08 novembre 2007

Il padrino IV - V - VI...


Nelle carte del boss la mappa di Cosa Nostra. C'è anche il decalogo del "buon mafioso".

L'erede di Provenzano annotava nomi e cognomi degli imprenditori ricattati. Nel manuale del "perfetto uomo d'onore" le regole a cui devono attenersi gli affiliati alle cosche.

C'è la "mappa" aggiornata di tutti i mandamenti mafiosi fra le carte sequestrate a Salvatore Lo Piccolo. Nomi e cognomi degli affiliati al clan: tra loro incensurati dal volto pulito che erano al soldo dell'erede di Bernardo Provenzano arrestato lunedì mattina insieme al figlio e a due fiancheggiatori. Tutto è annotato nei "pizzini" di Lo Piccolo. Accanto al nome dell'imprenditore o del commerciante tagliaggiato, la cifra estorta, dai 500 euro al mese chiesti ai negozianti, ai 10.000 pretesi dalle imprese edili.
Nei duecento "pizzini" conservati nella borsa di pelle del boss è disegnata la rete dei ricatti e delle relazioni. In alcuni biglietti i mafiosi facevano pure riferimento alla necessità della "raccomandazione" di qualche politico locale, per sveltire le solite lentezze della burocrazia.
E poi c'è il manuale del "perfetto uomo d'onore" tra le carte del boss. Un decalogo nel quale Lo Piccolo aveva annotato con pignoleria tutte le regole alle quali si devono attenere gli affiliati alle cosche.
La "mappa" aggiornata di tutti i mandamenti mafiosi contiene alcune sorprese. Ad esempio lo "storico" mandamento di San Lorenzo, un tempo guidato da Don Saro Riccobono, di cui Totuccio Lo Piccolo era guardaspalle, adesso ha assunto la denominazione legata alla borgata di Tommaso Natale, il rione a due passi dallo Zen, regno incontrastato dalla famiglia Lo Piccolo.
"Sono informazioni preziosissime", assicurano gli inquirenti. "Il materiale sequestrato durante il blitz, consentirà importanti sviluppi nelle indagini in corso e per i prossimi anni". Il riferimento è ad alcuni omicidi avvenuti recentemente a Palermo e in provincia. In particolare, gli agguati a Nicola Ingarao, boss ucciso a Palermo il 13 giugno scorso, e ad Antonino Giambrone, il gommista indagato per mafia assassinato appena dieci giorni fa a Borgetto poco dopo essere rientrato dagli Usa. Si starebbe analizzando anche il fascicolo relativo alla scomparsa dell'anziano boss Bartolomeo Spatola, del quale non si hanno notizie dal settembre del 2006 e che si ritiene vittima della lupara bianca.
La polizia è tornata a Giardinello per scavare attorno alla villetta e all'edificio dove Lo Piccolo ha soggiornato durante la latitanza. Sono state già sequestrate otto pistole, a tamburo e semiautomatiche, che presto saranno sottoposte ad accertamenti balistici per verificare se siano state utilizzate per qualcuno dei recenti omicidi di mafia nel Palermitano.



IL DECALOGO DEL PERFETTO MAFIOSO

Il decalogo del "perfetto mafioso", ritrovato tra i documenti sequestrati al boss Salvatore Lo Piccolo, è scritto a macchina in caratteri tutti maiuscoli e ha addirittura un titolo che ricorda la Costituzione: "Diritti e doveri". Seguono i dieci comandamenti che il soldato di Cosa nostra non può mai trasgredire.
Il primo comandamento recita testualmente: "Non ci si può presentare da soli ad un altro amico nostro, se non è un terzo a farlo".
Il secondo:"Non si guardano mogli di amici nostri".
Il terzo: "Non si fanno comparati con gli sbirri".
Quarto comandamento: "Non si frequentano né taverne e né circoli".
Quinto: "Si ha il dovere in qualsiasi momento di essere disponibile a cosa nostra. Anche se c'è la moglie che sta per partorire".
Sesto: "Si rispettano in maniera categorica gli appuntamenti".
Settimo: "Si deve portare rispetto alla moglie".
Ottavo: "Quando si è chiamati a sapere qualcosa si dovrà dire la verità".
Nono: "Non ci si può appropriare di soldi che sono di altri e di altre famiglie".
Il decimo comandamento è il più articolato e fornisce indicazioni precise sulle affiliazioni, ovvero su "chi non può entrare a far parte di cosa nostra". L'organizzazione pone un veto su "chi ha un parente stretto nelle varie forze dell'ordine", su "chi ha tradimenti sentimentali in famiglia", e infine su "chi ha un comportamento pessimo e che non tiene ai valori morali".
Con i fogli del decalogo, gli investigatori hanno sequestrato un'immaginetta sacra con la formula rituale di affiliazione: "Giuro di essere fedele a cosa nostra. Se dovessi tradire le mie carni devono bruciare come brucia questa immagine".

Articolo tratto da Repubblica.it

Come "fomentare" lo stereotipo de "Il Padrino"

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