15 maggio 2008

Quando gli estremi si toccano...


Stalinismo e nazismo: così lontani, così vicini

A Napoli una mostra sui manifesti lo spiega Il lavoro di Gian Marco Montesano si concentra sulle similitudini che accomunavano la strategia comunicativa delle due dittatura.

La spinosa questione del revisionismo storico in una mostra dall’inequivocabile titolo: «La canzone del male».
L’artista torinese Gian Marco Montesano sarà protagonista di una pers
onale, allestita nello spazio napoletano della «Galleria Umberto Di Marino Arte Contemporanea», in via Alabardieri, dal 15 maggio al 15 settembre, in cui la propaganda hitleriana e stalinista rivivrà in dodici coppie di tavole che riproducono, affiancandoli in uno stretto confronto, altrettante fedeli riproduzioni di manifesti provenienti dalla Germania e dalla Russia tra gli anni ’30 e ’40.
L’artista
ha voluto così approfondire, attraverso l’iconografia dell’epoca, l’influenza che i due regimi esercitarono sull’intera società. Ciò che risulta più interessante è, però, l’inedita prospettiva che emerge dal lavoro di Montesano, che si concentra sulle similitudini che accomunavano la strategia comunicativa, funzionale all’esercizio del potere, di Comunismo e Nazismo, uniti del resto da numerose somiglianze strutturali e politiche.
Il sottotitolo della mostra, «Historikerstreit», propriamente «litigio tra storici», rimanda inoltre al dibattito che coinvolse in Germania proprio i
fautori della corrente storica revisionista.
Un
affascinante viaggio nella storia europea quindi, con un occhio a tutti gli aspetti della vita civile dell’epoca, come emerge dai manifesti posti dall’artista uno accanto all’altro, mettendo allo specchio i simboli principali delle due ideologie, che spaziano dall’esaltazione dei valori sportivi e del lavoro, alla sublimazione del sacrificio per la patria, dalla necessità della guerra all’importanza del progresso tecnologico.
Una
mostra quindi di grande attualità, in questi anni in cui interrogarsi sul passato, e di conseguenza sulla nostra identità culturale, è la condizione necessaria per costruire solidi basi per il futuro europeo.

Articolo tratto da Corriere.it

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