and the severe health problems and birth defects that the Vietnamese attribute to dioxin.
Still, with a much-changed Vietnam now among Asia's most dynamic economies -- the French luxury house Louis Vuitton has opened a branch in Hanoi, and the hottest nightspot in the capital is a glitzy disco called Apocalypse Now -- both sides appear more willing to seek common ground. Ahead of President Bush's first official visit to Vietnam this week, some also express hope that they are taking the first steps toward a reconciliation on their most divisive wartime issue.

Articolo tratto da
Washingtonpost.com

Golpe mancato

In un documentario i «brogli» del Polo

MILANO — Uccidete la democrazia!, il nuovo film di Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio con la regia di Ruben H. Oliva, non è questione di sindrome da complotto ma di numeri, numeri e ore. Gli autori lo dicono subito, prima che scorrano in anteprima le immagini e Gola Profonda inizi il suo racconto. La notte di lunedì 10 aprile 2006 è ormai sfumata nel martedì e l'Italia è in sospeso, il flusso dei dati elettorali s'è bloccato, «non si riesce a capire che sta succedendo» dice Romano Prodi, l'esito delle elezioni è più che mai in bilico e intanto a Palazzo Grazioli, quartier generale di Berlusconi, è arrivato Beppe Pisanu. Mai successo che un ministro dell'Interno lasciasse il suo posto in un momento così. C'era già stato verso le 19,20. Per convocarlo, alle 23,14 gli telefonano al Viminale, «l'hanno costretto, letteralmente costretto ad andare». Berlusconi è furibondo, «gli grida in faccia, dice che lui non è disposto a perdere per una manciata di voti». Pisanu torna al Viminale e là ci sono quelli dell'Unione. Marco Minniti, Ds, è piombato in sala stampa agitatissimo, ha cercato i funzionari, ha fatto una telefonata. Poi si è rasserenato. Testimonianze. Immagini dei tg. E Gola Profonda che racconta: più tardi, a Palazzo Grazioli, ci sono quattro uomini chiusi in una stanza. Berlusconi, Bondi, Cicchitto e, ancora, Pisanu. Il Cavaliere non ci sta. E il clima si fa pesante, per il ministro. Volano insulti, «vigliacco», «traditore». Sono le 2.44 quando Piero Fassino annuncia alle telecamere: abbiamo vinto. A quanto pare dal film, il grande imbroglio informatico è sfumato in extremis, il programma che nel sistema di trasmissione dati del Viminale trasformava le schede bianche in voti per Forza Italia è stato fermato a ventiquattromila voti dal traguardo, l'esiguo vantaggio dell'Unione. E a questo punto le immagini rallentano, scrutano il volto segnato del segretario Ds, le occhiaie scure, lo sguardo cupo, mai vista una proclamazione così. In via del Plebiscito Berlusconi fa chiamare l'onorevole Ghedini, vuole preparare un decreto che dice farà approvare dal Consiglio dei ministri per sospendere il risultato elettorale fino a un nuovo conteggio e assicura che lo farà firmare a Ciampi.
