10 novembre 2006

I Repubblicani perdono le elezioni di metà mandato in U.S.A.: che gli Americani si siano accorti delle cavolate fatte da Bush?!

WASHINGTON - «Dobbiamo lavorare assieme per i prossimi due anni». Il presidente americano, George W. Bush, ammette di essere «deluso» per la sconfitta elettorale dei repubblicani, riconosce di avere una parte di responsabilità e tende la mano ai democratici dopo il risultato delle elezioni di medio termine. «Per loro è stata una bella notte. Adesso bisogna superare le differenze per aiutare l'America a risolvere i suoi problemi. Gli americani vogliono che i partiti lavorino assieme per affrontare le sfide del futuro. Possiamo lanciare una nuova era di cooperazione».
«NUOVA DIREZIONE» - «Gli elettori vogliono che ci muoviamo in una nuova direzione - ha affermato Bush durante una conferenza stampa alla Casa Bianca - e credo che si debba rispettare la loro volontà. Sono ovviamente dispiaciuto ma ora occorre lavorare di comune accordo per guidare il Paese». La nuova direzione riguarda anche l'Iraq. «Parleremo con i nuovi deputati e senatori e ascolteremo le loro idee - ha detto Bush - e la prossima settimana conosceremo i risultati del gruppo di studio guidato dall'ex segretario di Stato, James Baker».
LA QUESTIONE IRACHENA - «Sono cambiate molte cose con queste elezioni - ha ammesso Bush - ma non cambiano le mie responsabilità principali: proteggere gli Usa dai pericoli». A proposito delle dimissioni di Donald Rumsfeld, Bush ha detto che la decisione era stata stata presa prima delle elezioni: «Ne parlavamo già da tempo. Non ho voluto annunciarla prima per non iniettare insicurezza negli ultimi giorni della campagna elettorale. Ma avevo già parlato con Rumsfeld della necessità di avere nuove prospettive sulla missione irachena. E anche lui era d'accordo. Insieme, ieri (martedì, ndr), abbiamo deciso che era giunto il momento di accettare le sue dimissioni». «Sono certo che Robert Gates (ex direttore della Cia, ndr) sarà in grado di offrire queste nuove prospettive - ha detto ancora il presidente - grazie alla sua esperienza manageriale. Restiamo impegnati per la vittoria. La sconfitta in Iraq non è un'opzione. Le nostre truppe torneranno a casa solo quando la vittoria in Iraq sarà completa. Quando il lavoro sarà finito». Il presidente ammette però che «c'è bisogno di qualche aggiustamento nella tattica. Anche Rumsfeld ha capito che l'Iraq non è una questione che si sta risolvendo in modo sufficientemente positivo e veloce. Insieme abbiamo valutato la situazione e abbiamo concordato il nuovo leader al Pentagono». Poi il presidente lancia un messaggio ai nemici dell'America: «Non dovete essere contenti di questa sconfitta. Noi andremo avanti».

Articolo tratto da Repubblica.it

Che sia la volta buona che gli Stati Uniti la smettano di pensare di essere i padroni del Mondo?
Che finalmente abbiano capito (dopo essersi resi conto di essere finiti in un nuovo Vietnam!) che la storia di esportare la democrazia in Iraq era solo una scusa per avere nuove riserve di petrolio a portata di mano?
Mah...

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