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07 luglio 2008

Oltre alle gambe c'è di più...


La calda estate di Green nelle baraccopoli del Kenya


Il video è da pugno nello stomaco e mostra un ragazzo biondo in bermuda e maglietta rossa che cammina per le luride stradine di un villaggio africano.
Dappertutto, cumuli di immondizia e il fantasma dell’Aids che sembra accompagnarlo ad ogni passo.
Il visitatore è Robert Green, che di mestiere fa il portiere del West Ham a 2
milioni di sterline l’anno (2,5 milioni di euro) e che, al contrario dei colleghi della Premier League che in questi giorni si stanno crogiolando al sole in qualche località esclusiva, per le sue vacanze ha optato per una destinazione decisamente meno glamour ma non meno sconvolgente, ovvero le baraccopoli del Kenya.
, infatti, Green ha trascorso tre settimane a lavorare come volontario per raccogliere fondi per l’AMREF (“The African Medical and Reserach Foundation”) e, prima di tornare a Londra per dare inizio alla nuova stagione con gli Hammers, il giocatore ha affidato al “Sun” il racconto dei suoi 21 giorni in mezzo all’inferno. “La prossima volta che mi lamenterò perché devo stare in un hotel a cinque stelle prima di una partita, penserò alla gente che vive qui. Le loro storie mi hanno colpito davvero moltissimo, ho visto una famiglia di sei persone vivere in una baracca più piccola della mia cucina, ho assistito a scene di violenza e miseria. Noi giocatori viviamo in una bolla, per carità la nostra è una vita meravigliosa, ma io voglio rapportarmi anche con il resto del mondo. Non mi ricordo quello che ho fatto l’anno scorso in vacanza, ma di sicuro questo viaggio lo ricorderò per sempre”. E le immagini parlano chiaro: a Kibera, la seconda baraccopoli più grande dell’Africa, la gente muore di tubercolosi e Aids praticamente ogni giorno. “Non è Saint Tropez, questo è poco ma sicuro – ha proseguito Green – e la prima cosa che ho avvertito quando sono sceso dalla jeep è stato il fetore, causato da un miscuglio di plastica bruciata, legno arso e rifiuti umani. Un odore nauseabondo che mi è rimasto appiccicato addosso ai vestiti per giorni interi”.
Il
portiere ha fatto anche l’arbitro in una partita di calcio fra i piccoli di Kibera, che si sono presentati davanti alla celebrità in visita sfoggiando orgogliosi le magliette del Manchester United, dell’Arsenal e dell’Inghilterra, perché qui, fra questi vicoli maleodoranti, dopo la religione, l’ossessione vera si chiama Premier League. “Non condanno il mondo del calcio – ha concluso Green – perché è la mia vita da 20 anni e adoro quello che faccio. Ma d’ora in avanti, quando qualcuno mi chiederà che cosa ho fatto della mia vita, potrò dire di aver visto un altro aspetto dell’Africa”.

Articolo tratto da Gazzetta.it

18 giugno 2008

Ciao, ciao Francia!


Italia, la nottata perfetta. Ora i quarti con la Spagna



Gli azzurri superano 2-0 la Francia con Pirlo e De Rossi: domenica supersfida contro le Furie Rosse. Qualificazione possibile grazie all'Olanda che fa il suo dovere: 2-0 alla Romania.

Immagine tratta da Gazzetta.it

08 aprile 2008

Nooooooooooooo!!!!!!!!!!!


Cambiamento climatico, birra a rischio

Calano le piogge e intere regioni diventeranno aride. E già aumenta il prezzo dell'alluminio per le lattine.

Il riscaldamento globale potrebbe mettere a rischio la produzione di birra. Jim Salinger, climatologo dell'Istituto nazionale neozelandese delle ricerche sull'acqua e l'atmosfera, ha affermato che il cambiamento climatico in atto provocherà nei prossimi decenni una diminuzione della produzione di orzo, dal quale di ricava il malto d'orzo, principale materia prima della birra. La minore della produzione di orzo avverrà in modo particolare in Australia e in Nuova Zelanda in quanto intere regioni soffriranno di aridità e mancanza d'acqua.
«
Ciò significa che il costo della birra è destinato ad aumentare», ha affermato Salinger. «L'industria birraria nei prossimi anni si dovrà attrezzare: per esempio sperimentando nuove varietà di malto». Ma non sarà solo il malto a diventare più caro, già i prezzi di alluminio (per le lattine) e zucchero (per la fermentazione) stanno salendo.



