Notizie dall'AssociazioneSaintMartin di Nyahururu, Kenya.
"Molti
"Mi chiamo Cher, sono una giovane donna di 24 anni e sono kalenjin. Sono cresciuta in mezzo a gente kikuyu e i miei amici d'infanzia sono tutti kikuyu. Abbiamo giocato e siamo andati a scuola assieme. Anche adesso la maggioranza dei miei amici sono Kikuyu.Nonostante questo i miei genitori mi hanno sempre raccomandato di stare attenta ai kikuyu perché anche quando sembrano persone per bene, sono i nostri peggiori nemici. E così, sono cresciuta con la mentalità che questi miei compagni di vita in realtà sono i miei nemici. Ricordo la rabbia del mio papà quando mio fratello iniziò a frequentare una ragazza kikuyu. Diceva che le donne kikuyu uccidono i loro mariti e che non avrebbe permesso in nessun modo che entrasse un nemico in casa. Mio fratello fu costretto a lasciare la sua fidanzata. Ricordo anche il giorno in cui tornai a casa da scuola assieme a due ragazze kikuyu mie compagne di classe. La scuola chiudeva un paio di giorni e loro abitavano lontano e non avevano il tempo per tornare alle loro case. Furono giorni molto belli. Quando tornammo a scuola, le mie amiche mi confidarono i timori che avevano prima di venire a casa mia. Dissero che i loro genitori le avevano messe in guardia molte volte di tenersi alla larga dalle case dei kalenjin perché sono persone pericolose e pronte ad uccidere. Io non ho avuto il coraggio di dire loro che i miei genitori dicevano le stesse cose dei kikuyu. Riconosco nel mio cuore un odio profondo contro i kikuyu per tutto quello che sta succedendo in Kenya. Ne chiedo davvero perdono. In realtà i kikuyu non mi hanno fatto mai nulla di male, ma sento di aver ereditato questo odio dalla mia famiglia. Forse
Questa lettera di Cher racconta quello che è nascosto nei cuori, quello che non si vede. Quello che invece si vede è una guerra tra fratelli che è iniziata a Kisumo e a Eldoret dove i Luo e i Kalenjin hanno reagito ai risultati elettorali cacciando dalle loro città i Kikuyu. La rabbia e il risentimento covati per molti anni sono emersi in un desiderio di rivalsa che poi è degenerato in una violenza cieca e distruttiva: case, attività commerciali e auto dati alle fiamme, violenze sessuali, omicidi. I kikuyu sono fuggiti dando vita al più triste esodo della storia di questo paese e trovando rifugio prevalentemente nella città di Nakuru. Da qui moltissimi sono partiti per trovare ospitalità nei nostri altopiani. Abbiamo cercato di mobilitare le nostre comunità per provvedere ai bisogni di migliaia di rifugiati. Il Saint Martin si è fatto carico anche di mettere a disposizione personale preparato all’ascolto delle persone che avessero subito traumi gravi.
E così si è aperto l’inferno della vendetta tra i kikuyu rimasti a Nakuru. Giovedì 24 gennaio, poche ore dopo la stretta di mano tra Kibaki e Raila in presenza di Kofi Annan, tre kalinjin sono stati uccisi a Nakuru. Immediata la risposta della comunità Kalenjin che ha incendiato decine di case Kikuyu, i quali a loro volta hanno iniziato a bruciare le case e le attività commerciali degli avversari. Mentre aumentava il numero dei morti da entrambi gli schieramenti, le ritorsioni si inasprivano tra i kikuyu: venivano puniti anche i kikuyu stessi che in qualche modo avessero aiutato i “nemici” a fuggire oppure offerto loro ospitalità. I kikuyu delle vicine città di Naivasha, Gilgil, Subukia, non hanno tardato a seguire il triste esempio di Nakuru. L’ondata di violenza è arrivata anche nei nostri altopiani. Domenica 28 gennaio ci sono stati degli scontri nella nostra città, che hanno seminato paura e terrore. Due perso
Don Gabriele Pipinato, presidente dell'AssociazioneSaintMartin
Immagini tratte da InsightKenya
1 commento:
Grazie per lo spunto di riflessione.
Ci risulta così facile non pensare a quanto succede nel mondo solo perchè lontano dalla nostra vita quotidiana.
Elisa
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