11 gennaio 2008

Per "sdrammatizzare" un po'...


Kenya, malocchio contro i saccheggi

«Riportate ciò che avete rubato o avrete intestino e vie urinarie bloccati e non potrete andare più al gabinetto»

Crisi politica a Nairobi, catastrofe umanitaria nel nord-ovest del Kenya, risvolto comico a Mombasa. Anche nell’importante città portuale a grande maggioranza musulmana, nei giorni scorsi ci sono stati scontri tra polizia e manifestanti, con ovvio contorno di saccheggi, negozi bruciati e qualche barricata. L’occasione fa l’uomo ladro e così persone normalmente perbene e irreprensibili, nel caos provocato dai lacrimogeni e dagli idranti della polizia che disperdevano le proteste, sono entrati nel magazzino di un commerciante di legnami e materiali da costruzioni a Mwandoni, un centro abitato accanto a Kisauni, villaggio pochi chilometri a nord di Mombasa e hanno portato via tutto ciò che hanno trovato. La perdita per il proprietario è stata di migliaia di euro, così venerdì della scorsa settimana l’uomo ha chiesto l’aiuto dei mullah che durante la preghiera, minacciando di far ricorso all’halbadiri, hanno avvisato i fedeli: «Riportate tutto ciò che avete rubato, altrimenti la maledizione divina vi colpirà con una morte orribile e spietata. Avrete intestino e vie urinarie bloccati – hanno spiegato ai fedeli i depositari dei segreti del malocchio islamico – e non potrete andare più al gabinetto».
Terrorizzati dall’anatema, che immediatamente è stato diffuso con il passaparola in tutta Mombasa, prontamente e quatti quatti i «ladri per caso» hanno riportato quasi tutto il materiale sottratto nel magazzino: tavole di legno, sacchi di cemento, utensili. Ma non solo. La minaccia ha atterrito anche chi aveva saccheggiato altri negozi, ristoranti e case private. Così la processione di gente che riportava indietro letti, tavoli, materassi, sedie, divani e poltrone è continuata per diversi giorni e ieri – secondo alcuni testimoni citati dai canali televisioni kenioti – non era ancora finita.

«Dico la verità – ha spiegato davanti alle telecamere una donna convinta –. Conosco gente che non fa più pipì e non riesce ad andare di corpo da parecchi giorni». La restituzione – come ha raccontato il quotidiano The Nation, che per primo ha riportato la storia - è avvenuta per lo più di sera quando con il buio i pentiti avevano maggiori possibilità di non essere riconosciuti. «Ma anche per non farci ridere dietro – ha confessato un giovane ventenne John Josh, dopo aver ammesso di aver rubato venti tavole di impalcatura -. Quando la gente ci ha visto riportare la refurtiva si è sbellicata dal ridere». «Un ladro che aveva rubato un televisore a Magongo è stato trovato morto tra i suoi escrementi», ha aggiunto con grande sicurezza Josh che, come altri, ha noleggiato un carretto per riportare indietro la roba rubata.
Ai ladri è stato dato un ultimatum di sette giorni per restituire quanto rubato. Secondo Sylvester Wainaina, uno dei commessi dei magazzino di legnami, molta gente si è data appuntamento attorno all’entrata del deposito per deridere i ladri mancati che entrano dal cancello carichi all’impossibile. Qualcuno si è vestito da fantasma per aumentare il terrore di chi crede che Allah possa fulminarlo per aver rubato e perdonarlo per aver restituito.
Le violenze sono scoppiate in alcune città del Kenya all’indomani della proclamazione dei risultati per l’elezione del presidente della Repubblica, il 30 dicembre. Emilio Mwai Kibaki è stato riconfermato per il secondo mandato. Raila Amolo Odinga, il candidato dell’opposizione, e il suoi sostenitori, sostengono che il voto è stato viziato da frodi e imbrogli e la loro tesi è stata avallata dagli osservatori dell’Unione Europea e dai diplomatici occidentali. Il Paese, investito da una crisi senza precedenti, ha conosciuto massacri etnici nelle regioni del nord-ovest: i morti sono un migliaio e gli sfollati 250 mila. L’economia è rimasta bloccata per diversi giorni e una delle risorse fondamentali del Kenya, il turismo, è in gravissima crisi. La perdita si valuta in un miliardo di euro al giorno.

La mediazione tra i due contendenti è stata affidata a John Kufour, presidente del Ghana e dell’Unione Africana. Una mediazione fallita ieri quando Kufour è tornato a casa: «Aveva proposto un documento comune che, tra l’altro, prevedeva una commissione indipendente per investigare sulle elezioni, ma Kibaki non l’ha firmata», hanno affermato i sostenitori di Odinga. «Il processo negoziale è stato sabotato dall’opposizione», hanno ribadito dall’ufficio di Kibaki. Kufour, lasciando Nairobi, ha invece detto: «Proverà a negoziare una commissione di saggi guidata da Kofi Annan». Le prossime ore saranno fondamentali per il futuro di questo Paese. Molti credono che la crisi sarà superata facilmente, ma altri non sono così ottimisti.

Articolo tratto da Corriere.it



Reportage fotografico








Immagini tratte da InsightKenya

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