Arrigo Sacchi, una figlia segreta
La paternità riconosciuta dai giudici. La donna incontrata allo stadio.

La figlia segreta di Arrigo Sacchi compirà cinque anni in estate e vive in provincia di Brescia. Di questo si sono convinti i giudici del Tribunale dei minori di Bologna (competente perché Sacchi risiede in Emilia Romagna), stabilendo che il padre di quella bambina è proprio l'ex allenatore del Milan e della nazionale italiana. La sentenza è passata in giudicato circa un anno fa e non è stata impugnata. Con questa notizia, anticipata ieri dai microfoni dell'emittente bresciana Teletutto, si chiude una diatriba durata circa tre anni. All'inizio, infatti, ci sarebbe stata una trattativa fra le parti. Secondo alcune fonti, Sacchi avrebbe anche pagato una somma di denaro alla donna che diceva di aver dato alla luce sua figlia. Poi però si è arrivati in Tribunale. I giudici si sono prima pronunciati sull'ammissibilità del ricorso e poi sul riconoscimento vero e proprio. Sacchi, sposato e padre di due figlie, non ha mai riconosciuto questa paternità e non si è presentato alle udienze. I magistrati, in base alle prove documentali raccolte, sono arrivati alla «dichiarazione giudiziale di paternità» e hanno deciso anche l'ammontare della retta per il mantenimento. Proprio su questo punto, a luglio davanti al Tribunale di Brescia, si celebrerà un'altra causa per gi aspetti economici legati al «pregresso ». All'epoca dei fatti, tra il 2002 e il 2003, Sacchi era responsabile dell'area tecnica del Parma. Incarico che di lì a poco avrebbe ricoperto anche in Spagna, per il Real Madrid. Ma mentre l'allenatore di Fusignano continuava a studiare e insegnare calcio, gli avvocati dello studio Mannatrizio di Brescia lavoravano per mettere insieme le prove che lo avrebbero inchiodato. «Siamo stati discreti per anni — dicono adesso i legali —. Abbiamo sempre sperato che lui facesse il padre». È stato proprio in uno stadio che Sacchi ha conosciuto la madre della sua terza figlia. Una giovane donna che attualmente non ha lavoro fisso e vive sola. «La bimba è serena — dice — ma fa domande sul padre che non ha mai voluto incontrarla». I suoi legali chiederanno che la bambina, oltre al nome del padre naturale, porti anche quello della madre: «L'ho cresciuta da sola, credo che sia giusto così».

Articoli tratti da Corriere.it

10 marzo 2008

Digestione problematica


Quando un "rutto" costa il rosso

Espulso per aver commentato "rumorosamente" una punizione assegnata dall'arbitro agli avversari. E' successo a uno juniores del Lavello (serie D).

Una protesta "pesante", a metà tra il dissenso nei confronti dell'arbitro e il sollievo di digerire un pranzo un po' sopra le righe. Un rutto. Rumoroso ed evidentemente irrispettoso nei confronti dell'arbitro. Ecco il motivo, originale e un po' comico, dell'espulsione di un giocatore del Lavello, formazione lucana iscritta al campionato "juniores nazionali", girone N, e sconfitta dal Campobasso (9-0) nella partita giocata sabato in Molise.
Al 36' del primo tempo, sul punteggio di 2-0, il fattaccio, riportato dal quotidiano Primo Piano: c'è una punizione per il Campobasso considerata "generosa" dal Lavello. Qualcuno protesta, qualcun altro allarga le braccia sconsolato. Uno, forse senza pensarci, fa partire un sonoro commento che non sfugge all'arbitro, il beneventano Mazzulla. Rosso diretto e Lavello in dieci, avviato verso il 9-0 e un pomeriggio difficile da digerire...