Ma dal Colle fanno sapere che il Presidente «non vuole neanche sentirla», una richiesta simile. Abbiamo evitato un golpe? «Non s'innamori dei paroloni: guardi i numeri», sorride Gola Profonda, alias uno strepitoso Elio De Capitani, l'ex «Caimano» di Moretti che nel film incarna tutte le fonti riservate dell'inchiesta. Il personaggio che racconta quella notte delle Politiche 2006 è fittizio, «ma i numeri sono veri», spiega Deaglio, «aspettiamo che intervengano i magistrati, che il ministro chiarisca, che il presidente Napolitano ci rassicuri ». Gli autori sono partiti da un libro, Il broglio, firmato da un anonimo «Agente Italiano» e uscito a maggio. Il dvd contiene i dati provincia per provincia. Numeri che il Viminale pubblica di solito «dopo 40 giorni» e fino ad oggi sono rimasti riservati. Perché? «Perché sono impresentabili, ecco perché». Al centro del «docu-thriller», il mistero delle schede bianche. Dalle Politiche 2001 a quelle 2006, per la prima volta nella storia della Repubblica, sono crollate: da 1.692.048 ad appena 445.497, 1.246.551 in meno. Maggiore partecipazione? Ma gli elettori, al netto dei votanti all'estero, sono stati di meno: 39.424.967 contro i 40.190.274 di cinque anni fa. E soprattutto ci sono le «anomalie» statistiche. L'Italia è varia, la percentuale di «bianche» nel 2001 cambiava ad ogni regione, 2,6 in Toscana, 9,9 in Calabria, 5,5 in Sardegna... L'animazione del film fa ruotare lo Stivale come in una centrifuga, nel 2006 i dati sono omologati, «tutto dall'1 al 2%, isole comprese!». Tutto più o meno uguale, e non un posto dove le bianche non siano calate. In Campania, per dire, si è passati da 294.291 bianche a 50.145, meno duecentocinquantamila, dall'8 all'1,4%. E poi c'è la successone degli eventi. Alle 15 il primo exit-poll dà all'Unione cinque punti di scarto, come tutti i sondaggi. Ma alle 15,45 Denis Verdini, responsabile dell'ufficio elettorale di Forza Italia, dice che «alla Camera è testa a testa, lo si vedrà dopo diverse proiezioni».
E infatti: un'animazione mostra la «forbice» tra gli schieramenti che diminuisce «regolare come un diesel», ogni ora la Cdl guadagna mezzo punto e l'Unione lo perde. I primi dati del Viminale arrivano alle 20,19 e proseguono col contagocce. Alle 21,38 l'Ulivo invita a «presidiare i seggi», quando si bloccano i dati manda il segretario provinciale a Caserta. Inizia la lunga notte. Resta da scoprire l'arma del delitto. E Deaglio, nel film, vola in Florida a intervistare Clinton Curtis, programmatore informatico che nel 2001, inconsapevole, preparò un software per truccare le elezioni e poi ha denunciato tutto e ne ha fatto una battaglia. «Qualsiasi broglio le venga in mente, con la matematica si può fare». E al direttore di Diario, in mezz'ora, prepara un programma che distribuisce in automatico le bianche a uno schieramento lasciandone una percentuale tra l'1 il 2, «si può inserire nel computer centrale o a metà della rete, bastano quattro o cinque persone». Deaglio dice che le bianche mancanti e i voti in più di Forza Italia corrispondono: «Sono gli unici risultati sbagliati dagli exit-poll». Problema: se è vero, perché Berlusconi ha perso? La tesi del film è nella domanda che Deaglio fa a Curtis: è possibile interrompere il processo? «In ogni momento». Si torna alla notte di Palazzo Grazioli. Le pressioni su Pisanu. Il «colpo di teatro», l'arresto di Provenzano l'indomani. E l'«antropologia» dei democristiani, il loro fiuto infallibile. Gola Profonda conclude: «Quella sera il ministro ha fiutato. Ha capito subito che Berlusconi era un gatto che si agitava, ma era un gatto morto. E ha agito di conseguenza».

