23 novembre 2006

Una tragedia annunciata

Uccide il figlio e si ammazza
Lo trascina in acqua sotto gli occhi delle sorelline

Adel, cinque anni, si fidava di quel padre grande e severo. Gli voleva bene. È stato tradito: svegliato nel cuore della notte, preso dal suo lettino, portato in auto e legato con il nastro da pacco, imbavagliato. Ha avuto paura, Adel. Piangeva ma nessuno poteva sentirlo con quello scotch che gli tappava la bocca.
Con lui su quell'auto, lanciata a folle velocità sulla statale della Valsugana, c'erano anche le sue sorelle maggiori. Le bambine si sono salvate dalla follia del padre, il piccolo Adel no: gettato nel lago e tenuto con la testa sott'acqua, come un gattino appena nato, dall'uomo che fino a qualche ora prima si era preso amorevolmente cura di lui. Il cuore di Adel ha cessato di battere all'alba di ieri al pronto soccorso dell'ospedale di Trento; pochi minuti dopo è spirato anche suo padre, Achour Belgacem. Follia, follia pura nella mente dell'uomo, algerino d'origine ma da vent'anni in Italia. Stava separandosi dalla moglie, ospite di una struttura protetta, temeva di perdere i figli. E ieri si sarebbe dovuto presentare in Tribunale per la decisione sull'affidamento. Aveva paura di non vederli più. Ha voluto cancellare la propria vita, fallita, prendendo con sé i bambini, uccidendo il più piccolo di loro, il maschietto della famiglia. Ma non avrebbe risparmiato nemmeno le sue bambine, di 10 e 12 anni: con quell'auto, sparata a velocità sostenuta, alle quattro del mattino, voleva finire nel lago, annegare tutti insieme. Ha pure tentato di far saltare in aria il condominio in cui abita, a Castelnuovo in Valsugana, appiccando il fuoco a quattro bombole del gas: un miracolo, nell'irrazionalità di quelle lunghe ore, c'è stato e le fiamme si sono spente per la mancanza di ossigeno. Una lunga notte di follia, dunque, conclusa con l'uccisione del figlio ed il suo suicidio. Achour Belgacem, 48 anni, era arrivato in Italia più di vent'anni fa. Era sposato con una connazionale di dodici anni più giovane, insieme hanno cresciuto tre figli, tutti nati a Borgo, due bambine di 10 e 12 anni ed il più piccolo, Adel di 5. Un passato violento, anche a causa dall'abuso di alcol, aveva rovinato il rapporto con la moglie e gli aveva fatto perdere il lavoro. Numerosi sono stati negli ultimi anni gli interventi delle forze dell'ordine nella casa dell'uomo: era la donna a chiamare, a chiedere aiuto per quel marito violento che scaricava su di lei, con parolacce e percosse, le frustrazioni della sua vita. Tanto che Fatma Zohra Ham, 36 anni, non ce l'ha fatta più a sopportare quell'inferno e se ne è andata, prima con i figli, poi da sola. Era in corso una causa di separazione e l'affidamento dei bambini era diventato per l'uomo un'ossessione. Se ne stava occupando lui dei figli, nell'ultimo periodo: la madre era fuggita in Algeria ed al ritorno aveva trovato sistemazione alla Casa della Giovane. Achour Belgacem temeva di perdere i bambini, l'unico pensiero a lui rimasto dopo essere rimasto senza un lavoro, senza alcuna occupazione. Nel cuore della notte, poche ore prima dell'appuntamento in Tribunale a Trento, la mente dell'uomo si è annebbiata. Ha svegliato i figli, li ha fatti vestire. Era buio e freddo a Castelnuovo, quando l'auto è partita. Prima, sotto gli occhi delle bimbe è sceso nello scantinato della palazzina Itea di via Maccani dove abita, ha sistemato alcuni stracci intrisi di liquido infiammabile sopra quattro bombole del gas da 15 chili e ha dato fuoco. Poi è fuggito sull'auto, sistemando il piccolo Adel, legato ed imbavagliato, accanto al posto guida, le figlie sui sedili posteriori della sua vecchia Audi. Voleva far saltare in aria la palazzina, ma un primo miracolo è avvenuto: le fiamme si sono spente per la mancanza di ossigeno nel locale. Poi un secondo miracolo, in una notte drammatica: lo schianto terribile, l'auto che si incendia, le due bambine che escono illese dalla vettura, salvandosi, attirando l'attenzione di un automobilista che ha dato l'allarme. Erano le 4.30 quando l'Audi ha centrato la rete ed il cancello della villetta estiva della famiglia Belli lungo il lago, nel territorio comunale di Caldonazzo, a poche decine di metri dalla località Terrazze di Tenna. Repentinamente, l'uomo ha sterzato il volante, invaso la corsia opposta di marcia credendo di finire dritto dritto nel lago. Ma la corsa dell'Audi è terminata contro un albero, divelto, e dal motore sono partite le fiamme. Le bambine, nonostante le shock, si sono portate in salvo. Il padre ha tolto dalle fiamme il piccolo Adel, lo ha preso fra le sue braccia. Non è stato un gesto d'amore: lo stringeva a sé ma lo ha portato verso la morte, con un tuffo nell'acqua fredda del lago. Non sono bastati i soccorsi tempestivi delle ambulanze del 118, del medico, dei vigili del fuoco permanenti e volontari, dei carabinieri della Compagnia di Borgo e del Nucleo operativo provinciale. Per più di un'ora il rianimatore ha tentato di far ripartire il cuore del bimbo. Adel è morto in ospedale per le ferite e per il freddo: sul corpicino aveva i segni del nastro adesivo con cui era stato imbavagliato ed immobilizzato.

Articolo tratto da L'Adige.it

Ma com'è stato possibile che i servizi sociali abbiano messo al sicuro la mamma e abbiano lasciato i figli alla mercè di un uomo del genere?! Bisogna seguire i regolamenti, dei pericoli che i bambini possono correre, per rispettare le regole, ci si preoccupa solo dopo che succede l'irreparabile!!!

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