Articolo tratto da Gazzetta.it

05 settembre 2007

Il ritorno di Okocha!


Okocha va all'Hull City
"Mi ha guidato Dio"
Dopo aver lasciato il Bolton per il Qatar, il 34enne nigeriano torna in Inghilterra. Tenterà di portare in alto la squadra dello Yorkshire, che detiene un poco invidiabile record: Hull è il centro con più abitanti in Europa (250mila) a non aver mai disputato un campionato di prima divisione

La vicenda serve anche a smentire quelli che pensano che andare a giocare in Qatar significhi fine della carriera. Jay Jay Okocha avrebbe qualcosa da rispondere in merito. Il funambolo nigeriano, che fino all’anno scorso giocava appunto per deliziare gli sceicchi, torna in Inghilterra. Non più al Bolton, dove ha furoreggiato per quattro stagioni, ma all’Hull City, diciottesimo nella League Championship (l’equivalente della nostra B). Il motivo di questa scelta? Semplice. "E’ stato Dio a guidarmi", ha rivelato Jay Jay.
Okocha, cattolico, vestirà la maglia numero 44. "In Qatar mi annoiavo parecchio – ha spiegato il 34enne nigeriano -. Non c’è quasi nessuno a vedere le partite, l’atmosfera non mi piaceva. Anche in Nigeria mi spingevano a cambiare squadra. Così ho fatto. Dio mi ha indicato la strada giusta, e la fede per me viene prima di ogni altra cosa".
Il contratto che legherà Jay Jay alla squadra dello Yorkshire sarà di 10 mesi, con possibilità di proroga per un altro anno. Okocha, tuttavia, dovrà subito affrontare una situazione difficile. L’Hull attualmente è diciottesimo in classifica dopo 4 giornate, staccato di 6 punti dalla vetta. Nonostante un mercato piuttosto dispendioso (l’ultimo acquisto, Caleb Folan dal Wigan, peraltro già infortunato, è costato un milione di sterline), la promozione in Premiership sembra un miraggio. Hull, intesa come città, detiene un poco invidiabile record. E’ infatti il centro con più abitanti in Europa (250mila) a non aver mai raggiunto un campionato di Serie A. Ci proverà dunque Jay Jay Okocha a rompere il tabù. "Io sto bene, e voglio aiutare il club, che ha grandi ambizioni". Se persino il Signore si è scomodato, sarebbe strano il contrario.

Articolo tratto da Gazzetta.it

25 luglio 2007

Una "Gazza" sull'isola


Gascoigne, futuro da star
all'Isola dei Famosi inglese

Secondo il Daily Star, "Gazza" avrebbe risolto i suoi problemi di alcolismo e sarebbe in pole position per partecipare al reality "I’m a Celebrity (Get Me Out of There)". Se dovesse rifiutare, tra i candidati a sostituirlo c'è anche l'ex attaccante Stan Collymore

