"Il lavoro minorile è una brutta piaga...ma anche i maggiorenni che non fanno un cazzo!"
07 luglio 2008
Oltre alle gambe c'è di più...
La calda estate di Green nelle baraccopoli del Kenya
Il video è da pugno nello stomaco e mostra un ragazzo biondo in bermuda e maglietta rossa che cammina per le luride stradine di un villaggio africano. Dappertutto, cumuli di immondizia e il fantasma dell’Aids che sembra accompagnarlo ad ogni passo. Il visitatore è Robert Green, che di mestiere fa il portiere del West Ham a 2 milioni di sterline l’anno (2,5 milioni di euro) e che, al contrario dei colleghi della Premier League che in questi giorni si stanno crogiolando al sole in qualche località esclusiva, per le sue vacanze ha optato per una destinazione decisamente meno glamour ma non meno sconvolgente, ovvero le baraccopoli del Kenya. Lì, infatti, Green ha trascorso tre settimane a lavorare come volontario per raccogliere fondi per l’AMREF (“The African Medical and Reserach Foundation”) e, prima di tornare a Londra per dare inizio alla nuova stagione con gli Hammers, il giocatore ha affidato al “Sun” il racconto dei suoi 21 giorni in mezzo all’inferno. “La prossima volta che mi lamenterò perché devo stare in un hotel a cinque stelle prima di una partita, penserò alla gente che vive qui. Le loro storie mi hanno colpito davvero moltissimo, ho visto una famiglia di sei persone vivere in una baracca più piccola della mia cucina, ho assistito a scene di violenza e miseria. Noi giocatori viviamo in una bolla, per carità la nostra è una vita meravigliosa, ma io voglio rapportarmi anche con il resto del mondo. Non mi ricordo quello che ho fatto l’anno scorso in vacanza, ma di sicuro questo viaggio lo ricorderò per sempre”. E le immagini parlano chiaro: a Kibera, la seconda baraccopoli più grande dell’Africa, la gente muore di tubercolosi e Aids praticamente ogni giorno. “Non è Saint Tropez, questo è poco ma sicuro – ha proseguito Green – e la prima cosa che ho avvertito quando sono sceso dalla jeep è stato il fetore, causato da un miscuglio di plastica bruciata, legno arso e rifiuti umani. Un odore nauseabondo che mi è rimasto appiccicato addosso ai vestiti per giorni interi”. Il portiere ha fatto anche l’arbitro in una partita di calcio fra i piccoli di Kibera, che si sono presentati davanti alla celebrità in visita sfoggiando orgogliosi le magliette del Manchester United, dell’Arsenal e dell’Inghilterra, perché qui, fra questi vicoli maleodoranti, dopo la religione, l’ossessione vera si chiama Premier League. “Non condanno il mondo del calcio – ha concluso Green – perché è la mia vita da 20 anni e adoro quello che faccio. Ma d’ora in avanti, quando qualcuno mi chiederà che cosa ho fatto della mia vita, potrò dire di aver visto un altro aspetto dell’Africa”.
2 commenti:
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Katon, Goukakyu no jutsu.
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