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16 novembre 2007

Un passo avanti


Pena di morte, sì alla moratoria


La Terza commissione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato ieri sera ad ampia maggioranza la risoluzione che chiede una moratoria internazionale sulla pena di morte. Il voto è stato di 99 Paesi a favore, 52 contrari e 33 astenuti. Le probabilità di passaggio erano aumentate con la bocciatura di tutti gli emendamenti posti sul suo cammino. La decisione apre adesso la strada a una presa di posizione dell'intera Assemblea generale entro fine anno.
«È una vittoria di tutta l'Italia - ha commentato il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema - l'Italia conferma di essere in prima linea nel mondo in materia di tutela dei diritti umani». Sulla stessa lunghezza d'onda l'ambasciatore italiano al Palazzo di Vetro, Marcello Spatafora, che subito dopo il voto ha dichiarato: «Quella vinta oggi è una battaglia di cui tutti dovremmo essere orgogliosi». L'Italia ha svolto infatti un ruolo di primo piano nella campagna e nei negoziati per far avanzare la risoluzione, divenuta una priorità di politica estera.
Il testo, dopo due giorni di teso dibattito, è rimasto invariato con ben 14 emendamenti, spesso presentati con l'intento di far deragliare la risoluzione, tutti respinti. La commissione aveva aperto i lavori mercoledì, per proseguirli giovedì mattina: gli emendamenti sono stati bocciati in media con 80 voti contro 70, una ventina di astensioni e altrettanti non partecipanti alle deliberazioni. Le dichiarazioni di voto sulla risoluzione sono cominciate verso le tre di pomeriggio ora di New York, dopo che anche un ultimo tentativo degli oppositori di far votare la risoluzione punto per punto era fallito. L'approvazione richiedeva soltanto una maggioranza semplice dei Paesi votanti.
La decisione della Terza commissione rappresenta un passo molto importante ma ancora non definitivo per la risoluzione.
L'appuntamento, infatti, è ora con l'Assemblea generale, probabilmente a metà dicembre, per un voto sulla moratoria: se varata dai 192 Paesi la risoluzione acquisterà un immmediato valore morale, anche se non sarà vincolante. Negli anni Novanta due proposte di risoluzione, che tuttavia chiedevano l'immediata abolizione della pena di morte anziché una moratoria, si erano arenate.
Il voto in commissione è giunto al termine di una saga già rivelatasi lunga e difficile: la moratoria era rimasta ostaggio di richieste di porre l'accento sull'eliminazione della pena capitale e di controproposte per ammorbidire il testo. La risoluzione alla fine presentata e ieri approvata invoca una moratoria in vista di una futura eliminazione.
Il testo sottolinea che la pena capitale «danneggia la dignità umana», che «non esistono prove conclusive del suo valore deterrente» e che «qualunque errore giudiziario nella sua applicazione è irreversibile e irreparabile». Inizialmente 72 Paesi, fra cui l'Italia e tutte le nazioni dell'Unione Europea, avevano sottoscritto il testo, un elenco in seguito allungatosi a 87 firmatari. I sostenitori comprendono ad oggi una dozzina di capitali latinoamericane e otto Paesi africani, dal Brasile all'Angola.
Le più strenue obiezioni sono arrivate da Paesi mediorientali, asiatici e caraibici. Tra i critici più convinti della risoluzione si è distinto Singapore, ma resistenze sono emerse anche da Botswana, Barbados, Iran, Egitto e anche Cina. Iran, Cina, Stati Uniti, Pakistan e Sudan vantano oggi il 90% delle esecuzioni al mondo.
Alcune delle obiezioni, sintomo delle polemiche che dividono l'Onu sulla pena di morte, hanno anche sollevato lo spettro del colonialismo e dell'interferenza negli affari interni di singole nazioni. «Abbiamo visto - ha detto il rappresentante di Singapore Kevin Cheok - simili episodi in passato. C'era un tempo in cui le nostre vedute venivano ignorate». Cheok ha dichiarato che il dibattito sulla pena di morte minaccia di «avvelenare» il clima alle Nazioni Unite. L'ambasciatore italiano Marcello Spatafora ha respinto simili accuse e ha risposto che l'iniziativa per la moratoria è internazionale.

Articolo tratto da IlSole24Ore.com

31 agosto 2007

Ogni tanto...


Texas, graziato Foster: per lui si era mobilitato il mondo


Kenneth Foster non sarà giustiziato. Il gvernatore del Texas Rick Perry ha deciso di commutare la sua pena in ergastolo. La grazia arriva a meno di 6 ore dalla prevista iniezione letale. Il governatore del Texas ha così accolto la raccomandazione del “Board of pardons and paroles”, la commissione incaricata di valutare le richieste di grazia. Il parere del Board, i cui componenti sono nominati dal governatore, non era vincolante per Rick Perry.
Ma la raccomandazione, del tutto inconsueta, arriva con un voto a grande maggioranza: 6 membri della commissione su 7 avevano chiesto di bloccare l’esecuzione.