Paul Gascoigne potrebbe diventare una delle star di "I’m a Celebrity (Get Me Out of There)", una sorta di "Isola dei Famosi" inglese, dove al posto del mare c’è la giungla e un gruppo di persone variamente famose devono viverci in condizioni semi-proibitive. Lo sostiene il tabloid Daily Star. Quello dell’ex calciatore sarebbe il primo nome sulla lista delle "possibili celebrità" della 7ª edizione del reality, in onda in autunno. L’idea è dei due presentatori Ant and Dec (al secolo, Anthony McPartlin e Decan Donnelly), che starebbero spingendo Gazza ad accettare l’offerta (comprensiva di un rimborso spese di 25mila sterline – poco più di 37mila euro) che potrebbe rappresentare davvero un nuovo inizio per lui, dopo le recenti traversie, anche fisiche. Dal canto suo, l’ex stella del calcio inglese si è detta "molto tentata" dalla proposta, che sta prendendo "seriamente in considerazione".
"Ogni anno, la produzione prepara una lista di celebrità – ha spiegato una fonte del programma al tabloid – valutando quelli che potrebbero essere i concorrenti migliori. E Gascoigne è il primo dell’elenco. Lui sarebbe un concorrente fantastico per lo show di quest’anno e la sua eventuale partecipazione potrebbe dare nuovo slancio anche alla sua carriera e farlo tornare nel cuore della gente. Ant e Dec, che erano suoi fan scatenati ai tempi del Newcastle, impazzirebbero all’idea di vederlo nella giungla, a lottare insieme agli altri.
Comunque, visto che Gascoigne arriva da un momento personale molto difficile, dev’essere solo lui a decidere se se la sente di affrontare questa esperienza".
Lo scorso 28 maggio Gazza è stato operato d’urgenza per un’ulcera perforante e da allora sostiene di aver chiuso per sempre con la bottiglia. Stando al tabloid, nel caso in cui Gascoigne dovesse rifiutare, i produttori del reality avrebbero già pensato ad alcune possibili alternative, fra cui l’altro “bad boy” del calcio inglese Stan Collymore, famoso sul finire degli anni Novanta per la sua burrascosa relazione con Ulrika Jonsson, ex amante di Sven Goran Eriksson.

Articolo tratto da Gazzetta.it


Con tutta l'ammirazione che posso avere avuto per il giocatore, adesso posso dire che è proprio caduto in basso...per me è peggio ora all''isola rispetto all'alcoolizzato che è sempre stato!

10 luglio 2007

Il traduttore sensibile!


"Squadra di dilettanti" E l'interprete piange


Il c.t. del Giappone, il bosniaco Ivica Osim, ha insultato i suoi negli spogliatoi dopo il deludente pareggio contro il Qatar nella Coppa d'Asia. Parole troppo forti per il traduttore, che è scoppiato in lacrime

Fino ad oggi siamo stati abituati a vedere la figura dell'interprete come una persona fredda, impassibile. Nessuna concessione ad emozioni o a prese di posizione. Ebbene, il concetto va rivisto, almeno per una volta. E' successo in Vietnam, dove si stanno disputando alcune partite della Coppa d'Asia. In particolare, Giappone-Qatar. I nipponici, guidati dal bosniaco Ivica Osim, hanno vinto le ultime due edizioni del torneo. E il pareggino ottenuto ieri sera contro il Qatar non è piaciuto molto al commissario tecnico. In vantaggio con Takahara, i giapponesi si sono fatti raggiungere a due minuti dal 90' da Quintana. E Osim ha mostrato tutta la sua delusione negli spogliatoi. In lingua slava, è ovvio. Ma tanto c'era il traduttore...
Testimonianza di Shunsuke Nakamura, ex fantasista della Reggina, e ora stella del Celtic in Scozia. "Osim è impazzito", ha detto Nakamura. Ecco come: ha riempito di insulti i suoi giocatori con epiteti così pesanti che l'interprete, Zen (nomen omen) Chida, si è messo a piangere. Forse non ha resistito all'umiliazione dei suoi connazionali da parte del c.t. In questo modo Chida è riuscito a tradurre solo la metà delle parole di Osim. Succo del discorso: "Siete una squadraccia di dilettanti, eravamo tre categorie di peso superiori al Qatar, dovevamo vincere almeno 6-1 con tutte le occasioni che abbiamo avuto". Insomma, nella prossima partita contro gli Emirati Arabi il Giappone sarà costretto a vincere: più ancora che per la classifica, almeno per il povero Chida.

Articolo tratto da Gazzetta.it

04 luglio 2007

Homeless World Cup

Le strade del gol. Calci e riscatti

Senza dimora di 48 paesi, profughi palestinesi, disabili psichici di Milano. Storie di atleti speciali, con un sogno ai loro piedi


Il calcio dimostra che si può entrare al 90°. E vincere.
Ci sono persone che hanno dimostrato la volontà di riprendersi la propria esistenza giocando a pallone. Come i giocatori senza dimora della Homeless World Cup: dopo l'edizione del 2004 il 38% di loro ha trovato un lavoro. E una speranza nuova.

