Ecco la risposta degli americani all'Lhc del Cern europeo
La posta in gioco:

Gli strumenti, per questa gara tra scienziati: da un lato il grande Lhc del Cern europeo, appena messo in funzione, e dall'altro un minuscolo apparato che i suoi concorrenti Usa del Fermilab stanno costruendo. Una macchina puntata su una delle più misteriose e anomale particelle del nostro universo: il neutrino.
E' competizione, come è sempre stata tra la scuola europea e americana dei fisici. I primi, e da vent'anni, hanno puntato sul più grande anello di accelerazione e collisione possibile. E, dopo due decenni di progetti, prototipi, prove, hanno effettivamente messo a punto il massimo "frantumatore" di materia elementare mai realizzato. Una macchina di 27 chilometri di circonferenza, l'Lhc del Cern, in grado di esplodere un protone (contro altri protoni) per capire che cosa c'è dentro. E così trovare la chiave della gravità (il bosone di Higgs), e forse anche della supersimmetria, ovvero di quelle particelle-ombra che, alcuni teorizzano, potrebbero essere il trait d'union tra l'universo percepibile ai nostri sensi e un universo in realtà più vasto, multidimensionale, o persino (per alcuni) multiuniverso.
E quindi, forse, anche di capire, per questa via, che cosa sia questa materia oscura che circonda molte galassie, e soprattutto l'energia oscura che, con la prima, fa ben il 90% del creato, secondo le ultime scoperte dell'astrofisica.
La posta in gioco è quindi questa. Cambiare il paradigma scientifico tutto intero, arrivare a una nuova visione della materia e dell'energia.
Gli americani del Fermilab sono espliciti sulla ricerca nella multidimensionalità. Hanno dovuto abbandonare, anni fa, la strada dei super-acceleratori tipo Lhc (collaborano all'esperimento Cern, ma un po' defilati) però, a soli due giorni dall'accensione dell'anello di Ginevra, hanno annunciato qualcosa di altrettanto interessante.
Il loro punto di partenza è una particella misteriosa, anomala, una sorta di pecorella nera della fisica: il neutrino.
Piccolissimo, quasi invisibile (fino a pochi decenni fa) capace di attraversare la terra e la materia come se fosse una mongolfiera, il neutrino riserva, secondo i fisici del Fermilab, numerose sorprese.
Come quella dell'anno scorso, verificatasi nel MiniBooNe del Fermilab. Un laboratorio che studia queste particelle, emesse dal loro acceleratore (il Tevatron, molto più piccolo dell'Lhc).
Ebbene, spiega Scienfic American, i ricercatori Usa, dopo aver osservato e misurato i neutrini di provenienti dalle collisioni del

Un mistero, e di conseguenza un'ipotesi: che un quarto tipo di neutrino, a noi invisibile, venga immesso e rimbalzi, di continuo, in e da una misteriosa extra-dimensione. Un neutrino "inerte", capace di cambiare "flavour" ad ogni mutazione extra-dimensionale.
Sarebbe in tal caso la dimostrazione, se provata, della predizione della teoria delle super-stringhe che appunto cerca di unificare le leggi gravitazionali con la meccanica quantistica attraverso l'apporto di super-dimensioni. Da due a sedici, secondo le varie speculazioni degli ultimi vent'anni.
Oppure, dove stanno convergendo le ipotesi, la prova di un universo "doppio". Con un nucleo quadridimensionale (a noi percepibile) racchiuso in una nuvola di almeno dieci dimensioni. E il neutrino, senza carica ma con una piccola massa, autonomo dalla materia atomica, sarebbe appunto il tramite, il messaggero capace di viaggiare da una dimensione all'altra, e di mutarsi nel percorso.
Nel 2005 un gruppo di scienziati (Pas, Pakvasa, Weiler) predissero così queste mutazioni di "gusti", effettivamente rilevate l'anno scorso al Fermilab.
Oggi i fisici del MiniBooNe vogliono vederci chiaro. E hanno ideato un rivelatore per neutrini fatto di un grande contenitore criogenico (170 tonnellate di argon liquido) in cui i neutrini lasciano una traccia elettricamente visibile (uno simile è in funzione nel laboratorio del Gran Sasso dell'Infn in Italia, sotto diversi chilometri di roccia).
Questo

Se, infatti, darà indizi sul mistero dei neutrini, con soli 15 milioni di dollari (contro 6 miliardi di euro dell'Lhc) avrà spalancato una porta scientifica epocale. Dimostrando che le grandi collisioni dell'Lhc (che punta, in fondo, sullo stesso obbiettivo ma via semplice frantumazione dei protoni) potrebbero non essere la sola pista di ricerca. E nessuno, oggi, può dire quale approccio si rivelerà il più produttivo di risultati.
Articolo tratto da IlSole24Ore.com