Articolo tratto da Corriere.it


Per fortuna che sono i "COMUNISTI" che ce l'hanno su con il Cavaliere e complottano contro di lui!
Dopo aver scoperto che l'uno per mille destinato "in beneficienza" è stato usato per sovvenzionare la missione in Iraq e Afghanistan cos’altro scopriremo nell’armadio del precedente governo?!

10 novembre 2006

I Repubblicani perdono le elezioni di metà mandato in U.S.A.: che gli Americani si siano accorti delle cavolate fatte da Bush?!

WASHINGTON - «Dobbiamo lavorare assieme per i prossimi due anni». Il presidente americano, George W. Bush, ammette di essere «deluso» per la sconfitta elettorale dei repubblicani, riconosce di avere una parte di responsabilità e tende la mano ai democratici dopo il risultato delle elezioni di medio termine. «Per loro è stata una bella notte. Adesso bisogna superare le differenze per aiutare l'America a risolvere i suoi problemi. Gli americani vogliono che i partiti lavorino assieme per affrontare le sfide del futuro. Possiamo lanciare una nuova era di cooperazione».
«NUOVA DIREZIONE» - «Gli elettori vogliono che ci muoviamo in una nuova direzione - ha affermato Bush durante una conferenza stampa alla Casa Bianca - e credo che si debba rispettare la loro volontà. Sono ovviamente dispiaciuto ma ora occorre lavorare di comune accordo per guidare il Paese». La nuova direzione riguarda anche l'Iraq. «Parleremo con i nuovi deputati e senatori e ascolteremo le loro idee - ha detto Bush - e la prossima settimana conosceremo i risultati del gruppo di studio guidato dall'ex segretario di Stato, James Baker».
LA QUESTIONE IRACHENA - «Sono cambiate molte cose con queste elezioni - ha ammesso Bush - ma non cambiano le mie responsabilità principali: proteggere gli Usa dai pericoli». A proposito delle dimissioni di Donald Rumsfeld, Bush ha detto che la decisione era stata stata presa prima delle elezioni: «Ne parlavamo già da tempo. Non ho voluto annunciarla prima per non iniettare insicurezza negli ultimi giorni della campagna elettorale. Ma avevo già parlato con Rumsfeld della necessità di avere nuove prospettive sulla missione irachena. E anche lui era d'accordo. Insieme, ieri (martedì, ndr), abbiamo deciso che era giunto il momento di accettare le sue dimissioni». «Sono certo che Robert Gates (ex direttore della Cia, ndr) sarà in grado di offrire queste nuove prospettive - ha detto ancora il presidente - grazie alla sua esperienza manageriale. Restiamo impegnati per la vittoria. La sconfitta in Iraq non è un'opzione. Le nostre truppe torneranno a casa solo quando la vittoria in Iraq sarà completa. Quando il lavoro sarà finito». Il presidente ammette però che «c'è bisogno di qualche aggiustamento nella tattica. Anche Rumsfeld ha capito che l'Iraq non è una questione che si sta risolvendo in modo sufficientemente positivo e veloce. Insieme abbiamo valutato la situazione e abbiamo concordato il nuovo leader al Pentagono». Poi il presidente lancia un messaggio ai nemici dell'America: «Non dovete essere contenti di questa sconfitta. Noi andremo avanti».

Articolo tratto da Repubblica.it

Che sia la volta buona che gli Stati Uniti la smettano di pensare di essere i padroni del Mondo?
Che finalmente abbiano capito (dopo essersi resi conto di essere finiti in un nuovo Vietnam!) che la storia di esportare la democrazia in Iraq era solo una scusa per avere nuove riserve di petrolio a portata di mano?
Mah...

Nuovo utilizzo reggiseno!

Il reggiseno si trasforma in una borsa della spesa.
Dal Giappone l'ultima trovata per fare a meno dei sacchetti di plastica.

Notizia apparsa su Corriere.it

Non sanno più cosa inventare per non pensare alla minaccia delle bomba atomica posseduta dalla Korea del Nord...come dargli torto!

Attenti da chi vi fate addormentare

ADDORMENTAVA I PAZIENTI E LI FOTOGRAFAVA NUDI
Un medico della California è stato accusato dalla polizia di avere fotografato decine di pazienti nudi sul lettino del suo ambulatorio. Il dottor Tony Shiu somministrava ai suoi pazienti, tutti maschi, una sostanza che li addormentava consentendo così al medico di ritrarre le sue vittime mentre giacevano senza vestiti. Il medico era entrato nell' indagine della polizia in agosto dopo che due uomini avevano denunciato di essersi risvegliati nella abitazione di Shiu a Dublin (California) in stato confusionale dopo avere bevuto con lui un liquore la sera prima. Test in ospedale avevano fatto scoprire che i due avevano nel sangue tracce di una sostanza che viene usata per ridurre l'ansia, ma che può anche produrre perdite di memoria. Inoltre uno dei due aveva segni di violenze sessuali. L'indagine della polizia aveva fatto scattare una perquisizione della abitazione del medico col ritrovamento di centinaia di foto digitali di pazienti nudi e inconsci stesi sul lettino dell'ambulatorio del dottore.

