08 novembre 2008

Un'altra guerra senza fine


Congo, ancora scontri.
Dall'Onu appello alla pace


«La situazione nell'est del Repubblica congolese è drammatica, occorre un'immediata applicazione tutti gli accordi già firmati per garantire una pace e una stabilità durevoli nella regione».
A lanciare l'ennesimo allarme sulla crisi in Congo è stato il segretario delle Nazioni Unite, Ban
Ki-Moon, durante il summit internazionale tenutosi venerdì a Nairobi.
Al termine dei lavori, i capi di Stato hanno rivolto un appello per un «cessate il fuoco immediato» e la creazione di un corridoio umanitario per assistere la popolazione civile. A margine della conferenza, alla quale hanno partecipato anche i presidenti della Repubblica congolese, Joseph Kabila, e del Ruanda, Paul Kagame, i rappresentati degli Stati africani hanno dichiarato di essere disponib
ili a inviare forze di peacekeeper, e hanno chiesto all'Onu di rendere più forte il mandato dei caschi blu che operano già nella regione, rifornendoli di risorse adeguate. Immediata è stata la risposta delle milizie ribelli del Congresso Nazionale del Popolo, che hanno definito il vertice «un'altra riunione inutile».
Una
dichiarazione che rispecchia la chiusura di ogni fronte diplomatico e la drammaticità di un conflitto che rischia di estendersi a tutta la regione dei Grandi laghi africani. Intanto, nell'epicentro della guerra civile, la provincia settentrionale del Kivu, sono ripresi gli scontri fra i ribelli guidati da Laurent Nkunda e i Mai-Mai, i miliziani filo-governativi congolesi fiancheggiati adesso dalle truppe dell'Esercito angolano. Nella città di Kibati, a una decina di chilometri da Goma, capoluogo del Kivu, i combattimenti tra i fronti opposti hanno seminato il panico fra i rifugiati di un campo profughi, in attesa di ricevere cibo dal Pam, il Programma alimentare mondiale dell'Onu.
E a Goma, dove non si ferma l'esodo di migliaia di profughi, in fuga dalla scia di sangue provocata da ribelli e miliziani, la condizione dei rifugiati, in emergenza alimentare e sanitaria, è sempre più disperata. Secondo l'Onu, che ha inviato nel Kivu un'equipe di ispettori per indagare sulla violazione dei diritti umani e sul massacro di 20 persone da parte dei ribelli congolesi, gli sfo
llati nei campi di profughi a nord di Goma sarebbero almeno 65 mila, e altre migliaia starebbero per arrivare. L'unica notizia positiva arriva dal ministero degli Esteri tedesco, e riguarda Thomas Scheen, il giornalista belga corrispondente del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung rapito martedì scorso nei territori a nord-est del Congo durante un combattimento tra miliziani e ribelli.
Scheen sarebbe in salvo e nelle mani della Monuc, la missione di caschi blu delle Nazioni Unite.

Articolo tratto da L'Unità.it

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