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Indifferenza
Kenya, Human rights watch: occidente responsabileLe
violenze che hanno messo in ginocchio il Kenya dopo le elezioni del 27 dicembre scorso sono anche colpa dei leader mondiali che hanno preferito chiudere gli occhi su decenni di corruzione, malversazioni, impunità ed cattiva gestione della cosa pubblica che hanno caratterizzato la vita del Paese. È quanto sostiene in un dossier Human Rights Watch. Nel dossier di 80 pagine si sottolinea anche che il nuovo governo di unità nazionale per riguadagnare la fiducia della popolazione dovrà perseguire in giudizio quanti sono stati dietro l'esplosione delle violenze. Gli scontri a fine anno furono innescati dalla proclamazione della vittoria nelle presidenziali di Mwai Kibaki, ritenuta fraudolenta sia dall'opposizione che dalla maggioranza degli osservatori internazionali. Da allora, in Kenya si sono contati circa 1.500 morti e 600.000 sfollati, tra esplosioni di ferocia senza fine: perfino una cinquantina di persone, tra loro donne e bambini, arse vive in una chiesa, altri episodi analoghi in piccole case. In particolare, inoltre, ci fu una straordinaria ripresa dei conflitti interetnici, rimasti peraltro sempre sottotraccia dall'indipendenza ('63), ma la
cui squassante esplosione è stata, nell'occasione, secondo Hrw, «orchestrata da leader politici ed uomini d'affari locali». Una forte pressione internazionale, ed una lunga mediazione condotta dall'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan ha portato infine -il 28 febbraio- ad un'intesa che prevede un governo di grande coalizione con poteri bilanciati, e la creazione della figura del primo ministro (finora non esisteva, la Repubblica era squisitamente presidenziale) dotato di ampi poteri, ruolo che sarà assegnato al leader dell'opposizione Raila Odinga. Ma l'intesa deve ancora essere operativamente perfezionata (e non manca chi rema contro), mentre le violenze continuano.Articolo tratto da Korogocho.orgE' tornata la stagione delle piogge"...E'
finalmente tornata la stagione delle piogge qui nella nostra Ol Moran. Mentre scrivo la pioggia batte fitta sul tetto della casa: è il primo vero acquazzone dopo parecchi mesi di caldo torrido, di sole cocente e di siccità. Finalmente! Per una persona che è abituata al clima della nostra pianura Padana una pioggia non vuol dire molto, ma dopo aver vissuto qualche mese qui ad Ol Moran ci si rende conto di quanto questo possa significare! Si sentiva proprio la mancanza di un bel po' di pioggia. Stagione delle piogge significa cambiamento, benedizione; porta con sè i vantaggi del rifiorire della natura, dei campi appena seminati (siamo pur sempre in campagna!) e la speranza di poter avere un buon raccolto. Ma porta con sè anche qualche svantaggio: proprio stasera a cena discorrevamo con don Giacomo e don Giovanni su come diventerà di nuovo difficile percorrere con la macchina queste strade fangose con il costante rischio di rimanere impantanati, e per la nostra gente significa una temperatura e un'umidità -alla quale non sono poi così abituati- da sopportare dentro le loro capanne di legno. Questo cambiamento che accade tutti gli anni si svolge però quest'anno in uno scenario di una terra che forse invece ha cambiato un po' la sua fisionomia. I recenti disordini a livello politico hanno innegabilmente influito negativamente sulla società e sull'economia di questo paese. Ma la gente, vera vittima di questa situazione, ne ha pagato seriamente le conseguenze e purtroppo molti di loro le stanno ancora pagando. La situazione sembra essersi risolta; come ci riferite anche voi dall'Italia anche i media italiani non ne parlano più. Ma non dimentichiamoci che i tanti campi sfollati allestiti dalle varie organizzazioni umanitarie internazionali continuano ad ospitare tantissime persone in condizioni non sempre troppo facili. Per queste persone la partita non è chiusa, sta solo cominciando un lungo e lento cammino che speriamo possa portarli a ricostruirsi una vita, una famiglia (perchè molti di loro l'hanno persa), una casa, un lavoro, ...Rimangono inoltre le ferite negli animi, molto più difficili da superare. Ora c'è ancora più bisogno di parole e azioni che portino alla riconciliazione e alla pace..."Lettera tratta dal BlogDegliAmiciDiOlMoran
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