Articolo tratto da ANSA.it

06 novembre 2006

Guida Web ai W.C.

PARIGI - Il bagno del bar 'Appellez-moi rose' a Lione "vale la visita: molto pulito, decoro originale e giornali da leggere a disposizione". Quello della scuola di Couillet, in Belgio "e' sporco, ha un odore orribile e le porte nemmeno si chiudono". Parola degli internauti di www.baignade-interdite.com, prima guida sul web dei w.c. pubblici francesi ed internazionali. Il sito è stato lanciato nel 2002 e conta già oltre 1.300 schede per altrettanti gabinetti repertoriati e segnalati. L'idea è di segnalare i bagni visitati (ed usati) per avvertire gli altri internauti: gli scopi di quelli che compilano le schede sono vari. Alcuni affermano con convinzione che "vale la pena" visitare certe toilette per il decoro originale o l'eccellente livello di pulizia. Altri invece lanciano l'allarme: in certi bagni è meglio non metterci piede. Come, per esempio, il w.c. pubblico di La Pernelle, un paese nella regione francese della Manche, questo mese nella top ten di quelli peggiori. Sulle schede vanno compilati gli spazi riguardanti lo stato di pulizia e l'odore; poi bisogna indicare i dettagli del luogo come la presenza di carta igienica, di un lavabo dotato di sapone, acqua calda e asciugamano, se il locale è profumato con il deodorante e se c'e' una ventola per l'aerazione. C'e' anche la possibilità di completare il 'profilo' del bagno con una fotografia. Il migliore w.c. del mese scorso è quello del grande magazzino Leroy Merlin a Mondeville, in Francia: l'internauta DamDam, che ha compilato la scheda, ha scritto nel profilo che "il risultato è eccellente e invoglia a contattare l'impresa che ha costruito questa toilette". Un motore di ricerca permette di trovare i bagni già repertoriati a partire dalla città o dallo stato dove si trovano: nel sito sono presenti schede riguardanti toilette in 678 città di 43 Paesi. Ci sono schede di alcuni hotel di diverse città fra cui Roma, di alcuni musei come il palazzo Pitti di Firenze, ma sono stati visionati anche un anonimo Burger King di New York e i w.c. pubblici di Nuova Delhi. Il sito lancia inoltre diversi sondaggi, ovviamente tutti riguardanti bagni e affini. Telefonare dal w.c. è per il 57% degli intervistati una cosa "che può succedere, malgrado i rischi". Il w.c. preferito dal 52% dei votanti è il gabinetto classico, mentre il 15% preferisce quello alla turca e il restante 33% "non va mai in bagno" quando frequenta luoghi pubblici. Soddisfatta del successo crescente del sito (che dalla sua creazione è stato visitato da oltre 766.000 persone) l'equipe che lo ha lanciato ne sta già preparando una seconda versione, che conterrà anche la nuova rubrica "w.c. nella storia".

Tratto da ANSA.it...SENZA PAROLE!!!

City of God (Cidade de Deus)