Foster, attualmente nel braccio della morte di Huntsville, in Texas, condannato nel 1997, era accusato senza nessuna prova e contro ogni verosimiglianza, di un delitto di cui è stato soltanto spettatore, senza esserne complice, mandante, e tanto meno esecutore materiale. Foster era stato condannato in base a una controversa legge del Texas, la Law of Parties, che estende ai casi di pena capitale la responsabilità penale dei complici.


Articolo tratto da L'Unità.it

03 novembre 2006

Il fotoreporter italiano Gabriele Torsello è stato liberato

Qualche volta ci sono anche delle buone notizie!!!

Afghanistan, Torsello è stato liberato
Era stato rapito il 12 ottobre. Parisi e D'Alema si congratulano con il Sismi.Sul sito di Peacereporter: «Trovato sulla strada per Kandahar, è già in mani italiane». Le prime parole: «Sto bene, vi amo tutti»

KABUL - Dopo 23 giorni, l'incubo è finito. Gabriele Torsello, il fotoreporter italiano sequestrato il 12 ottobre nel sud dell'Afghanistan, è stato liberato. La conferma arriva dal ministero della Difesa e da Emergency con questo comunicato pubblicato sul sito di Peacereporter: «Oggi, venerdì 3 novembre, intorno alle 10 ora italiana (le 13.30 in Afghanistan) una telefonata all'ospedale di Emergency a Lashkar-Gah ha indicato che sulla strada per Kandahar si sarebbe potuto trovare Gabriele Torsello liberato. Un membro afgano dello staff di Emergency, viaggiando nella direzione indicata, ha trovato Gabriele Torsello e lo ha accompagnato da incaricati del governo italiano. Emergency ha immediatamente avvertito i familiari, il ministero degli Esteri e l'ambasciatore italiano a Kabul». Torsello ha telefonato a casa per salutare e rassicurare la famiglia ad Alessano, in provincia di Lecce: «Sto bene, sto bene, vi amo tutti», ha ripetuto ai genitori.
IL GOVERNO RINGRAZIA IL SISMI - Ottenuta la conferma del rilascio, il ministro della Difesa Arturo Parisi si è complimentato con il Sismi «per il decisivo contributo dato alla liberazione di Torsello». Soddisfazione anche nel commento di Massimo D'Alema, numero uno della diplomazia italiana. Il ministro degli Esteri ha anch'egli rivolto «un ringraziamento particolare al Sismi, che ha svolto un ruolo essenziale durante tutto il complesso evolversi della vicenda». Il responsabile della Farnesina ha poi sottolineato «la fattiva collaborazione assicurata da Emergency per i contatti con il nostro connazionale e dall'organizzazione Peacereporter, come pure da altri mezzi di informazione italiani, per il senso di responsabilità e professionalità dimostrati nella diramazione delle notizie riguardanti le varie e delicate fasi del sequestro». «Un ringraziamento particolare - sottolinea il premier Prodi in una nota - va alla Farnesina, al ministero della Difesa e a quanti, in questi lunghi giorni, hanno operato fattivamente per portare in salvo Torsello e restituirlo all'affetto dei suoi familiari e al suo lavoro». Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso «gioia e soddisfazione».
«NESSUN RISCATTO» - «Posso dire che è stato un negoziato lungo e difficile, ma non mi risulta che sia stato pagato alcun riscatto per la liberazione del fotoreporter italiano Gabriele Torsello», è quanto ha affermato Elisabetta Belloni, responsabile dell'unità di crisi della Farnesina.
LA SODDISFAZIONE DELL'INTELLIGENCE - La liberazione di Torsello «premia la linea del governo, della diplomazia e dell'intelligence». In ambienti dei servizi di sicurezza si commenta così la felice conclusione del sequestro del fotoreporter italiano. Il governo «ha mantenuto un atteggiamento di assoluta fermezza garantendo agli operativi sul posto l'autorevolezza necessaria per operare al meglio» e la rete del Sismi in Afghanistan «ha lavorato senza sosta in queste settimane per arrivare ad un buon esito della vicenda. È stato confermato - si dice negli ambienti dei 007- che i rapitori erano motivati più da ragioni economiche che politiche».
LA TELEFONATA - Segnali di ottimismo, sulla positiva conclusione del rapimento del freelance originario della Puglia, si sono registrati fin dalla mattina di venerdì. Ieri Torsello, dopo una decina di giorni di black out, si era fatto sentire con una telefonata ad Emergency nella quale chiedeva del figlio.

Articolo tratto da Corriere.it