Non chiamatelo gioco. Il calcio è un inebriante rito collettivo fatto di passioni, furori, sogni di gloria e cocenti delusioni. Macchina da soldi per i detrattori, fabbrica di poesia per gli estimatori, sfruttando la sua capacità di catalizzare l'interesse del pubblico il football può diventare una formidabile occasione di riscatto per chi rischia di essere relegato sulla panchina della vita.
Come la portoghese Sara Coelho (nella foto a lato; ndr), che a Edimburgo ha disputato l'edizione 2005 della Coppa del mondo dei Senza dimora, vestendo i colori della nazionale.
Sofferente fin dall'infanzia di una malattia mentale, Sara ha alle spalle una storia familiare
travagliata che l'ha portata all'alcolismo, alla tossicodipendenza e all'abbandono della casa dei genitori, finendo sulla strada.
Alla Homeless World Cup ha giocato la sua prima partita di pallone in un contesto straordinario, che ha contribuito a dare una svolta alla sua vita: durante il torneo Sara ha aumentato la sua autostima e alla fine è tornata a casa dai genitori. Ora sta cercando di ricostruire i rapporti con la famiglia, segue con regolarità un percorso terapeutico e si è iscritta ad una scuola professionale, dove studia carpenteria e decorazione.
La sua storia è simile a quelle dell'afghano Moshen Soltani, del cinese Cheong Wa Chau, del sudafricano Nkosinathi Mkhonono e dei ragazzi "italiani" di Multietnica, la nazionale azzurra composta solo da immigrati, vincitrice delle ultime due edizioni della Homeless World Cup.
Per tutte queste persone il calcio ha rappresentato molto più di una semplice partita: il 90% dei 204 giocatori che hanno disputato l'edizione 2004 della Homeless World Cup a Göteborg ha dichiarato che la manifestazione ha avuto un impatto positivo sulla propria vita.
Dopo aver disputato il mondiale, il 38% dei senza dimora ha trovato un lavoro, il 46% ha migliorato la propria condizione abitativa, il 34% si è iscritto ad un corso di studi, il 27% è uscito dalla droga, il 72% ha continuato a giocare a calcio anche dopo la competizione e in 16 hanno addirittura avuto un contratto in club professionistici o semi-professionistici, come giocatori o membri dello staff tecnico. E poi dicono che il calcio è solo un gioco.

Articolo tratto da TerreDiMezzo.it

14 giugno 2007

Partita per il diritto a giocare


Morales gioca a calcio sulla neve contro la Fifa


Una partita di calcio a quota 6.542 metri per dimostrare che "si può giocare dove si vive". E' questa la risposta che il presidente del Bolivia Evo Morales ha dato alla decisione della Fifa di proibire le partite di calcio in stadi situati ad oltre 2500 metri di altezza. Per protesta, infatti, il presidente boliviano (qui nelle foto) avrebbe deciso di organizzare una partita di calcio sul ghiacciaio di Sajama, la montagna piu' alta della Bolivia che fa parte della 'cordillera' delle Ande. La Fifa avrebbe preso questo provvedimento perchè, a sua detta, le partite ad alta quota sono pericolose per la salute dei giocatori non abituati all'aria rarefatta delle Ande.

Articolo tratto da Repubblica.it


16 maggio 2007

Campioni brasiliani...


Traduzione
Titolo:"Il Brasile mette paura ai suoi avversari!"
Ronaldinho:"Siamo davvero così brutti?"
Roberto Carlos:"Certamente!"

18 aprile 2007

Ennesima magra figura del calcio italiano (e dell'Italia più in generale)