Un bel pugno nello stomaco!
Il film parla della vita nelle Favelas brasiliane, nelle quali la violenza è la compagna di viaggio quotidiana.
Ecco qui la scheda.
Tratto dal romanzo del brasiliano Paulo Lins, il film racconta la vita di una favela – Cidade de Deus – ai margini di Rio de Janeiro, partendo dagli anni ’60 per contrapporre al suo disfacimento l’ascesa di alcune potenti gang di quartiere. Buscapé, undicenne locale con un speciale talento per la fotografia, insegue i suoi sogni per sfuggire ad un esistenza segnata dal crimine e dalla corruzione. Tra episodi di violenza e il patimento di una povertà devastante, il timido studente descrive così il suo mondo e quello delle feroci bande giovanili, rischiando di frequente la propria incolumità.
At
traverso trent’anni di vita (dai 60’ agli 80’) e la prospettiva di due generazioni, “City of God” racconta la discesa agli inferi di un’intera classe sociale condannata ad implodere entro i confini della propria miseria, il cui esilio, culturale ed economico, ha irrimediabilmente condisceso all’inasprimento di una cornice esistenziale avvelenata dalla violenza e dalla criminalità. La morte – più che in altri gangster-movies di stampo tarantiniano a cui vien facile paragonarlo – si perde per il regista Fernando Meirelles nei dettagli del quotidiano, come parte dello spazio scenico a cui lo sguardo finisce, suo malgrado, con l’abituarsi. È l’impulso indotto da una ricerca estetica e narrativa che ostenta toni documentaristici, per giustificare il senso di una realtà volutamente non spettacolarizzata, ma piuttosto rifinita da Meirelles con una peculiare interdipendenza tra i cromatismi della scena e la graduale metamorfosi dell’ambiente (ricordando, in questo, un certo uso sintattico del technicolor).
I tre decenni divengono così altrettante tappe stilistiche, mediate dalla voce fuoricampo del g
iovane protagonista ed influenzate dal soggettivismo di un resoconto empirico solo nella descrizione del presente, ma pervaso di risonanze leggendarie quando si trova a riferire un passato di cui non ha esperienza. Il degrado dello scenario suburbano, semmai, viene espresso nella sua integrità dalle scelte di pre-produzione: ricorrendo, cioè, a circa 200 attori non professionisti scelti tra le favelas – molti chiamati ad interpretare la loro stessa vita – per consentire una verosimiglianza scandita dalla fisionomia, dal linguaggio e dalla gestualità di coloro che non tracciano linee di demarcazione tra l’artificio cinematografico e la dolorosa incidenza della propria routine.

CAST TECNICO ARTISTICO
Regia: Fernando Meirelles
Sceneggiatura: Braulio Mantovani
Fotografia: Cesar Charlone
Scenografia: Tulé Peak
Costumi: Bia Salgano, Ines Salgado
Musica: Ed Cortes, Antonio Pinto
Montaggio: Daniel Rezende
Prodotto da: Andrea Brata Ribeiro, Mauricio Andrade Ramos
(Brasile/Francia/USA, 2003)
Durata: 130'
Distribuzione cinematografica: Mikado

PERSONAGGI E INTERPRETI
Buscapé: Alexandre Rodrigues
Ze Pequeno: Leandro Firmino da Hora
Sandro Cenoura: Matheus Nachtergaele
Mane Galinha: Seu Jorge
Dadinho: Douglas Silva

03 novembre 2006

Il fotoreporter italiano Gabriele Torsello è stato liberato

Qualche volta ci sono anche delle buone notizie!!!

Afghanistan, Torsello è stato liberato
Era stato rapito il 12 ottobre. Parisi e D'Alema si congratulano con il Sismi.Sul sito di Peacereporter: «Trovato sulla strada per Kandahar, è già in mani italiane». Le prime parole: «Sto bene, vi amo tutti»

