Che fine ha fatto Monica
Siamo andati a ritrovare la ex stagista e gli altri protagonisti dello scandalo che divise l'America.
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In un decennio Monica e l’America sono cambiate. Lei non cerca più le luci della ribalta dal 2004, quando pubblicò l’autobiografia La mia vita. E Barbara Hutson, il suo press agent, non cerca più i media per reclamizzarne le iniziative (fallite in maggioranza), ma protegge la sua riservatezza. Gli americani, sebbene sempre spaccati sullo scandalo, non la considerano più una peccatrice, ma incominciano a vedere in lei una vittima. Mentre i Clinton haters, gli odiatori di Clinton, continuano a farla oggetto di barzellette oscene, personalità come la giornalista Barbara Walters e l’attrice Whoopy Goldberg la difendono pubblicamente. Quando possono, glissano pure gli stessi repubblicani, bruciati dai recenti Sexgate dei loro parlamentari.
Lo scandalo fu epocale. A cavallo del 1998, Monica, una stagista di 24 anni della Casa Bianca, iniziò una boccaccesca love story con il presidente Clinton. Il Drudgereport, un giornale on-line, la denunciò e il procuratore speciale Kenneth Starr, un repubblicano che indagava su presunti scandali della first lady Hillary, aprì un’inchiesta. Monica ingenuamente si confidò con la falsa amica, Linda Tripp, che consegnò al procuratore oltre 20 ore di conversazioni telefoniche. Interrogato, Clinton negò di aver fatto sesso con la stagista, ma Monica confessò per evitare il carcere. In un rapporto di 445 pagine al

Senza rendersene conto, Monica Lewinsky aveva provocato una crisi costituzionale, 25 anni dopo le dimissioni del presidente repubblicano Richard Nixon per il Watergate. Il Paese, traumatizzato, non perdonò Clinton (il suo vicepresidente Al Gore pagò per lui due anni dopo perdendo le elezioni) ma formò quadrato attorno a Hillary, la «leonessa» tradita che sfoderò gli artigli in difesa del marito. La stagista divenne il simbolo del male.
Senonché oggi, l’America sembra riabilitarla. Ha scritto Richard Cohen, columinist del Washington Post: «Il suo fu un errore di gioventù. Lo ha scontato. Merita di rifarsi una vita e di essere lasciata in pace».
Il mutamento di umore del Paese è dovuto all’esemplare condotta di Monica Lewinsky negli ultimi tre anni. tesi, “Alla ricerca della giuria imparziale: riflessioni sulle conseguenze della pubblicità prima del processo”, è stata un grido di dolore. «L’abbiamo sacrificata sull’altare del maschilismo», ha protestato Cohen. «Un uomo non passa alla storia per una trasgressione sessuale». E

Per qualche mese Monica ha cercato un impiego a Londra, poi è ritornata in America. La scorsa estate, era residente a Portland nell’Oregon, alla cui università si era laureata la prima volta nel ’95, l’anno che entrò alla Casa Bianca. Marjorie Skinner, una disegnatrice, l’ha avvistata a Genes, un noto ristorante, e allo Urban grind bar. «Era con un gruppo di vecchi amici dell’università, l’ho trovata simpatica, disinvolta e in forma, una bella donna». Secondo il quotidiano locale, Monica, che a luglio ha compiuto 34 anni, abita in un condominio del Pearl district, il migliore rione cittadino, e lavora al marketing della rivista Mercury Monthly. Barbara Hutson, la sua press agent, rifiuta di svelare se abbia un compagno o un fidanzato.
Nell’autobiografia La mia vita, l’ex stagista ebbe parole amare per il presidente Clinton: «Quante menzogne, quante ferite», le sue ultime dichiarazioni pubbliche. Monica voleva lasciarsi il Sexgate alle spalle assieme ai fiaschi successivi: le

Al contrario

Come per Matt Drudge, padre del Drudgereport, nel ‘98 un foglio elettronico semisconosciuto della destra, oggi un punto di riferimento indispensabile per tutti i media. Vive di «soffiate» dei repubblicani, e nel tentativo di neutralizzarlo i democratici gli hanno contrapposto lo Huffington Report di Arianna Huffington, l’ex vestale greca dei conservatori, oggi una liberal estremamente combattiva. Drudge lo ha preso come la conferma che a soli 45 anni è un gran sacerdote della politica statunitense. Dopo aver quasi distrutto Bill Clinton, adesso Matt sembra propenso a risparmiare Hillary: tra il cronista d’assalto e la ex first lady, anzi, ci sarebbe un certo feeling. Forse l’indiscreto Matt crede che Hillary sarà eletta presidente e lei pensa che avrà bisogno di lui.
Articolo tratto da Corriere.it
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