Euro 2012 a Polonia-Ucraina


Italia battuta nella corsa agli Europei 2012. L'Esecutivo dell'Uefa, riunitosi a Cardiff, ha infatti assegnato la competizione alla candidatura congiunta di Polonia e Ucraina, preferita a quelle di Italia e Croazia-Ungheria.
CRITERI - La scelta è stata fatta dopo un'analisi del rapporto di valutazione della Uefa, incentrato su criteri fondamentali per organizzare la fase finale di un Campionato Europeo: stadi, trasporti, infrastrutture, quadro giuridico, ricettività alberghiera e sicurezza. Il voto all'interno del Comitato Esecutivo è stato segreto. I rappresentanti di Italia e Ucraina, Franco Carraro e Grigoriy Surkis, non hanno avuto diritto di voto. Gli Europei Uefa in Polonia e Ucraina si giocheranno dal 7 al 29 giugno del 2008.
PLATINI - Prima di annunciare la sede degli Europei del 2012 il presidente dell'Uefa, Michel Platini, ha rivolto un pensiero a Maradona: "Un pensiero affettuoso a Diego Armando Maradona che sta attraversando un momento difficile, a nome di tutta la famiglia del calcio europeo. Coraggio, Diego!". Quindi Platini ha aperto la busta proclamando la sede scelta per Euro 2012.
MELANDRI IN LACRIME - Delegazione italiana sgom
enta di fronte alla bocciatura da parte dell'Uefa della candidatura a Euro 2012. Dopo l'annuncio da parte di Michel Platini che saranno Polonia e Ucraina a ospitare il torneo, nella sala della City Hall della città gallese il ministro dello sport, Giovanna Melandri, una delle sostenitrici più tenaci della candidatura italiana, non ha trattenuto le lacrime.
ZOFF - La prima reazione azzurra è quella di Dino Zoff, campione europeo a Italia '68: "Non me l’aspettavo, avevo parlato proprio ieri con Boniek che era molto scettico. Certo non abbiamo fatto molto per meritare l’assegnazione, visto tutto quello che è successo, comunque è una sconfitta, un colpo tremendo. Da loro sarà interessante, l’Europa si è aperta, mi va anche bene. Ma io sono rimasto male, ero tranquillo, abbiamo una tradizione: non so cosa abbiano portato, cosa abbiano fatto vedere oltre alle alleanze. Perché le alleanza a parole si sono dimostrate infondate, il voto è segreto. Questo ottimismo mi aveva contagiato, tutti dicevano che era fatta…. Probabilmente non abbiamo saputo chiarire le cose, anche quelle brutte. Il dossier è stato preparato forse frettolosamente, forse è lì che siamo mancati. Comunque, auguri a chi si è aggiudicato questa edizione: logisticamente non ci saranno problemi"
SURKIS - "Ora siamo davvero indipendenti, questa fiducia dell'Uefa ce lo conferma": sono le prime parole pronunciate da Grygory Surkis, rappresentante ucraino nell'Uefa, dopo l'assegnazione di Euro 2012 alla candidatura congiunta di Polonia e Ucraino. "Ci è stata concessa una straordinaria opportunità, ora dobbiamo dimostrare di averla meritata. Negli ultimi 3 anni abbiamo messo il cuore, abbiamo messo tutto l'impegno possibile per raggiungere questo obiettivo, è una nuova sfida che affronteremo con grande emozione".

Articolo tratto da Gazzetta.it


Inutile mettersi a piangere cara "ministra" Melandri, il calcio italiano raccoglie quello che ha seminato: violenza, stadi fatiscenti, perdita di potere politico e di immagine grazie a "calciopoli" e porcherie varie...Platini sarà sì legato all'Italia ma non è del tutto stupido (e non prende certe decisioni da solo)

17 ottobre 2006

Cech operato: carriera a rischio

"Non m’importa del calcio, non m’importa del Barcellona. Ci sono altre cose molto più importanti: come la salute dei miei giocatori". José Mourinho ha avuto paura, come tutti quelli del Chelsea, sabato a Reading. "La salute di Petr Cech e Carlo Cudicini è più importante del Barcellona e del calcio". Come tutti quelli del Chelsea, come gli altri che hanno visto in diretta gli scontri raggelanti che hanno tramortito i due portieri del Chelsea, Mourinho ha temuto la tragedia. Dopo 16 secondi appena l’arrembaggio di Stephen Hunt su Cech. A tempo già scaduto l’assalto in volo di Ibrahima Sonko a Cudicini.

