Congo, ancora scontri.
Dall'Onu appello alla pace
«La situazione

A lanciare l'ennesimo allarme sulla crisi in Congo è stato il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, durante il summit internazionale tenutosi venerdì a Nairobi.
Al termine dei lavori, i capi di Stato hanno rivolto un appello per un «cessate il fuoco immediato» e la creazione di un corridoio umanitario per assistere la popolazione civile. A margine della conferenza, alla quale hanno partecipato anche i presidenti della Repubblica congolese, Joseph Kabila, e del Ruanda, Paul Kagame, i rappresentati degli Stati africani hanno dichiarato di essere disponibili a inviare forze di peacekeeper, e hanno chiesto all'Onu di rendere più forte il mandato dei caschi blu che operano già nella regione, rifornendoli di risorse adeguate. Immediata è stata la risposta delle milizie ribelli del Congresso Nazionale del Popolo, che hanno definito il vertice «un'altra riunione inutile».
Una

E a Goma, dove non si ferma l'esodo di migliaia di profughi, in fuga dalla scia di sangue provocata da ribelli e miliziani, la condizione dei rifugiati, in emergenza alimentare e sanitaria, è sempre più disperata. Secondo l'Onu, che ha inviato nel Kivu un'equipe di ispettori per indagare sulla violazione dei diritti umani e sul massacro di 20 persone da parte dei ribelli congolesi, gli sfollati nei campi di profughi a nord di Goma sarebbero almeno 65 mila, e altre migliaia starebbero per arrivare. L'unica notizia positiva arriva dal ministero degli Esteri

Scheen sarebbe in salvo e nelle mani della Monuc, la missione di caschi blu delle Nazioni Unite. Articolo tratto da L'Unità.it
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