KABUL - Dopo 23 giorni, l'incubo è finito. Gabriele Torsello, il fotoreporter italiano sequestrato il 12 ottobre nel sud dell'Afghanistan, è stato liberato. La conferma arriva dal ministero della Difesa e da Emergency con questo comunicato pubblicato sul sito di Peacereporter: «Oggi, venerdì 3 novembre, intorno alle 10 ora italiana (le 13.30 in Afghanistan) una telefonata all'ospedale di Emergency a Lashkar-Gah ha indicato che sulla strada per Kandahar si sarebbe potuto trovare Gabriele Torsello liberato. Un membro afgano dello staff di Emergency, viaggiando nella direzione indicata, ha trovato Gabriele Torsello e lo ha accompagnato da incaricati del governo italiano. Emergency ha immediatamente avvertito i familiari, il ministero degli Esteri e l'ambasciatore italiano a Kabul». Torsello ha telefonato a casa per salutare e rassicurare la famiglia ad Alessano, in provincia di Lecce: «Sto bene, sto bene, vi amo tutti», ha ripetuto ai genitori.
IL GOVERNO RINGRAZIA IL SISMI - Ottenuta la conferma del rilascio, il ministro della Difesa Arturo Parisi si è complimentato con il Sismi «per il decisivo contributo dato alla liberazione di Torsello». Soddisfazione anche nel commento di Massimo D'Alema, numero uno della diplomazia italiana. Il ministro degli Esteri ha anch'egli rivolto «un ringraziamento particolare al Sismi, che ha svolto un ruolo essenziale durante tutto il complesso evolversi della vicenda». Il responsabile della Farnesina ha poi sottolineato «la fattiva collaborazione assicurata da Emergency per i contatti con il nostro connazionale e dall'organizzazione Peacereporter, come pure da altri mezzi di informazione italiani, per il senso di responsabilità e professionalità dimostrati nella diramazione delle notizie riguardanti le varie e delicate fasi del sequestro». «Un ringraziamento particolare - sottolinea il premier Prodi in una nota - va alla Farnesina, al ministero della Difesa e a quanti, in questi lunghi giorni, hanno operato fattivamente per portare in salvo Torsello e restituirlo all'affetto dei suoi familiari e al suo lavoro». Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso «gioia e soddisfazione».
«NESSUN RISCATTO» - «Posso dire che è stato un negoziato lungo e difficile, ma non mi risulta che sia stato pagato alcun riscatto per la liberazione del fotoreporter italiano Gabriele Torsello», è quanto ha affermato Elisabetta Belloni, responsabile dell'unità di crisi della Farnesina.
LA SODDISFAZIONE DELL'INTELLIGENCE - La liberazione di Torsello «premia la linea del governo, della diplomazia e dell'intelligence». In ambienti dei servizi di sicurezza si commenta così la felice conclusione del sequestro del fotoreporter italiano. Il governo «ha mantenuto un atteggiamento di assoluta fermezza garantendo agli operativi sul posto l'autorevolezza necessaria per operare al meglio» e la rete del Sismi in Afghanistan «ha lavorato senza sosta in queste settimane per arrivare ad un buon esito della vicenda. È stato confermato - si dice negli ambienti dei 007- che i rapitori erano motivati più da ragioni economiche che politiche».
LA TELEFONATA - Segnali di ottimismo, sulla positiva conclusione del rapimento del freelance originario della Puglia, si sono registrati fin dalla mattina di venerdì. Ieri Torsello, dopo una decina di giorni di black out, si era fatto sentire con una telefonata ad Emergency nella quale chiedeva del figlio.

Articolo tratto da Corriere.it

Volantino censurato sull'undici settembre

Passaporti di terroristi che resistono alle fiamme dell'inferno e cascano intatti in mano agli agenti dell'FBI. Dilettanti dell'aria che non sono mai riusciti a prendere il brevetto per gli aerei da turismo, che si impadroniscono di Boeing da 100 tonnellate e gli fanno fare manovre degne della pattuglia acrobatica. Il testamento di un terrorista che ricompare, senza nemmeno una scottatura, dallo schianto dell'aereo in Pennsylvania. La difesa aerea più impenetrabile del mondo che non riesce ad intercettare uno solo di quei quattro aerei dirottati nell'arco di oltre due ore. Un' FBI che in 48 ore riesce a darci la lista completa dei dirottatori, con tanto di fotografie, quando sulle liste passeggeri non compariva un solo nome arabo. Dirottatori maldestri, che riescono a seminare dappertutto copie del Corano e manuali di volo in quantità industriali. Passeggeri che telefonano coi cellulari da 8 mila metri di altitudine come se fossero dietro l'angolo.
QUESTO È STATO L'11 SETTEMBRE, TUTTO QUESTO E NON SOLTANTO...


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Materiale tratto da "Associazione Culturale Venere"