ANGOSCIA - Soccorsi affannosi, rianimazione sul campo, maschere a ossigeno, minuti interminabili d’angoscia, le barelle, le ambulanze. Cech e Cudicini all’ospedale Royal Berkshire di Reading. Cudicini riacquista piena conoscenza, Cech continua a soffrire, con tutti i sintomi del trauma cranico grave che hanno spaventato quelli del Chelsea. Cudicini si riprende presto, e viene dimesso a tarda sera. Cech peggiora: il ginocchio di Hunt gli ha sfondato il cranio, sopra la tempia destra. Una frattura depressa che richiede l’intervento d’urgenza. Il Royal Berkshire non è attrezzato per l’alta neurochirurgia. Cech viene trasferito a Oxford, al Radcliffe Infirmary, e operato poco prima della mezzanotte.
RISCHIO CARRIERA - Va tutto bene, ma l’infortunio è di quelli che fanno temere per la carriera del fuoriclasse ceco. Dopodomani il Chelsea dovrà affrontare il Barcellona in Champions, a Stamford Bridge, ma dirigenti e staff tecnico pensano solo a Cech. Mourinho e i suoi sanno che ha seriamente rischiato di morire. E sono furibondi con Hunt, l’irlandese che non ha fatto nulla, fino all’ultimo, per evitare l’impatto con la testa di Cech.

VERGOGNA - "E’ una vergogna - protesta Mourinho -. Un contrasto bruttissimo. Per giunta Hunt è tornato al centro del campo sghignazzando davanti a noi, senza la minima preoccupazione per quel che stava succedendo. Incredibile. I giocatori dovrebbero avere rispetto per colleghi. Cech è vivo per miracolo, Hunt è fuori con la testa. La federazione ha il dovere di intervenire a punire il suo comportamento". A fine partita Mourinho ha definito invece accidentale lo scontro tra Sonko e Cudicini.

BLACK OUT - Cudicini, ha rivelato il medico del Chelsea, era svenuto ricadendo violentemente a terra. Gli si era rovesciata in gola la lingua, e solo in ospedale ha ripreso piena conoscenza. "Ha avuto un periodo di black out - conferma Fabio Cudicini, la leggenda milanista che ieri ha raggiunto il figlio a Londra -. Ma si è ripreso bene, le sue condizioni sono buone, tutto sembra essere a posto. Non avverte particolari fastidi, salvo qualche dolore al torace, dov’è stato colpito".

IRRESPONSABILI - "Ho visto la diretta tv a Milano - racconta il "ragno nero" -. Sono stati due scontri all’insegna dell’irruenza scomposta, che ha caratterizzato la partita del Reading. Due contrasti irresponsabili. Hunt non ha mai avuto l’idea di saltare Cech, Sonko s’è scagliato contro Carlo, e in entrambi i casi il pallone era già lontano". Il Chelsea rivela un altro particolare inquietante: l'arbitro Riley non solo non ha immediatamente fermato il gioco per Cech, ma addirittura lo avrebbe invitato ad uscire dal campo trascinandosi sulle braccia. Ma Cech stava troppo male per dargli retta. "Tanta superficialità da parte di un direttore di gara è incredibile - commenta Fabio Cudicini -. Lo sanno tutti, ormai, che non si può scherzare con gli infortuni alla testa". Già questa mattina, rivela Cudicini senior, Carlo andrà al centro tecnico del Chelsea, a Cobham, per nuovi controlli medici. "Si sente bene, ha una gran voglia di ricominciare subito, ma con questo tipo di infortuni bisogna essere estremamente prudenti". I medici del Chelsea concordano: Cudicini non può in alcun modo essere utilizzato contro il Barcellona. Ma non appena avrà l’o.k. tornerà titolare. Per forza di cose.

Articolo tratto da www.gazzetta.it

Ma si può fare certe cose (se volete qui trovate il video dello scontro http://www.youtube.com/watch?v=jtE6K2a_akM) quando si prendono milioni di sterline all'anno per giocare?! Li manderei a giocare tutti all'oratorio (con tutto il rispetto per chi ci gioca...ho sempre giocato anch'io), forse imparerebbero qual'è il vero spirito del calcio: divertirsi!!!