AMEDEO GUILLET
Amedeo Guillet detto Comandante Diavolo è un militare e diplomatico italiano.
Nato a Piacenza nel 1909 da una nobile famiglia piemontese, diplomatosi all'Accademia Militare di Modena nel 1930 inizia la sua carriera come ufficiale di cavalleria nel Regio Esercito Italiano che lo porta a combattere nella Guerra civile spagnola, in Libia e nell'Africa Orientale Italiana. Dopo l'8 Settembre resta fedele al Re e viene distaccato al Servizio Informazioni Militari. Al termine delle ostilità intraprende la carriera diplomatica sino al suo ritiro nel 1975.
STORIA MILITARE
Nel 1935 partecipa con un gruppo di cavalieri libici, gli spahis, alla conquista dell'Etiopia.

Nel 1938, promosso tenente dei "Cavalieri del Monferrato" è inviato nel Corno d'Africa dove partecipa alle prime azioni del XIV gruppo in Amhara.
Nel 1939 si trova nella regione di Dougur Dubà per combattere per conto del governo coloniale italiano la guerriglia che imperversava in quella regione. Raggiunta la postazione cerca di forzare il nemico ad uno scontro in campo aperto. In una occasione, durante una carica, il suo cavallo viene colpito ed ucciso. Immediatamente Guillet ordina al suo attendente di dargliene un altro. Quando anche questo viene colpito, trovandosi appiedato, si mette ai comandi di una mitragliatrice e spara agli ultimi ribelli rimasti sul campo di battaglia. Per questa azione di "eroismo a di sprezzo del pericolo" gli viene conferita la Medaglia d'Argento al Valor Militare dalle autorità italiane e nominato "Comandante Diavolo" dai soldati indigeni. Nel 1940 gli viene assegnato l'incarico di formare il "Gruppo Bande a Cavallo dell'Amhara" composto da circa 1500 soldati.
Formato da ascari eritrei. Si distinse per il modo gentile (per l'epoca) con cui venivano trattate le popolazioni locali e la fedeltà dei soldati al proprio comandante.
COMANDANTE DIAVOLO
Alla fine del 1940 la situazione per le truppe italiane era assai difficile a causa dell'isolamento dalla madrepatria.

RITORNO IN ITALIA
Dopo numerose avventure, fra le quali l'aver lavorato come venditore d'acqua in un mercato eritreo di Massaua e l'aver rischiato di morire nel deserto, finalmente Guillet riesce a raggiungere lo Yemen dove, dopo essere inizialmente imprigionato come sospetta spia inglese, diventa poi istruttore delle guardie a cavallo dell'Imam. Poco prima dell'Armistizio nonostante l'opposizione della famiglia reale yemenita si imbarca in incognito su una nave della croce rossa che reimpatria i civili italiani. Appena arrivato in Italia, il 3 settembre 1943, domanda denaro, uomini ed armi per continuare la battaglia nel Corno d'Africa contro gli Alleati. Ma i tempi sono cambiati, promosso Maggiore per meriti di guerra è assegnato al Servizio Informazioni Militari ed impiegato in missioni ad alto rischio nell'Italia occupata. Durante una di queste si occupa anche di salvare l'archivio dell'Africa Italiana.
Per una di queste azioni gli viene conferita l'onorificienza di cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia.
DOPO GUERRA
Alla fine delle ostilità e dopo la sconfitta della monarchia e la vittoria della Repubblica nel Referendum del 1946, Guillet esprime ad Umberto II la volontà di lasciare l'Italia. Ma il re lo persuade a continuare a servire il proprio paese, qualunque governo fosse in carica. Amedeo Guillet entra allora nel corpo diplomatico e rappresenta l'Italia in Egitto, Yemen, Giordania, Marocco sino a raggiungere il grado di ambasciatore in India, carica che manterrà sino al suo ritiro nel 1975. Il 4 novembre del 2000 il presidente Carlo Azeglio Ciampi nomina Amedeo Guillet Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Militare d'Italia.
Biografia tratta da Wikipedia.it
Che storia, sembra un romanzo!
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